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XX Congresso Mondiale sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro 2014

XX Congresso Mondiale sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro 2014

Autore: Francesco Naviglio

Categoria: Convegni/Seminari

17/09/2014

Le relazioni esposte al Congresso nella prima giornata hanno sin da subito caratterizzato il tema di questo ventesimo incontro: sharing a vision for sustainable prevention. Di F. Naviglio.

 
Una delegazione Aifos ha partecipato al  XX Congresso Mondiale sulla Salute e Sicurezza sul lavoro 2014 che si è svolto  a Francoforte dal 24 al 27 agosto 2014. Le relazioni esposte al Congresso nella prima giornata hanno sin da subito caratterizzato il tema di questo ventesimo incontro: sharing a vision  for sustainable prevention.
 
Sono stati  di estremo interesse anche i numerosi lavori presentati nella  mostra dei poster nella Sala dedicata e sede del Forum sulla prevenzione, parallelo al Congresso, dove  esperti di tutto il mondo hanno illustrato  progetti, studi e proposte nelle loro aree di interesse. L’Italia era presente con alcuni lavori e progetti tra cui quelli di INAIL e di AIFOS.
 
Durante il congresso ci sono stati interventi a cura di rappresentanti di istituzioni governative e di organizzazioni internazionali provenienti da diversi Paesi del Mondo ed è emerso che la sicurezza e la salute in un mondo globalizzato non si ferma ai confini nazionali e che dobbiamo prestare maggiore attenzione alle condizioni di lavoro nei Paesi in via di sviluppo. Mentre in Europa si parla di una cattiva postura e burnout, in molti Paesi si registra addirittura una carenza di standard minimi assoluti e in questo contesto la responsabilità sociale delle imprese ha un ruolo importante nel dare un volto sociale alla globalizzazione.
 

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Nel suo rapporto il Segretario Generale della Associazione Internazionale di Sicurezza Sociale (ISSA), Hans-Horst Konkolewsky, ha affermato che “la prevenzione richiede un approccio olistico" che impone una nuova filosofia di prevenzione, lontana dalla concezione classica della sicurezza sul lavoro e orientata verso la salute dei dipendenti ed il benessere. In termini di prevenzione “…l'individuo deve essere considerato come un essere umano e non più solo come un lavoratore…”.
 
Un approccio olistico alla prevenzione non avvantaggia solo i lavoratori ma anche le imprese, infatti numerosi studi hanno dimostrato che  l'investimento nella prevenzione dei rischi genera un elevato tasso medio di ritorno  (Rate of Return) e che, inoltre, la promozione della salute sul posto di lavoro è anche in grado di recuperare giorni lavorativi persi.
 
I membri della ISSA, che raggruppa le istituzioni di previdenza sociale e le altre organizzazioni di sicurezza sociale nel mondo, ora devono svolgere un ruolo pionieristico nei rispettivi Paesi e impegnarsi attivamente nel campo della prevenzione svolgendo, ha detto infine il Segretario Generale ISSA, un ruolo importante “from payer to player”, da pagatore a giocatore.
 
In troppi Paesi la sicurezza sul lavoro è ancora considerato come un lusso che cade arbitrariamente vittima dei tagli di bilancio e ciò nonostante il fatto che, in particolare durante una ripresa economica, la tutela del lavoro potrebbe apportare un notevole valore aggiunto allo sviluppo sostenibile e al mondo degli affari. Molti relatori hanno invitato pertanto i politici a dimostrare ancora maggiore impegno per la costruzione di programmi nazionali e internazionali di sicurezza e salute sul lavoro orientati al raggiungimento del benessere dell’individuo.
 
Da più parti è stato sottolineato che, per esempio, uno dei problemi di salute prevalenti negli Stati Uniti è l'obesità e i fattori determinanti si possono trovare sia a casa che al lavoro. Il miglior esempio di questo, ha affermato, è il camionista. Egli diventa spesso obeso a causa dello scarso esercizio fisico durante il lavoro ma anche a causa di una dieta cronicamente povera.
Un'altra questione importante è la ricerca di giovani dipendenti in vista di un rapido invecchiamento della popolazione, soprattutto nell'emisfero settentrionale. Programmi Age-friendly spesso aiutano le aziende ad affrontare tali questioni.
 
Specifiche misure organizzative sono in grado di apportare miglioramenti in molti modi, ma il fattore più importante è la formazione del personale, stando comunque attenti a non utilizzare soluzioni didattiche eccessivamente rapide e semplificate.
 
Non c’ è quindi alcuna alternativa ad un approccio olistico e alla cultura del benessere e della salute da svilupparsi nel tempo. Programmi di salute e benessere sul luogo di lavoro più efficaci determinano un forte impegno organizzativo e il supporto dei dirigenti è fondamentale cosi come lo sono approcci partecipativi per programmare lo sviluppo, attraverso indagini, comitati direttivi, e focus group, che servono ad aumentare il coinvolgimento e condurre ai risultati efficaci e significativi.
 
L’altro importante tema affrontato, quello dello stress, è stato, come detto, ben presentato da numerosi studi e ricerche, ma soprattutto attraverso l’illustrazione delle potenzialità e dei contenuti del sito www.healthy-workplaces.eu  dove, oltre a molto materiale informativo, si trovano anche numerose buone prassi e guide per la prevenzione del fenomeno dello stress lavoro correlato. Inoltre è stato preannunciato che da ottobre sarà disponibile sul sito una e-guida alla gestione dello stress in 25 lingue diverse.
 
