I servizi di vigilanza privata in tempo di COVID
Le modalità di svolgimento di molte attività sono state significativamente modificate dall’attuale regime di pandemia. Questa considerazione si applica certamente anche ai servizi svolti dalle guardie particolari giurate, che dovrebbero adottare protocolli cautelativi e tecnologie innovative, per essere in grado di rendere servizi efficienti ed efficaci, senza accrescere i rischi di contagio.
Ad esempio, un aspetto fondamentale dei servizi di vigilanza fissa riguarda la necessità che vengano mantenute distanze di sicurezza tra i visitatori e le guardie addette al servizio, realizzando strutture apposite, affiggendo appositi cartelli e, nei limiti del possibile, creando delle separazioni fisiche che garantiscano il rispetto di questi requisiti.
In particolare, devono poi essere migliorate in maniera significativa le modalità di contatto fra le guardie il servizio di vigilanza ispettiva e il centro di comando e controllo.
Facciamo un esempio concreto.
Mentre una pattuglia sta effettuando servizi di vigilanza ispettiva, giunge notizia che un insediamento, inserito nei servizi di vigilanza, è stato riconosciuto come centro a rischio di contagio, la cosiddetta zona rossa. È evidente che in questo caso la centrale operativa deve acquisire al più presto possibile questa informazione e deve adattare le modalità di svolgimento del servizio di vigilanza ispettiva, per garantire un sufficiente isolamento tra l’insediamento a rischio e la pattuglia. Ad esempio, ciò può comportare una revisione dei punti di ispezione, la introduzione di punti di controllo distanziati rispetto alla struttura fisica dell’edificio, l’eliminazione di alcuni punti di controllo. Una situazione del genere deve essere immediatamente comunicata al cliente, per evidenti motivi di garanzia di rispetto delle pattuizioni contrattuali.
Ad oggi, non risulta, almeno a chi scrive, che gli istituti di vigilanza privata abbiano predisposto delle specifiche procedure per adattare le consuete attività di vigilanza ispettiva a possibili situazioni di rischio, operando con la tempestività richiesta.
Quando quindi la centrale operativa decide che è opportuno modificare il servizio di vigilanza ispettiva, per renderlo conforme con il nuovo livello di rischio, è indispensabile che queste informazioni non vengano comunicate via radio, per la possibilità di malintesi, ma comunicate per iscritto, in modo che non vi possa essere alcun dubbio di possibili malintesi fra l’operatore in centrale operativa e l’equipaggio sul campo. Ecco perché raccomando caldamente che questi messaggi vengano inviati come testi SMS, visualizzati sullo smartphone di un componente dell’equipaggio in servizio attivo, in modo che la possibilità di malintesi sia ridotta al minimo.
Occorre poi che queste informazioni non vengano date solo alla pattuglia in servizio effettivo, ma sia predisposta una procedura per allertare anche eventuali altre pattuglie, ad esempio le pattuglia di pronto intervento, che potrebbero essere chiamate in causa, sempre presso l’insediamento a rischio. Anche in questo caso, occorre stabilire procedure di intervento che garantiscano al massimo livello ragionevole la protezione degli equipaggi, senza compromettere la possibilità di individuare e tempestivamente bloccare i malviventi, che potrebbero trovarsi sul posto.
Un altro aspetto che merita particolare attenzione riguarda il fatto che, in alcune circostanze, la guardia particolare sul posto operi in servizi di vigilanza, da sola. È questa la tipica situazione in cui, ad esempio in un museo, una guardia particolare giurata occupa la sala controllo dei dispositivi di sicurezza del museo, ma essa opera in un contesto che gli anglosassoni chiamano “Lone worker”.
Se vi è bisogno di offrire urgente assistenza ad una guardia, che operi in questo contesto, è evidente che le procedure di accesso e di prestazione di supporto debbano essere specialmente adattate al rischio pandemico, evitando ad esempio possibilità di contatti e, nel caso la guardia che opera come Lone worker sia colta da malore, occorre che le squadre di pronto intervento di supporto siano dotate di tutti gli equipaggiamenti appropriati, per mantenere un ragionevole isolamento dal soggetto ammalorato, che potrebbe anche essere affetto dalla COVID 19.
La faccenda diventa ancora più complicata se la guardia, che opera da sola, non risiede nella centrale operativa locale, per tutta la durata del turno di servizio, ma ad intervalli più o meno regolari viene chiamata a svolgere attività di vigilanza ispettiva all’interno dell’insediamento. In questo caso diventa fondamentale avere a disposizione un sistema di tracciamento della posizione della guardia, in modo da offrire assistenza, dopo aver tempestivamente individuato il luogo da cui giunge la richiesta di assistenza. Ricordo ai lettori, a questo proposito, che oggi sono disponibili apparati ripetitori GPS, posti all’interno di un insediamento, che permettono il regolare funzionamento del localizzatore GPS, spesso installato a bordo dello smartphone o dell’apparato bidirezionale di comunicazione, garantendo una accuratezza particolarmente elevata, nel rilevare la posizione in cui la guardia si trova.
Un prudente manager della sicurezza, di cui dovrebbero essere dotati tutti gli istituti di media e grande dimensione, dovrebbe aver già provveduto ad attuare queste misure cautelative, ma, nel caso non lo avesse ancora fatto, credo proprio che sarebbe bene si attivasse con urgenza, per migliorare il livello di supporto offerto, sia le guardie particolari giurate in servizio, sia ai clienti serviti.
Adalberto Biasiotti
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