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Rapine in casa e legittima difesa: i commenti dei lettori
Recentemente abbiamo pubblicato su PuntoSicuro l'articolo “Rapine in casa e legittima difesa - I risultati del sondaggio, commentati”.
Pubblichiamo qui di seguito, il commento di due lettori, e la risposta del Direttore di PuntoSicuro.
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Io ho risposto al sondaggio ed ho risposto SI.
Vorrei solo esprimere il mio dissenso (peraltro sono un obiettore di coscienza) al commento del risultato.
Perché si vuole accomunare questo risultato alla questione del terrorismo, alla guerra tra culture diverse, al pacifismo totale.
Io ho risposto senza pensare all'11 settembre, all'Irak o quant'altro. Io ho solo risposto pensando che sia giusto che un individuo risponda con le "armi" a sua disposizione ad un'azione di violenza nei suoi confronti. Chi si introduce all'interno di un'abitazione privata o di un "bene privato" (automobile) per un'azione delittuosa o comunque per delinquere deve essere consapevole che lo fa a suo rischio e pericolo. E' ora che i criminali/delinquenti imparino ad avere maggior rispetto della cosa altrui o della vita altrui. Devo forse aspettare di essere accoltellato ed essere in fin di vita per poter reagire (con un coltello di idonee dimensioni?!?)?.
M.G.
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Egregio dott. Meroni,
ho letto con attenzione il suo sensato commento al sondaggio proposto da Punto Sicuro, ma condivido solo in parte le ragioni che lei adduce.
In primo luogo, preciso che non sono una persona violenta, tutt'altro, e che non ho la benchè minima idea discriminatoria verso chicchessia, qualunque siano il colore della pelle, la religione che professa, l'appartenenza sociale.
Dall'analisi da lei fatta, però, mancano o sono stati sottovalutati, a mio giudizio, alcuni elementi.
L'impunità. Caro dottore, non è una sensazione: è una amara certezza. Oramai, nel nostro Paese, il Diritto è cosa che rimane solo nei libri, perché l'impunità generale, causata da avvocati senza scrupoli e senza morale e da giudici che applicano la Legge in maniera molto, ma molto, disinvolta, ha generato nelle Forze di Polizia, sbeffeggiate ed oltraggiate da chiunque, una sfiducia ed un senso di impotenza che certo non giovano al sereno svolgimento del compito cui sono stati preposti.
Valutare in Italia l'equità del Giudizio, così come la certezza della pena, vuol dire far solo esercitazioni di retorica forense: solo i fessi ed i poveracci finiscono in galera, quando vengono presi. E vi rimangono fino alla fine.
La riabilitazione, l'assistenza morale e psicologica a coloro che sono in carcere, od in stato di disagio, restano parole vuote di attuazione.
Però continuiamo a costruire veri e propri ghetti, come testimonia parte di Scampìa (tanto per farle un esempio).
Il fatto, poi, di avere per maestri quelle illuminanti persone cui lei fa riferimento, non deve e non può esimere chicchessia dal pretendere che sia seriamente applicata la Legge: una cosa sono la Legge, la Giustizia, le indagini di Polizia ed un sereno giudizio, altro è la violenza. Non possiamo confondere, accomunare sullo stesso piano chi devasta, violenta, ruba, e chi, nella più amara solitudine, si difende. Non è giusto.
E poi resta il fatto che non è possibile subire impunemente queste violenze, sia quella dello Stato, che depotenzia le forze di Polizia, rende lunga, impervia e costosa la strada per il raggiungimento della verità e dalla giustizia, sia quella dei malviventi, che impuniti e spavaldi, perseguono i loro ignobili fini.
Dall'inerzia dello Stato ci si dovrebbe difendere per il tramite dell'azione politica (ma molti politici sono allergici ad una Polizia efficiente, ed alcuni magistrati ad una Magistratura imparziale), mentre ritengo giusto, sebbene necessario di regolamentazione, potere esercitare il diritto alla difesa propria e dei propri cari. Io lo farei.
Spero di aver rappresentato chiaramente il mio pensiero, che lungi dall'essere forcaiolo, è orientato alla ricerca della giustizia e della verità, per il raggiungimento delle quali non è necessario invocare la legge del taglione o creare leggi speciali, perché sono sufficienti serietà, onestà, senso del dovere.
Il problema, casomai, è nel loro reperimento.
