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Infortuni sul lavoro: ancora una vittima dell'eccessiva confidenza?
Sembrava un compito banale come molti altri che aveva affrontato nella sua trentennale vita di lavoro nei cantieri edili, eppure l'infortunio si è verificato lo stesso.
E' accaduto ad un operaio, dipendente da 17 anni di una impresa di Rovereto, in Alto Adige, durante dei lavori di demolizione di un muro. Sembra che l'operaio abbia iniziato a demolire il muro partendo dal basso, causandone quindi il crollo che lo ha ucciso.
Le indagini del magistrato faranno ora luce sulle cause all'origine dell'infortunio. In particolare si dovrà stabilire per quale motivo l'operaio abbia effettuato una operazione così a rischio ma soprattutto si dovrà stabilire se tutte le procedure di sicurezza siano state applicate e se i responsabili della sicurezza abbiano vigilato correttamente sull'operato dell'uomo.
Il magistrato sta infatti valutando l'ipotesi anche della ''colpa in vigilantia'' a carico del coordinatore dell'esecuzione sul cantiere. Si deve infatti accertare se l'uomo era stato informato dei rischi che comportava l'incarico che gli era stato affidato e se disponeva di tutte le capacità per eseguirlo.
Rimane comunque probabile l'ipotesi che si sia trattata di una imprudente sottovalutazione dei rischi nell'eseguire un compito considerato semplice. Anche trent'anni di esperienza non servono se non si pone una continua attenzione a tutti i possibili pericoli che può comportare l'esecuzione di un lavoro.
E' accaduto ad un operaio, dipendente da 17 anni di una impresa di Rovereto, in Alto Adige, durante dei lavori di demolizione di un muro. Sembra che l'operaio abbia iniziato a demolire il muro partendo dal basso, causandone quindi il crollo che lo ha ucciso.
Le indagini del magistrato faranno ora luce sulle cause all'origine dell'infortunio. In particolare si dovrà stabilire per quale motivo l'operaio abbia effettuato una operazione così a rischio ma soprattutto si dovrà stabilire se tutte le procedure di sicurezza siano state applicate e se i responsabili della sicurezza abbiano vigilato correttamente sull'operato dell'uomo.
Il magistrato sta infatti valutando l'ipotesi anche della ''colpa in vigilantia'' a carico del coordinatore dell'esecuzione sul cantiere. Si deve infatti accertare se l'uomo era stato informato dei rischi che comportava l'incarico che gli era stato affidato e se disponeva di tutte le capacità per eseguirlo.
Rimane comunque probabile l'ipotesi che si sia trattata di una imprudente sottovalutazione dei rischi nell'eseguire un compito considerato semplice. Anche trent'anni di esperienza non servono se non si pone una continua attenzione a tutti i possibili pericoli che può comportare l'esecuzione di un lavoro.
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