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Lo sviluppo della sicurezza come risultato della memoria del tempo presente

Lo sviluppo della sicurezza come risultato della memoria del tempo presente
Antonio Zuliani

Autore: Antonio Zuliani

Categoria: Coronavirus-Covid19

10/06/2021

L’organizzazione può e deve favorire l’elaborazione di una memoria collettiva di quanto accade in questa pandemia. Questo ha importanti risvolti anche per la cultura della sicurezza.

Le modalità attraverso cui ricorderemo quanto sta avvenendo durante la pandemia dipenderà dalla memoria collettiva che stiamo elaborando. Si tratta di un aspetto rilevante per ogni comunità, gruppo di lavoro o azienda. Questo perché la memoria collettiva ha due funzioni centrali:

  •  scegliere e fissare nella memoria i punti fondamentali di quanto sta avvenendo tra la miriade di fatti, avvenimenti ed emozioni;
  •  contribuire all’identità del gruppo. In sostanza ogni gruppo, dal piccolo club ai membri di una nazione, inserisce gli avvenimenti che sta vivendo all’interno di una narrazione atta a rafforzare il senso di Sé che il gruppo stesso condivide al suo interno.

  

Questo non è un processo casuale, ma si tratta di una narrazione che il gruppo elabora come risultato della somma di tutte le narrazioni individuali dei suoi membri.

Ogni persona, di fronte a un evento nuovo (tanto più se sconcertante o drammatico) ha il bisogno di fornire un ordine agli eventi accaduti, ai pensieri loro connessi e alle emozioni che hanno suscitato. In questo senso la funzione della narrazione collettiva è proprio quella di conferire un senso ai resoconti dell’esperienza che ciascuno sta vivendo.

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La costruzione di una memoria collettiva condivisa diviene anche una barriera correttiva alla fallacia della narrazione che sottolinea come le storie distorte del passato siano in grado di forgiare la nostra visione del mondo e le nostre stesse aspettative per il futuro. Si tratta di fallacie che nascono dal nostro bisogno di comprendere quanto accade e per farlo si basano spesso su pochi eventi, magari caratterizzati per la loro straordinarietà, anziché sugli innumerevoli eventi che hanno avuto luogo.

 

Si tratta, quindi, di una narrazione in grado di determinare il quadro all’interno del quale gli eventi stessi assumono un diverso significato.

Come non ricordare a tale proposito una scena di Blade Runner. Il replicante Roy Batty (magistralmente interpretato da Rutger Hauer) in punto di morte evoca le battaglie che aveva combattuto per conto degli uomini. Il modo in cui narra dei bastioni di Orione e delle porte di Tannhäuser dà un senso del tutto particolare a quelle immagini di guerra: un senso profondamente umano.

 

Memoria collettiva e coronavirus

Se la narrazione è uno strumento della mente capace di creare significato, richiede una particolare attenzione da parte di tutti. Da questo punto di vista viene da chiederci quale narrazione stiamo costruendo rispetto alla pandemia da Sars-Cov-2 e come anche la singola azienda possa lavorare per favorire questo processo. Un’attenzione a carattere psicosociale di decisiva importanza nella misura in cui, proprio per la sua invisibilità e per le sue manifestazioni, il virus diviene un “personaggio” ideale per catalizzare attorno a sé la memoria collettiva.

 

Una spinta positiva in questa direzione è rappresentata dalla possibilità di elaborare e condividere tutte le memorie personali. Memorie che non possono essere affidate all’idea di recuperare successivamente quanto si sta vivendo. Questo perché il tempo e le interferenze tra tanti eventi rischiano di contaminare e modificare il senso di ogni singola situazione vissuta. Non solo, ma anche perché esiste un effetto recenza secondo il quale gli ultimi accadimenti influenzano la ricostruzione di un evento lungo e complesso. Gli stessi ricordi vengono rielaborati per essere coerenti con gli ultimi pensieri e le ultime emozioni vissute.

 

Questo limite può essere affrontato dal singolo tenendo una sorta di diario di quanto vissuto, ma si tratta di una soluzione con poche possibilità di condivisione. Invece occorre offrire delle autentiche occasioni di scambiare non solo informazioni (e quante se ne stanno scambiando in questa fase di pandemia), ma anche di fissare i pensieri e le emozioni che via via si accavallano nelle varie fasi di questa lunga pandemia. Condividere tutto questo bagaglio è fondamentale per costruire e rafforzare le identità sia individuali sia sociali.

 

Per un’organizzazione e per un’azienda che vogliano contribuire a questo processo collettivo può essere utile raccogliere testimonianze, aventi accaduti, valorizzando non solo gli sforzi del personale per far funzionare l’azienda, ma anche quanto la pandemia abbia influito nella vita e nella narrazione familiare dei dipendenti. Perché allora non raccogliere e valorizzare anche i vissuti e i racconti dei loro familiari e, magari dei loro figli anche più piccoli. Qui si può pensare a testi, disegni o racconti.

 

La scelta di coinvolgere in questa elaborazione collettiva non solamente tutti i dipendenti, ma anche i loro familiari, accresce il senso stesso di questa esperienza pandemica. La quale ci sta insegnando come siamo di fronte a un evento storico che per la prima volta ci mostra come la soluzione stia nella partecipazione di tutti. Un vissuto che, se ben integrato, è assolutamente in linea con i dettami della più avanzata visione della sicurezza che la vede come il risultato congiunto e integrato degli aspetti tecnici, organizzativi e comportamentali.

 

La pandemia, da questo punto di vista, rappresenta una grande occasione: non sprechiamola

 

Antonio Zuliani



Fonte: PDE, n. 59




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