Con i miei migliori saluti.
S.P.
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Gentili lettori,
ringrazio vivamente per le varie risposte ricevute in commento al sondaggio ed esposto nell'articolo: “Rapine in casa e legittima difesa - I risultati del sondaggio, commentati”.
Il mio commento al sondaggio voleva essere solo un invito alla pace, in questi delicati momenti, con la consapevolezza che se si autorizza l'uso della violenza questa genera certamente altra violenza. E mi spiego. Se oggi un ladruncolo fa i suoi raid armato di un temperino, non aspettandosi che al di là delle porta che viola si troverà una casalinga armata "con licenza di uccidere" (consentitemi la citazione di James Bond anche se non è corretta rispetto alla proposta di legge), la volta successiva si presenterà all'altro appartamento armato di tutto punto. Ed ecco innescata la spirale di violenza. USA docet, con diffusione di armi nelle abitazioni, studenti che periodicamente mettono in atto scene da far west nelle scuole, rapine cruente con sparatorie nei negozi ecc.
Il consiglio degli esperti, in caso di aggressione con finalità di rapina in strada o in casa, è quello di non opporre resistenza e fare in modo che il malintenzionato si allontani al più presto possibile facendo di tutto perché questi non arrechi danno alle persone, portandosi via quello per cui ha agito: la refurtiva.
L'unica difesa è quella di cercare di memorizzare dettagli della persona (anelli, orecchini, orologi, tatuaggi, altezza, colore dei capelli); i dettagli potranno essere di aiuto alle Forze dell'ordine per identificare i malintenzionati nelle indagini seguenti.
E'una difesa perché consente di concentrare la propria rabbia e attenzione sul possibile arresto futuro del malintenzionato.
Per quanto riguarda l'impunità dei microcriminali italiani è un argomento molto complesso che coinvolge più questioni: il problema dell'affollamento delle carceri, della durata dei processi, dell'immigrazione clandestina... Certamente c'è ancora molto da fare perchè il nostro paese si evolva anche in queste questioni.
Non posso che esprimere la mia fiducia e stima verso le Forze dell'ordine, impegnate in un gravoso lavoro in un paese difficile come il nostro. E ringraziare i lettori per il loro personale commento.
Luigi Matteo Meroni
Direttore di PuntoSicuro
Pubblichiamo qui di seguito, il commento di due lettori, e la risposta del Direttore di PuntoSicuro.
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Io ho risposto al sondaggio ed ho risposto SI.
Vorrei solo esprimere il mio dissenso (peraltro sono un obiettore di coscienza) al commento del risultato.
Perché si vuole accomunare questo risultato alla questione del terrorismo, alla guerra tra culture diverse, al pacifismo totale.
Io ho risposto senza pensare all'11 settembre, all'Irak o quant'altro. Io ho solo risposto pensando che sia giusto che un individuo risponda con le "armi" a sua disposizione ad un'azione di violenza nei suoi confronti. Chi si introduce all'interno di un'abitazione privata o di un "bene privato" (automobile) per un'azione delittuosa o comunque per delinquere deve essere consapevole che lo fa a suo rischio e pericolo. E' ora che i criminali/delinquenti imparino ad avere maggior rispetto della cosa altrui o della vita altrui. Devo forse aspettare di essere accoltellato ed essere in fin di vita per poter reagire (con un coltello di idonee dimensioni?!?)?.
M.G.
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Egregio dott. Meroni,
ho letto con attenzione il suo sensato commento al sondaggio proposto da Punto Sicuro, ma condivido solo in parte le ragioni che lei adduce.
In primo luogo, preciso che non sono una persona violenta, tutt'altro, e che non ho la benchè minima idea discriminatoria verso chicchessia, qualunque siano il colore della pelle, la religione che professa, l'appartenenza sociale.
Dall'analisi da lei fatta, però, mancano o sono stati sottovalutati, a mio giudizio, alcuni elementi.
L'impunità. Caro dottore, non è una sensazione: è una amara certezza. Oramai, nel nostro Paese, il Diritto è cosa che rimane solo nei libri, perché l'impunità generale, causata da avvocati senza scrupoli e senza morale e da giudici che applicano la Legge in maniera molto, ma molto, disinvolta, ha generato nelle Forze di Polizia, sbeffeggiate ed oltraggiate da chiunque, una sfiducia ed un senso di impotenza che certo non giovano al sereno svolgimento del compito cui sono stati preposti.
