Per utilizzare questa funzionalità di condivisione sui social network è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'.
Le malattie psichiche nel mondo del lavoro: i dati e la prevenzione
Roma, 15 Set – Lo stress, l’ansia e la depressione costituiscono, secondo quanto indicato dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA), uno dei problemi di salute lavoro-correlato più comune per i lavoratori europei. Ed è dunque importante raccogliere informazioni sulla gestione del lavoratore con problemi di salute mentale, gestione che “deve basarsi sulla conoscenza dei dati sul fenomeno e sulla possibilità della messa in atto di azioni di assistenza per la salute mentale sul lavoro e sulla valutazione della loro efficacia”.
A ricordarlo è una nuova scheda informativa connessa al Sistema di sorveglianza delle malattie professionali ( Malprof), un importante sistema che mantiene alta l’attenzione sulle malattie professionali, che, come mostrano anche i recenti dati Inail, sono in continuo aumento.

La nuova scheda (Scheda 11), dal titolo “Le malattie psichiche sul lavoro”, fornisce una “panoramica dei dati disponibili sulle malattie psichiche sul lavoro partendo dagli archivi Inail delle denunce e indennizzi e utilizzando le informazioni fornite dai sistemi Malprof e Marel”.
Si ricorda anche che la bassa percentuale di riconoscimento delle malattie psichiche da parte dell’Inail è “indice delle difficoltà nella diagnosi di queste patologie e nell’attribuzione di un nesso causale con l’attività lavorativa, ma vi è sicuramente anche una sotto denuncia di queste malattie”.
L’articolo di presentazione della scheda si sofferma sui seguenti argomenti:
- Scheda MalProf n. 11: le malattie psichiche sul lavoro
- Scheda MalProf n. 11: i dati sulle malattie professionali
- Scheda MalProf n. 11: l’analisi dei dati, la sotto notifica e la prevenzione
Scheda MalProf n. 11: le malattie psichiche sul lavoro
La scheda – a cura di A. Pizzuti, A. Papale, A. Leva, I. Rossi e G. Campo (Inail, Dimeila), M. R. Monaco (Asl 2 Lanciano Vasto Chieti Regione Abruzzo) e S. Mattioli (Università degli Studi di Ferrara) - ricorda nell’introduzione che lo stress lavoro-correlato è “un rischio di natura organizzativa che appartiene alla rosa dei rischi psicosociali o cosiddetti trasversali, come l’organizzazione del lavoro, la sua progettazione e gestione, nonché le relazioni interpersonali e l’ambiente in cui si esegue il lavoro”. E la risposta allo stress (distress) occupazionale “è una reazione aspecifica psicofisica che avviene quando le richieste lavorative e gli eventi nell’ambiente di lavoro non sono adatte alle capacità e alle risorse del lavoratore”.
Le patologie da stress lavoro-correlato vanno “esclusivamente riferite a situazioni di disfunzioni dell’organizzazione del lavoro, ossia da costrittività organizzativa”. E “a causa dello squilibrio tra persona e ambiente si possono manifestare una serie di sintomi: l’ansia, l’astenia, la tensione psichica e muscolare”. Inoltre, oltre al rischio di stress lavoro-correlato, il lavoratore e la lavoratrice – come ricordato in molti nostri articoli – “possono incorrere nel rischio di subire molestie e/o violenza durante l’attività lavorativa, in qualsiasi luogo esercitino la prestazione, durante la pausa lavorativa, in itinere e così via. Rientrano nelle forme di violenza anche il bossing e il mobbing”.
Nel caso di tecnopatia da stress lavoro-correlato e da molestie e violenza, “le patologie psichiatriche che solitamente rispondono direttamente allo stress sono le seguenti:
- il disturbo dell’adattamento (DA), che si caratterizza da una condizione psicoemotiva tale da compromettere le funzioni e le prestazioni sociali a causa di eventi e/o cambiamenti di vita stressanti di tipo acuto, che sono identificabili e non estremi. I sintomi possono esordire entro i tre mesi e risolversi entro i sei. Se ciò non si verifica si passa ad una condizione di cronicità;
- il disturbo acuto da stress (DAS), che avviene in conseguenza di gravi traumi di tipo fisico (es. minaccia o molestia) e mentale con esordio poco dopo l’evento o entro un mese. Se il disturbo persiste più di tre mesi si può supporre di giungere al disturbo post-traumatico da stress (DPTS);
- il disturbo post-traumatico da stress, che si determina a causa di eventi altamente minacciosi e catastrofici che possono riguardare la persona sia direttamente sia indirettamente (aver assistito o essere venuto a conoscenza). I sintomi si caratterizzano da un persistente ricordo dell’evento (flashback), una risposta di evitamento agli stimoli stressogeni e un’attivazione del sistema simpatico e del nervo vago”.
Si segnala che nell’ambito della sorveglianza sanitaria, il medico competente “ha l’obbligo di denunciare i casi di disturbo dell’adattamento cronico da stress e il disturbo post-traumatico da stress da costrittività organizzativa anche quando viene a conoscenza di condizioni di vessazione e violenza morale sul lavoratore”. E in questa “delineata cornice, quindi, la tecnopatia di origine mentale e del comportamento prevede l’indennizzo da danno biologico”.
Scheda MalProf n. 11: i dati sulle malattie professionali
Riguardo ai dati la scheda riporta molte utili tabelle esplicative.
