La medicina e i medici competenti sono consapevoli che le donne possono essere affette da patologie a causa delle loro condizioni di lavoro?
Risale agli anni 90 l’acquisizione, anche scientifica, della convinzione che in ambito lavorativo uomini e donne non solo possono essere esposti a rischi diversi, il che è normale a seconda delle lavorazioni nelle quali si è impegnati, ma anche che uomini e donne possono rispondere in maniera diversa alla stessa esposizione a rischio e che diversità di ruoli sociali e di carichi conseguenti possono avere, più o meno indirettamente, una influenza sulla esposizione a rischi lavorativi.
Un nuovo campo di indagine scientifica, la cosiddetta medicina di genere (GM) contribuisce a mettere in evidenza
differenze di genere nei confronti di determinati fattori di rischio per la salute di donne e uomini.
Le evidenze scientifiche sull’apporto negativo di determinati lavori sulla salute degli uomini e delle donne, troppo spesso si legittimano facendo ricorso ad un pregiudizio, che in campo medico dovrebbe essere combattuto come priorità, e cioè che le donne lavorano meno degli uomini, e quindi si stancano meno, fanno lavori “gentili” e poi soprattutto, a differenza degli uomini, sono gravate dalle variazioni del ciclo ormonale a cui si attribuiscono le maggiori responsabilità in fatto di salute delle donne.
Se si vogliono comprendere i
nessi tra salute delle donne e condizioni di lavoro dobbiamo mettere da parte questa prospettiva ormonale, e concentrarci sulle condizioni lavorative che costituiscono il terreno fertile per individuare le cause delle malattie, quando esse si presentano all’osservazione per la prima volta, oppure quando esse si incrementano e si sviluppano.
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Le patologie muscolo scheletriche.
I disturbi muscolo-scheletrici (DMS) più frequenti sono rappresentati dal mal di schiena, i dolori agli arti superiori, tra cui il collo, la spalla, i gomiti, le braccia, i polsi e le mani.
Le donne manifestano un numero maggiore di disagi, legati a questi disturbi, rispetto agli uomini, perché?
Occorre identificare quelle attività in cui sono presenti i fattori di rischio principalmente correlati ai disturbi muscolo-scheletrici e che, contestualmente, sono, in prevalenza, svolte da donne:
-attività altamente ripetitive, quali i lavori alla catena di montaggio «leggera» e l’attività di introduzione dati (data entry) comportano una elevata incidenza di disturbi a carico dell’arto superiore (sindrome del tunnel carpale, epicondiliti, dolori alla spalla); i risultati di una ricerca sui lavori a computer suggeriscono che l’uso del computer per sei ore o più al giorno sembra essere associato all’incremento del rischio di disturbi agli arti superiori. Vi sono prove che questa associazione è maggiore per le donne rispetto agli uomini e che i sintomi possono essere osservati dopo 4 ore di uso del computer al giorno.
-i settori delle pulizie, del catering, dell’alberghiero sono attività che implicano un’applicazione della forza manuale e che comportano disturbi della colonna vertebra, lesioni causate da sollevamento e trasporto legati alle attività di
movimentazione dei carichi.
-i disturbi alla schiena dovuti a lavori fisici pesanti sono stati documentati nella popolazione lavorativa femminile tra le infermiere e il personale socio-assistenziale, i medici, le pulitrici, le cuoche e le lavandaie. Spesso non si considera che in alcuni lavori le donne possono portare avanti un lavoro fisicamente pesante. Ad esempio, l’Istituto nazionale americano per la sicurezza sul lavoro (NIOSH) riporta che il numero di lesioni da stiramento tra le donne medico è più del doppio rispetto della media nazionale, mentre per le casalinghe è tre volte la media nazionale.
-Le commesse e le lavoratrici agricole devono sollevare carichi pesanti e le lavoratrici agricole devono anche portare avanti un lavoro fisico molto pesante, svolto con posture nocive, come quella ricurva. Anche negli uffici, le donne devono sollevare pesanti fascicoli di documenti, pacchi di carte da copia o incartamenti.
-La postura eretta è comune in molti lavori espletati dalle donne, come le commesse, le insegnanti e le parrucchiere. Tuttavia, vi sono molti più studi sul sollevamento che non sulla postura eretta. Lo stare in piedi comporta uno sforzo muscolare statico. Mantenere una qualsiasi posizione per un certo periodo di tempo è stancante ed è un noto fattore di rischio per i disturbi muscolo-scheletrici.
