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DPI per la testa: elmetto di protezione e copricapo antiurto
Roma, 18 Dic – L’Allegato VIII del D. Lgs. 81/2008 riporta un elenco indicativo e non esauriente di Dispositivi di Protezione Individuali (DPI) e in relazione alla protezione del capo indica che i lavoratori esposti a specifici pericoli di offesa al capo per caduta di materiali dall’alto o per contatti con elementi comunque pericolosi devono essere provvisti di copricapo appropriato. Parimenti devono essere provvisti di adatti copricapo i lavoratori che devono permanere, senza altra protezione, sotto l’azione prolungata dei raggi del sole.
Per cercare di conoscere meglio la normativa e le tipologie dei dispositivi di protezione della testa, con particolare riferimento agli elmetti di protezione, facciamo riferimento al progetto multimediale Impresa Sicura - elaborato da EBER, EBAM, Regione Marche, Regione Emilia-Romagna e Inail - che è stato validato dalla Commissione Consultiva Permanente per la salute e la sicurezza come buona prassi nella seduta del 27 novembre 2013. Progetto che ha prodotto negli anni non solo diversi materiali relativi alla prevenzione in vari comparti lavorativi (metalmeccanica, cantieristica navale, lavorazione del legno, calzature, ...), ma anche una raccolta dettagliata di informazioni sui Dispositivi di Protezione Individuale nel documento “ ImpresaSicura_DPI”.
Riguardo alla protezione del capo le norme tecniche definiscono l’elmetto di protezione per l’industria come un ‘copricapo il cui scopo primario è quello di proteggere la parte superiore della testa dell’utilizzatore contro lesioni che possono essere provocate da oggetti in caduta’ (UNI EN 397). Mentre il copricapo antiurto per l’industria è invece destinato a ‘proteggere la testa dell’utilizzatore dalle lesioni causate da un urto della testa contro oggetti duri e immobili’ (UNI EN 812).
Vi sono poi altri dispositivi di protezione del capo come:
- l’elmo per vigili del fuoco: un copricapo destinato a ‘garantire la protezione della testa dell’utilizzatore dai pericoli che potrebbero insorgere durante le operazioni condotte dai vigili del fuoco’ (UNI EN 443);
- dispositivi di protezione del capo “utilizzati per le discipline sportive e per le attività di tempo libero definiti da altre norme specifiche” (ad esempio caschi per sport aerei, per sci alpino, per ciclisti, ....)
Riguardo alla scelta degli elmetti di protezione chiaramente il primo dovere del datore di lavoro è “l’esecuzione di specifica valutazione, allo scopo di definire chiaramente la fonte e la natura di tutti i potenziali rischi. Una volta identificati i rischi, il requisito successivo è considerare e mettere in pratica tutte quelle misure fattibili per l’eliminazione o la riduzione del rischio alla fonte”. Per proteggere il capo “se il rischio non può essere eliminato o ridotto ad un livello tale da non provocare lesioni, il ricorso ad un elmetto di protezione è inevitabile ed è necessario avviare la procedura di selezione”.
Nel documento, che vi invitiamo a leggere integralmente o a visualizzare nel progetto multimediale, è presente un “diagramma di flusso per la selezione dell’elmetto di protezione”.
Una volta individuato il DPI devono essere “determinati i requisiti di prestazione che devono essere riportati nella nota informativa del fabbricante. Nell’ambito degli elmetti di protezione esistono una serie di prescrizioni che portano ad altrettanti requisiti di prestazione obbligatori. Al loro interno questi requisiti sono suddivisibili in funzione del loro livello di prestazione”.
Il documento riporta diverse tabelle con i requisiti e le norme di prestazione secondo le norme tecniche in vigore.
Ci soffermiamo ora su alcune caratteristiche di elmetti e copricapi antiurto.
L’elmetto di protezione per l’industria “deve comprendere almeno una calotta e una bordatura. I materiali utilizzati devono essere di qualità durevole, ossia le loro caratteristiche non devono subire alterazioni apprezzabili per effetto dell’invecchiamento o modo di impiego ai quali l’elmetto è normalmente soggetto (esposizione al sole, alla pioggia, al freddo, alla polvere, a vibrazioni, contatto con la pelle, col sudore o con prodotti applicati sulla pelle e sui capelli)”.