Si indica che negli anni 2019 - 2023, in Italia, secondo la banca dati Inail (riportiamo sotto una tabella di riferimento, ripresa dalla scheda) “sono state denunciate 2.047 malattie psichiche (codici F00-F99 della classificazione ICD10)”. E le malattie riconosciute dall’Istituto “sono state 149 con una percentuale di riconoscimento del 7,3%”.

Si indica che, nello stesso quinquennio in esame, la percentuale di riconoscimento delle altre patologie è del 47,1% e, quindi, “si evidenzia la tipicità delle malattie psichiche, non facilmente diagnosticabili e la cui origine lavorativa è di difficile individuazione. Al quadro delineato si aggiunge la particolarità degli anni di riferimento, che comprendono il periodo della pandemia da Covid-19. Il picco di riconoscimento (10,4% e 10,1%), infatti, si riscontra negli anni del Covid (rispettivamente 2020 e 2021) a causa del disagio psichico riscontrato in tutti i settori, a cominciare dalla Sanità”.
Si segnala poi che il sistema di sorveglianza MalProf “registra le malattie professionali classificandole per settore economico e professione in cui è avvenuta l’esposizione. Negli anni 2019 - 2023 in MalProf risultano 782 segnalazioni di malattie psichiche (codici F00-F99 della classificazione ICD10) e per 424 di esse è stato riconosciuto il nesso positivo con la storia lavorativa”. In questo caso la percentuale di nessi positivi sulle segnalazioni è “del 54%, mentre l’analoga percentuale per le malattie non psichiche è dell’89%”.
In particolare, tra le principali malattie psichiche in MalProf, “i disturbi dell’adattamento (F43.2) sono presenti nel 60,4% dei casi, la reazione a grave stress e disturbi dell’adattamento nel 25,5% ed il disturbo traumatico da stress nel 8,7% dei casi; non ci sono particolari differenze tra uomini e donne per quanto riguarda la distribuzione delle specifiche patologie”.
I principali settori di attività economica coinvolti sono “l’assistenza sanitaria (11,8%), il commercio al dettaglio (9,8%) e la pubblica amministrazione (6,3%). Le professioni più coinvolte in questi tre settori sono: i medici (29,1), gli infermieri (20%) e portantini (18,2%) per quanto riguarda la sanità; commessi e cassieri (56,3%) per il commercio; gli impiegati alle mansioni di segreteria (22,2%) per quanto riguarda la pubblica amministrazione”.
Scheda MalProf n. 11: l’analisi dei dati, la sotto notifica e la prevenzione
La scheda 11 nelle conclusioni sottolinea che una delle cause di sotto notifica di queste patologie, è dovuta ad una “scarsa sensibilizzazione e formazione dei medici competenti: è infatti ancora oggi troppo frequente sottovalutare i sintomi precoci di disagio psichico”.
Dunque è essenziale “migliorare la comunicazione medico-lavoratore, con approccio empatico ed ascolto attivo garantendo riservatezza”.
Inoltre, si indica che per il benessere organizzativo nei luoghi di lavoro, possono essere messe in atto “misure tecniche organizzative e procedurali volte al miglioramento delle politiche aziendali di comunicazione, non solo tra lavoratore e medico competente ma anche con tutte le figure che declinano salute e sicurezza negli ambienti di lavoro”.
A questo proposito si ricorda:
- la disponibilità e l’analisi dei dati anonimi collettivi ex art. 35 D.Lgs. 81/2008 che “può rappresentare una delle strategie per la programmazione di interventi mirati ed efficaci”;
- l’informazione adeguata e comprensibile ex art. 36 del d.lgs. 81/2008, “in relazione alle problematiche relative alla salute mentale”.
Si sottolinea poi che la tutela della salute mentale sul luogo di lavoro “richiede un approccio che integri politiche organizzative, programmi di benessere e supporto all’individuo”.
In questo senso i documenti Who-Ilo (International Labour Organization) e della Siml (Società Italiana della Medicina del Lavoro) sottolineano “l’importanza di tutelare la salute mentale nei luoghi di lavoro attraverso interventi organizzativi mirati alla prevenzione dei rischi psicosociali, formazione dei datori di lavoro e dei lavoratori sulla promozione della salute mentale e supporto all’inclusione dei lavoratori con disturbi mentali (reinserimento al lavoro, accomodamento ragionevole)”.
Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale della scheda che riporta molti altri dettagli, dati e tabelle esplicative relative alle malattie psichiche nel mondo del lavoro.
Tiziano Menduto
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
Inail, Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale, “ Le malattie psichiche sul lavoro – Scheda 11”, a cura di A. Pizzuti, A. Papale, A. Leva, I. Rossi e G. Campo (Inail, Dimeila), M. R. Monaco (Asl 2 Lanciano Vasto Chieti Regione Abruzzo) e S. Mattioli (Università degli Studi di Ferrara), Sistema di sorveglianza delle malattie professionali MalProf, edizione 2025 (formato PDF, 1,25 MB).
Vai all’area riservata agli abbonati dedicata a “ Malattie professionali: le malattie psichiche sul lavoro”.
I contenuti presenti sul sito PuntoSicuro non possono essere utilizzati al fine di addestrare sistemi di intelligenza artificiale.
Per visualizzare questo banner informativo è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'
