Trasporti a misura di donna
“Prospettive al femminile: esigenze e rischi nel lavoro in movimento” è il titolo del convegno che si è svolto lo scorso 18 gennaio presso l’Istituto Italiano di Medicina Sociale di Roma e organizzato dall’Unione Generale del Lavoro.
I temi trattati hanno riguardato la figura professionale del conducente di linea e del personale viaggiante dei mezzi di trasporto urbani, in relazione alle condizioni lavorative e al problema dei rischi per la salute. Particolare attenzione è stata rivolta alle lavoratrici che, in un contesto ancora prevalentemente maschile, presentano esigenze e problematiche diverse rispetto a quelle dei colleghi uomini.
Intervenuto al convegno, il Direttore Generale dell’IIMS, ha sottolineato che “è necessario spostare l’asse della ricerca da un assetto tipicamente medico, che lega i fattori di rischio per la salute delle donne con le vicende riproduttive ed ormonali, ad un assetto che tenga maggiormente conto delle problematiche che la donna spesso riscontra, legate all’organizzazione del lavoro. Occorre concentrarsi su fattori di rischio di tipo psicosociale, come ad esempio lo stress. A tale proposito, un’indagine dell’Eurostat, se da un lato evidenzia una sostanziale omogeneità fra uomini e donne sui fattori di rischio in ambito lavorativo, dall’altro lato rileva una sostanziale differenza nel caso dei fattori di rischio legati allo stress. Infatti, le donne con problemi di salute legati allo stress costituiscono il 17% contro il 12,6% degli uomini. L’attività di prevenzione deve quindi non solo tenere conto di problemi a livello fisico, come quelli cardiovascolari, muscolari, ecc., ma anche, appunto, di problematiche che riguardano i modelli organizzativi del lavoro, l’ambiente nel quale si opera e i fattori psicosociali che influenzano il benessere del lavoratore”.
Figà Talamanca, Prof. Ordinario di Igiene Industriale dell’Università La Sapienza di Roma, ha evidenziato la scarsità di ricerche e studi, a livello europeo e italiano, sulla salute dei lavoratori nel campo dei trasporti urbani e come quelle che esistono si concentrino esclusivamente sugli uomini, dato che si tratta di un settore dove le donne sono poco presenti. “Nel nostro paese – ha ricordato - l’ISTAT svolge ogni tre anni uno studio sulle condizioni delle diverse categorie di lavoratori e nello specifico sono interessanti i dati sui conduttori di mezzi di trasporto. Questi risultano più soggetti a malattie cardiovascolari, sono più obesi, più stressati, più a rischio di infortuni mortali e di inabilità permanente. Sulle donne che lavorano nel settore dei trasporti invece non esistono studi”.
L’Avv. Anna De Cesare ha ribadito la generale difficoltà nel trovare una corrispondenza tra malattia contratta e professione svolta. Proprio a causa di questa difficoltà le malattie dei conducenti di mezzi di trasporto non sono inserite nelle tabelle delle malattie professionali. Inoltre, essendo l’autobus non un luogo di lavoro, ma un mezzo di trasporto, l’onere di dimostrare il rapporto di causa effetto tra malattia e professione svolta grava interamente sul conducente. In tale situazione, emerge la necessità di un coinvolgimento del sindacato per realizzare proposte che si traducano in un intervento normativo finalizzato a tutelare la salute di questa categoria di lavoratori.
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