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Nel tessile le donne si infortunano meno degli uomini
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Le donne del settore tessile si infortunano meno rispetto ai colleghi maschi. Il dato emerge dall’analisi dell’andamento infortunistico realizzata recentemente dal periodico "Dati Inail".
L’indice di frequenza infortunistica femminile rilevato è infatti circa pari ad un terzo di quello maschile (17,9 per 1000 addetti INAIL contro 52,6).
Considerando il settore tessile e abbigliamento nel complesso, le ultime tre rilevazioni annuali dell’Istituto hanno evidenziato un progressivo calo degli infortuni, tuttavia i casi mortali, dopo essere passati da 18 a 10 tra il 2001 e il 2002, hanno subito un incremento nel 2003, facendo registrare 14 casi.
La differenza dal punto di vista dell’andamento infortunistico evidenziata tra donne e uomini impegnati nel settore tessile non è solo numerica, ma riguarda anche le modalità di accadimento. Ciò dipende dalle diverse mansioni prevalentemente affidate ai due sessi. “Mentre oltre il 60% delle donne infortunate risulta addetto a lavorazioni tipiche del settore (si tratta di tessitrici, filatrici, cucitrici, sarte, confezionatrici, maglieriste e stiratrici) gli uomini sono, per oltre la metà, tessitori, filatori, tintori e sarti ma anche, magazzinieri, meccanici e autisti, elementi cioè addetti, in misura non marginale, a lavori complementari ma ad elevato rischio.”
Quella del tessitore risulta essere la mansione più a rischio: il 25% degli uomini infortunati e il 17,9% delle donne infortunate del settore svolgono infatti questa attività.
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Le donne del settore tessile si infortunano meno rispetto ai colleghi maschi. Il dato emerge dall’analisi dell’andamento infortunistico realizzata recentemente dal periodico "Dati Inail".
L’indice di frequenza infortunistica femminile rilevato è infatti circa pari ad un terzo di quello maschile (17,9 per 1000 addetti INAIL contro 52,6).
Considerando il settore tessile e abbigliamento nel complesso, le ultime tre rilevazioni annuali dell’Istituto hanno evidenziato un progressivo calo degli infortuni, tuttavia i casi mortali, dopo essere passati da 18 a 10 tra il 2001 e il 2002, hanno subito un incremento nel 2003, facendo registrare 14 casi.
La differenza dal punto di vista dell’andamento infortunistico evidenziata tra donne e uomini impegnati nel settore tessile non è solo numerica, ma riguarda anche le modalità di accadimento. Ciò dipende dalle diverse mansioni prevalentemente affidate ai due sessi. “Mentre oltre il 60% delle donne infortunate risulta addetto a lavorazioni tipiche del settore (si tratta di tessitrici, filatrici, cucitrici, sarte, confezionatrici, maglieriste e stiratrici) gli uomini sono, per oltre la metà, tessitori, filatori, tintori e sarti ma anche, magazzinieri, meccanici e autisti, elementi cioè addetti, in misura non marginale, a lavori complementari ma ad elevato rischio.”
Quella del tessitore risulta essere la mansione più a rischio: il 25% degli uomini infortunati e il 17,9% delle donne infortunate del settore svolgono infatti questa attività.
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