La calotta – che “dovrebbe coprire la parte superiore della testa e scendere almeno fino al livello del bordo superiore della fascia sulla parte frontale dell’elmetto” - dovrebbe avere “una resistenza la più uniforme possibile e non dovrebbe essere rinforzata maggiormente in alcun punto”.
Il documento riporta anche informazioni sulla possibilità di eventuali aumenti dello spessore della calotta, sul comfort dei lavoratori (è ad esempio raccomandata l’aggiunta di una fascia antisudore) e altri dettagli.
Il copricapo antiurto per l’industria deve essere “dotato di mezzi in grado di assorbire l’energia di un impatto”. E anche in questo caso i materiali utilizzati dovrebbero essere di qualità durevole.
Il copricapo antiurto dovrebbe essere “progettato in modo da permettere la massima regolazione della bardatura nella calotta al fine di ottimizzare il comfort dell’utilizzatore. Qualsiasi dispositivo applicato al copricapo antiurto dovrebbe essere progettato in modo da non causare lesioni al portatore in caso di incidente. In particolare, all’interno del copricapo antiurto non ci dovrebbero essere sporgenze metalliche o rigide tali da poter causare lesioni. Nessuna parte del copricapo antiurto dovrebbe avere spigoli vivi sporgenti. Quando la bardatura è fissata alla calotta mediante cuciture, queste dovrebbero essere protette contro l’abrasione”.
In relazione ai fattori di rischio per il capo il documento ricorda che la testa è esposta a “danni derivanti da rischi, che possono insorgere nelle applicazioni professionali, quali rischi di natura meccanica, termica, elettrica, chimica” e non è improbabile “la circostanza in cui si riscontri la contemporanea presenza di due o più rischi”.
Ad esempio riguardo ai rischi di natura meccanica e termica il danno al lavoratore “può essere provocato dalla proiezione di frammenti o detriti, dalla caduta di gravi, dalla penetrazione di corpi taglienti o appuntiti, dalla collisione con oggetti statici nonché con spruzzi di materiale fuso. Un’altra fonte di rischio è costituita dalla presenza di fiamma che può portare ad ustioni o a condizioni di lavoro con alte temperature”.
Per i rischi di natura elettrica il danno può essere provocato invece da “accidentali contatti con elementi in tensione sia fissi sia in movimento, quale, per esempio, un cavo elettrico tranciato”, mentre per i rischi di natura chimica il danno “può essere provocato da possibili spruzzi o colate che possono investire l’utilizzatore e possono essere correlati con il rischio di natura termica nel caso di spruzzi di liquidi ad elevata o bassa temperatura”.
Dopo aver ricordato che il documento si sofferma sulle marcature, richieste dalle norme tecniche per l’ elmetto di protezione e per il copricapo antiurto, concludiamo questa breve presentazione dei DPI per la protezione della testa soffermandoci su due altri dispositivi:
- cuffia: “è un copricapo destinato a racchiudere i capelli sia per motivi di protezione (attività comportanti il transito presso organi in rotazione presentanti pericoli di impigliamento dei capelli, o presso fiamme o materiali incandescenti) sia per motivi igienici (ambito alimentare). Tali cuffie di protezione devono essere facilmente indossabili, leggere, resistenti, lavabili (o monouso) e racchiudere i capelli in modo completo”;
- cappuccio: “è un dispositivo di protezione individuale costituito da materiale flessibile che copre la testa, il collo ed a volte anche le spalle dal rischio della saldatura (UNI EN 11611), dal calore e/o dalla fiamma (UNI EN 11612) e dal rischio chimico (equipaggiamento tipo 3 e tipo 4), con visiera integrata (UNI 14605)”.
Segnaliamo infine che nel documento è presente un elenco delle norme UNI EN relativo ai dispositivi di protezione della testa per l’attività lavorativa, per le discipline sportive e per le attività di tempo libero.
Ente Bilaterale Emilia Romagna, Ente Bilaterale Artigianato Marche, Regione Marche, Regione Emilia-Romagna, Inail, “ ImpresaSicura_DPI”, documento inserito nel progetto “ImpresaSicura”, validato come buona prassi nella seduta del 27 novembre 2013 (formato PDF, 25.38 MB).
Il sito “ Impresa Sicura”: l’accesso via internet è gratuito e avviene tramite una registrazione al sito.
RTM
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