Valutare in Italia l'equità del Giudizio, così come la certezza della pena, vuol dire far solo esercitazioni di retorica forense: solo i fessi ed i poveracci finiscono in galera, quando vengono presi. E vi rimangono fino alla fine.
La riabilitazione, l'assistenza morale e psicologica a coloro che sono in carcere, od in stato di disagio, restano parole vuote di attuazione.
Però continuiamo a costruire veri e propri ghetti, come testimonia parte di Scampìa (tanto per farle un esempio).
Il fatto, poi, di avere per maestri quelle illuminanti persone cui lei fa riferimento, non deve e non può esimere chicchessia dal pretendere che sia seriamente applicata la Legge: una cosa sono la Legge, la Giustizia, le indagini di Polizia ed un sereno giudizio, altro è la violenza. Non possiamo confondere, accomunare sullo stesso piano chi devasta, violenta, ruba, e chi, nella più amara solitudine, si difende. Non è giusto.
E poi resta il fatto che non è possibile subire impunemente queste violenze, sia quella dello Stato, che depotenzia le forze di Polizia, rende lunga, impervia e costosa la strada per il raggiungimento della verità e dalla giustizia, sia quella dei malviventi, che impuniti e spavaldi, perseguono i loro ignobili fini.
Dall'inerzia dello Stato ci si dovrebbe difendere per il tramite dell'azione politica (ma molti politici sono allergici ad una Polizia efficiente, ed alcuni magistrati ad una Magistratura imparziale), mentre ritengo giusto, sebbene necessario di regolamentazione, potere esercitare il diritto alla difesa propria e dei propri cari. Io lo farei.
Spero di aver rappresentato chiaramente il mio pensiero, che lungi dall'essere forcaiolo, è orientato alla ricerca della giustizia e della verità, per il raggiungimento delle quali non è necessario invocare la legge del taglione o creare leggi speciali, perché sono sufficienti serietà, onestà, senso del dovere.
Il problema, casomai, è nel loro reperimento.
Con i miei migliori saluti.
S.P.
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Gentili lettori,
ringrazio vivamente per le varie risposte ricevute in commento al sondaggio ed esposto nell'articolo: “Rapine in casa e legittima difesa - I risultati del sondaggio, commentati”.
Il mio commento al sondaggio voleva essere solo un invito alla pace, in questi delicati momenti, con la consapevolezza che se si autorizza l'uso della violenza questa genera certamente altra violenza. E mi spiego. Se oggi un ladruncolo fa i suoi raid armato di un temperino, non aspettandosi che al di là delle porta che viola si troverà una casalinga armata "con licenza di uccidere" (consentitemi la citazione di James Bond anche se non è corretta rispetto alla proposta di legge), la volta successiva si presenterà all'altro appartamento armato di tutto punto. Ed ecco innescata la spirale di violenza. USA docet, con diffusione di armi nelle abitazioni, studenti che periodicamente mettono in atto scene da far west nelle scuole, rapine cruente con sparatorie nei negozi ecc.
Il consiglio degli esperti, in caso di aggressione con finalità di rapina in strada o in casa, è quello di non opporre resistenza e fare in modo che il malintenzionato si allontani al più presto possibile facendo di tutto perché questi non arrechi danno alle persone, portandosi via quello per cui ha agito: la refurtiva.
L'unica difesa è quella di cercare di memorizzare dettagli della persona (anelli, orecchini, orologi, tatuaggi, altezza, colore dei capelli); i dettagli potranno essere di aiuto alle Forze dell'ordine per identificare i malintenzionati nelle indagini seguenti.
E'una difesa perché consente di concentrare la propria rabbia e attenzione sul possibile arresto futuro del malintenzionato.
Per quanto riguarda l'impunità dei microcriminali italiani è un argomento molto complesso che coinvolge più questioni: il problema dell'affollamento delle carceri, della durata dei processi, dell'immigrazione clandestina... Certamente c'è ancora molto da fare perchè il nostro paese si evolva anche in queste questioni.
Non posso che esprimere la mia fiducia e stima verso le Forze dell'ordine, impegnate in un gravoso lavoro in un paese difficile come il nostro. E ringraziare i lettori per il loro personale commento.
Luigi Matteo Meroni
Direttore di PuntoSicuro
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