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Donne e lavoro: rumore, elettricità, macchine e attrezzature
Roma, 6 Mag – Sfogliando ancora una volta la pubblicazione “ La sicurezza sul lavoro viaggia con le donne”, realizzata dall’Inail in collaborazione con le Ferrovie dello Stato, concludiamo la breve rassegna dei rischi lavorativi al femminile che abbiamo iniziato qualche settimana fa.
Con l’intenzione di stimolare nelle aziende una valutazione dei rischi in ottica di genere, nelle precedenti due puntate abbiamo parlato di stress lavoro-correlato, di videoterminali, di patologie muscolo-scheletriche, di cadute e vibrazioni, di agenti biologici, di agenti chimici pericolosi e di problemi microclimatici.
Oggi ci soffermiamo sui rischi dell’esposizione al rumore, sui rischi elettrici, sui rischi correlati all’uso di macchine e attrezzature e, per finire, sui pericoli in ambiente domestico.
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Effetti da esposizione al rumore
Sappiamo che il rumore rappresenta uno dei rischi più diffusi negli ambienti di lavoro. Infatti la riduzione della capacità uditiva è “la malattia professionale più diffusa nell’Unione Europea”.
Il documento segnala che gli effetti del rumore sulla salute variano a seconda dell’intensità e della durata dell’esposizione e che il problema non è limitato alle industrie e ad altri settori tradizionalmente “rumorosi”, ma è presente anche in molti altri ambienti lavorativi (call center, sale per concerti, bar, allevamenti, ...).
Dopo aver presentato misure di prevenzione e fattori di rischio, con riferimento agli effetti uditivi e extrauditivi, la pubblicazione sottolinea che il rumore “è uno dei fattori di rischio per cui l’esposizione delle donne è sottostimata”: le malattie professionali correlate a questo rischio (ipoacusia) “vengono soprattutto riconosciute nei lavoratori di sesso maschile”.
In ogni caso “generalmente le donne sembrano essere più esposte a livelli medi di rumore, con l’eccezione dei settori ad alta rumorosità, come ad esempio quelli della produzione tessile ed alimentare, che non sono sufficienti a causare l’ipoacusia”. E l’esposizione a questa rumorosità media, “particolarmente nel settore dell’educazione, sanitario, alberghiero, nonché per le attività di call center e di ufficio, può portare a disturbi dell’attenzione, acufeni e a disturbi della voce. Teniamo presente, comunque, che i livelli di rumore che si riscontrano in alcune attività, quali quelle in asili e scuole materne, nei reparti di emergenza degli ospedali o nei laboratori scolastici, possono superare i limiti di esposizione consentiti”.
Il documento riporta inoltre che in studi su “donne esposte professionalmente al rumore (85 dBA per 8 ore al giorno) è stato riscontrato un aumento della percentuale di disturbi mestruali, una riduzione della fertilità, del peso fetale alla nascita e della durata media della gravidanza. Infine è stata segnalata una correlazione tra esposizione a rumore durante la gravidanza e riduzione della capacità uditiva dei neonati alle alte frequenze”.
Danni da elettricità
Con l’elettricità “non si scherza”. Infatti “protezioni inadeguate, impianti e dispositivi non sicuri, uso scorretto e scarsa manutenzione costituiscono fattori di rischio elevato che possono portare a conseguenze gravi per la nostra salute”.
Il documento non riporta in questo caso specifiche informazioni per la componente femminile del mondo del lavoro, ma oltre a ricordare la presenza di una banca dati al femminile, indica alcune regole generali:
- “l’installazione di un impianto elettrico deve essere effettuata da un installatore qualificato che rilascia la dichiarazione di conformità (D.M. 37/08) alla Regola dell’arte;
- l’etichetta, le istruzioni d’uso e le avvertenze non vanno mai trascurate, ma lette attentamente. L’esistenza dei marchi CE (obbligatorio) ed eventuali altri marchi volontari di qualità dei prodotti (IMQ) assicurano la rispondenza ai requisiti di sicurezza;
- l’individuazione del luogo in cui è posizionato il quadro elettrico generale è indispensabile per poter intervenire all’occorrenza per l’interruzione dei circuiti;
- la verifica periodica del corretto funzionamento dell’interruttore differenziale (salvavita) protegge dai contatti indiretti;
- gli apparecchi elettrici che potrebbero provocare un incendio durante un periodo di assenza o di notte non devono mai restare accesi;
- gli apparecchi elettrici non devono assolutamente essere utilizzati con le mani bagnate, in presenza di liquidi o di elevata umidità;
- la revisione e il controllo degli impianti elettrici vanno effettuati solo da personale qualificato e vanno del tutto evitate le riparazioni di fortuna;
- i circuiti elettrici non vanno sovraccaricati. Ogni conduttore può sopportare un prefissato carico oltre il quale si creano le condizioni che possono causare corto circuiti, con conseguenze anche gravissime. Bisogna perciò evitare di collegare più utilizzatori ad una presa di corrente, specie se assorbono molta potenza. Prolunghe, multiprese, “ciabatte” non devono diventare elementi permanenti dell’impianto, ma il loro uso va limitato solo a casi di necessità, senza superare il carico di potenza consentito e per breve tempo: dopo l’uso si staccano e si riavvolgono;
- l’apparecchio elettrico va spento prima di fare operazioni intorno alla presa e mai tirando il cavo;
- per spegnere un incendio di natura elettrica non utilizzare mai l’acqua, ma gli estintori a polvere o CO2.
Macchine ed attrezzature
Quando si utilizzano attrezzature di lavoro e macchine “per mantenere una buona postura è importante che queste siano progettate tenendo conto delle dimensioni del corpo umano o di parti di esso”.
Riguardo ai rischi per le lavoratrici si sottolinea che nella realtà, gran parte delle attrezzature di lavoro e delle macchine “sono concepite in base alle misure dell’ ‘uomo medio’, per cui molti spazi di manovra, postazioni e organi di comando delle macchine, spesso risultano posizionati troppo in alto per le donne o di dimensioni troppo grandi per essere facilmente utilizzati dalle mani femminili”.
Infortuni domestici
Diamo infine un breve sguardo agli infortuni domestici: secondo l’Istat ogni anno in Italia ci sono “oltre 4 milioni e mezzo di infortuni, di cui circa 8000 dall’esito mortale, con una media di 22 morti al giorno, superiore addirittura a quella per incidenti stradali”.
È un fenomeno che interessa prevalentemente persone anziane, soprattutto donne, con una percentuale rilevante che riguarda anche i bambini.
L’aumento del rischio è “direttamente proporzionale al numero di ore che si trascorrono in casa e alla tipologia di attività domestiche svolte: le donne sono ancora oggi la categoria che rimane più a lungo fra le mura domestiche e che ha un contatto più frequente con oggetti, utensili ed elettrodomestici che possono essere all’origine di un infortunio”.
Concludiamo ricordando che il luogo più pericoloso della casa “risulta essere la cucina, seguito dal soggiorno, dalla camera da letto, dal bagno e dalle scale. Gli incidenti domestici più frequenti sono le cadute (55%), le ferite da taglio o punta (17%), gli urti e gli schiacciamenti (14%), le ustioni (7%) e, a seguire, gli avvelenamenti, le folgorazioni elettriche ed altri tipi di incidente”.
Inail, Ferrovie dello Stato, “ La sicurezza sul lavoro viaggia con le donne” , edizione ottobre 2013 (Formato PDF, 3.43 MB).
RTM
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