Le patologie della pelle
La causa dei problemi professionali della cute è il contatto con talune sostanze durante il lavoro. Le sostanze pericolose possono causare numerose tipologie di danno differenti tra loro. Alcune causano il cancro, altre possono danneggiare la capacità di riproduzione o provocare menomazioni alla nascita. Altre sostanze possono causare danni al cervello, al sistema nervoso e provocare l’asma e problemi alla pelle. Il danno derivato dalle sostanze pericolose può risultare da una singola esposizione di breve durata oppure dall’accumulo di sostanze all’interno del corpo nell’arco di un lungo periodo di tempo.
-Le donne sono più facilmente esposte a lavori con l’acqua, con detergenti e solventi, come ad esempio in tutti i lavori di cura, compresa la cura familiare ed il lavoro domestico che non è mai valutato come causa di rischi professionali.
-Anche la preparazione/manipolazione dei cibi crea un rischio per la pelle, come anche il lavoro agricolo.
Per tutti questi motivi non deve sorprendere che le donne riportino più malattie della pelle dovute a rischi occupazionali che non gli uomini.
Le patologie respiratorie
Fino a circa 10-15 anni fa le patologie respiratorie, come quelle cardiache, erano considerate maschili perché figlie dirette del rapporto privilegiato dell’uomo col lavoro, oggi non è più cosi.
-il mesotelioma polmonare collegato all’esposizione all’amianto, che prima era quasi sconosciuto tra le donne, proprio in Italia fa registrare un trend in ascesa unico in Europa. Per il mesotelioma si è visto proprio come questo incremento sia frutto di una sottovalutazione della salute delle donne come lavoratrici della casa: quel tumore infatti ha avuto una prima impennata proprio nel lavoro domestico: di pulitura cioè delle tute impregnate di amianto degli uomini della famiglia. Ed oggi ancora il mesotelioma in crescita tra le donne nei settori tessili non è chiaro a quali cause occupazionali sia dovuto.
-recenti dati americani (confermati anche in Europa dall’Inghilterra) segnano il sorpasso delle donne in altre due patologie considerate maschili: la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) e la bronchite cronica. Un incremento del rischio per BPCO è stato osservato nei settori lavorativi delle costruzioni, dell’industria dei metalli (cromo, nichel etc), della gomma, plastica e sintetici e nel settore della stampa, settori nei quali si assiste ad una presenza sempre più massiccia di donne.
-ulteriori attività lavorative, prevalentemente femminili, che includono l’esposizione a sostanze detergenti sono la sanità, le pulizie, il catering e la ristorazione , e ancora la sanità, l’agricoltura, la produzione alimentare che espongono a prodotti sterilizzanti, disinfettanti, gas anestetici, a pesticidi e polveri organiche, e da ultima l’industria tessile e dell’abbigliamento, i lavori di ufficio e i call center rischiosi per
l’esposizione a prodotti chimici e solventi, a cattiva qualità dell’aria e al fumo passivo.
Le infezioni
Secondo una ricerca della forza lavoro dell’EU, le donne sono più colpite da infezioni legate al lavoro rispetto agli uomini nella maggior parte degli stati membri (eccetto la Danimarca, la Spagna e il Portogallo). Le patologie infettive sono la quinta causa di complicazioni legate al lavoro per le donne e l’ottava per gli uomini.
-Le donne che lavorano nei settori di cura e nei servizi sono molto esposte al rischio di infezioni. I rischi biologici per le lavoratrici del settore medico e sociale comprendono l’intera gamma di rischi potenziali minori. Possono entrare in contatto con il sangue infetto o fluidi corporei, comprese feci ed urine. Le infezioni più serie sono le epatiti B e C, l’HIV, sebbene siano stati registrati pochi casi di HIV contratti al lavoro.
-Le educatrici che lavorano con i bambini piccoli sono più esposte all’influenza, alle infezioni allo stomaco e ad altre legate alla cura dei bambini come il morbillo, che può essere molto serio se preso in età adulta.
La disamina potrebbe proseguire, analizzando le patologie tumorali, quelle a carico dell’udito e della vista, le cefalee, mentre lo stress lavoro-correlato, le molestie e il mobbing meritano sicuramente un approfondimento dedicato.
Ma per ora credo che quanto esposto possa bastare a sostenere la tesi secondo la quale la tutela della salute della donna al lavoro non può e non deve essere valutata con strumenti, parametri, indici e statistiche pensati e costruiti a misura di uomo: la medicina del lavoro in primis, e le medicine specialistiche a seguire, devono fare propria la convinzione della necessità di affrontare le patologie correlate al lavoro senza pregiudizi ed operando attivamente per l’inserimento corretto dal
punto di vista di genere.
Bibliografia:
-Integrating gender medicine into the workplace health and safety policy in the scientific research institutions: a mandatory task. Anna Maria Giammarioli. Alessandra Siracusano, Eugenio Sorrentino, Monica Bettoni e Walter Malorni).
-
Problematiche legate al genere nel campo della sicurezza e salute sul lavoro. Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro.