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Cold Case: la realtà supera la fantasia

Cold Case: la realtà supera la fantasia
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Criminalità

20/06/2022

Sono certo che molti lettori avranno seguito il serial televisivo, dedicato all’esame di delitti irrisolti, alla luce di nuove informazioni e nuove tecnologie. Ecco come la realtà supera la finzione filmica.

Nel 2011, l’ufficio dello sceriffo della contea di Cook riaprì un tragico evento verificato nel 1978.

Nell’abitazione di un criminale vennero ritrovati i corpi di 33 vittime, di cui otto mai identificate.

 

Gli inquirenti hanno utilizzato delle tecniche avanzate di esame del DNA, che non erano disponibili ai tempi del delitto. Ma ancora più utili si sono rivelati due nuovi applicativi, sviluppati dall’ FBI, dal nome:

  • VICAP - violente criminal apprehension program, e
  • NamUS - National missing and Unidentified Person system.

 

L’utilizzo di queste moderne tecniche investigative sta permettendo di risolvere casi, che per decenni sono rimasti irrisolti.


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Un altro prezioso strumento, sempre messo a punto dal FBI, viene chiamato NGIS – Next Generation Identification System.

 

Questo applicativo permette di effettuare un’analisi approfondita di impronte digitali, che per vari motivi possono essere incomplete o in parte danneggiate. Inoltre, esso permette anche di analizzare e confrontare le impronte del palmo della mano, che spesso sono presenti sulla scena del crimine.

 

A questo proposito, mi è gradito ricordare lettori che l’entrata in funzione del più diffuso sistema di analisi automatica delle impronte digitali, chiamato AFIS- automatic fingerprint identification system, permise, dopo un paio di mesi dall’entrata in funzione, di individuare il responsabile di un omicidio, il quale aveva lasciato le sue impronte su una tazzina da caffè, sulla scena del crimine. Il criminale venne arrestato dopo 10 anni dal compimento del delitto.

 

Anche l’analisi del DNA ha fatto passi da gigante, perché le tecniche disponibili sette od otto anni fa potevano mostrare un buon profilo mitocondriale del DNA, ma le tecniche oggi disponibili permettono di incrementare in modo significativo l’affidabilità dell’analisi.

 

A fronte di questi aspetti tecnologici, bisogna però valutare la disponibilità di risorse, presso le forze dell’ordine, per condurre queste analisi.

 

A questo fine, alcuni dipartimenti di polizia hanno chiesto a tutte le risorse investigative di dedicare una percentuale del proprio tempo all’analisi di casi irrisolti.

 

Si tratta di un problema di non facile soluzione, anche perché, con il passare del tempo, l’attenzione della società civile su eventi criminosi trascorsi tende ad attenuarsi, mentre è sempre incisiva l’attenzione su eventi criminosi recenti o recentissimi.

 

D’altro canto, gli esperti di questo settore affermano che il poter dimostrare che le forze dell’ordine non si fermano mai e che potrebbero, anche a distanza di decenni, riprendere in considerazione delitti trascorsi, può costituire un valido deterrente nei confronti di perpetratori di un crimine potenziale.

 

Un altro problema che è stato messo in evidenza riguarda il fatto che spesso lo spazio a disposizione per archiviare reperti, afferenti a crimini verificatisi molto tempo fa, risulta limitato e più di una volta è purtroppo accaduto che tali referti siano stati distrutti.

 

Un tema sempre presente, per coloro che indagano su crimini trascorsi, è il dovere che ha la società civile di dare risposta ai familiari, vittime delle attività criminose, dimostrando che il loro dolore ed il loro desiderio di individuazione del criminale responsabile non vengono trascurati dalle forze dell’ordine.

 

Ecco come, nel dipartimento di polizia criminale dell’Eur, nel lontano 1980, venivano controllate, per confronto ad occhio nudo, le impronte dei criminali.

 

Adalberto Biasiotti




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