Durante una sessione tecnica è stato presentato uno studio dell’ILO finalizzato a valutare le tendenze in materia di stress lavoro-correlato e l'entità dell'impatto dei rischi psicosociali sulla salute mentale dei lavoratori sia nei Paesi in via di sviluppo e che nei Paesi cosiddetti sviluppati.
 
Lo studio è stato condotto in un numero selezionato di Paesi dell'Europa, Asia, Africa e Americhe che coinvolgono le principali parti interessate e costituenti dell'ILO. Lo studio ha implicato: una rivisitazione della letteratura internazionale scientifica sui rischi psicosociali e dello stress lavoro-correlato; un'indagine globale sulla legislativa, politica e istituzionale; metodologie e strumenti di formazione; linee guida aziendali e campagne di sensibilizzazione; principali parti interessate e reti professionali; dati e statistiche disponibili; un sondaggio per identificare tendenze, i driver, le barriere, i bisogni e le priorità per la prevenzione e gestione dei rischi psicosociali e dello stress lavoro-correlato.
 
Nei Paesi in via di sviluppo si nota una crescente preoccupazione per lo stress lavoro-correlato e sono stati condotti anche una serie di studi, ma le informazioni sulla portata del problema nel mondo in via di sviluppo sono ancora molto carenti. I risultati preliminari provenienti da Paesi in via di sviluppo mostrano che vi è un interesse sullo stress lavoro-correlato, in particolare attraverso interventi di ricerca e luogo di lavoro, e lo sviluppo di una legislazione specifica è aumentata negli ultimi anni.
 
Tuttavia, l'approccio politico e legislativo è ancora frammentato e concentrato su come affrontare comportamenti e conseguenze per la salute; un approccio globale alla prevenzione dei rischi psicosociali e la consapevolezza sul loro impatto sulla salute dei lavoratori non sono ancora diffusi e adeguatamente affrontati nei luoghi di lavoro. Alcune delle esigenze individuate dallo studio ILO riguardano lo sviluppo e l'applicazione di normative specifiche, la progettazione di politiche ad hoc, programmi o protocolli di valutazione armonizzati e specifici metodi di valutazione dei rischi psicosociali.
 
Durante il Congresso è emerso che un cambio di comportamenti non può che passare attraverso la scuola che deve promuovere la cultura della prevenzione e della salute e ciò renderà anche la scuola stessa una istituzione di qualità. Tuttavia, cosi come gli insegnanti debbono essere preparati in materie come la psicologia, la pedagogia, la comunicazione, cosi essi dovranno essere formati nella materia della salute e sicurezza nei luoghi di vita e lavoro.
 
La diversità tra i 3.980 partecipanti è certamente un indicatore della diversità del mondo del lavoro e ciò ha rappresentato uno stimolo ai principali argomenti trattati al Congresso Mondiale. Come possono gli sforzi di prevenzione affrontare questa diversità? Come si può garantire che tutte le persone siano protette in modo ottimale sul posto di lavoro? Questi e innumerevoli altre questioni sono state discusse a lungo in sessioni tecniche e simposi, non solo dai moderatori e relatori, ma anche dagli stessi partecipanti, spesso coinvolti nei dibattiti. L'obiettivo era quello di fare rete, scambiare opinioni e impegnarsi in un dialogo per cercare le soluzioni migliori.
 
La Vision Zero e la Sustainable Prevension sono state i temi dominanti di un’esperienza unica per la molteplicità delle presenze e per il vero approccio globale a un tema che va oltre i confini nazionali sul quale c’è ancora molto da dire e che riaprirà le sue porte a Singapore con il XXI Congresso Mondiale.
 
Una prima osservazione da fare è relativa alla massiccia presenza al Congresso Mondiale di università, istituti di ricerca, di organizzazioni statali e private aventi un core business orientato alla gestione della salute e sicurezza del lavoro.
 
La seconda osservazione riguarda la quasi totale e assordante assenza della voce dei lavoratori e dei datori di lavoro e, per loro, delle organizzazioni che li rappresentano nel mondo del lavoro.
 
Terza osservazione è, infine, connessa alla quasi totale assenza dell'Italia, sia a livello istituzionale che a livello del mondo del lavoro, in particolar modo per quanto riguarda la partecipazione attraverso propri relatori a sessioni dedicate durante le quali il nostro paese avrebbe potuto e dovuto portare testimonianze di valore.
 
È stata notevole la presenza (circa 15) di poster inviati e presentati da funzionari e ricercatori dell'Inail, mentre solo due associazioni professionali italiane, impegnate nella salute e sicurezza sul lavoro, hanno presentato loro interventi: AiFOS e AIAS. Tutto ciò a fronte di oltre 4mila partecipanti.
 
La domanda che mi pongo e che pongo a tutti gli operatori impegnati in Italia nel campo della prevenzione e della sicurezza dei lavoratori è la seguente: perché la forte sensibilità che viene dimostrata in Italia verso la sicurezza e la salute dei lavoratori non travalica i confini nazionali?
Forse pesano la scarsa conoscenza delle lingue straniere e i rarissimi ottimi prodotti informativi italiani tradotti in lingua inglese? O si tratta semplicemente della storica vicenda di un’Italia che fatica a dimostrare quanto vale? Alla luce dell’esperienza congressuale, ritengo che AiFOS debba accettare anche questa nuova sfida e, per quanto possibile, proporsi anche al di fuori dei confini nazionali quale interlocutore e portavoce per il nostro paese.
 
Francesco Naviglio, Segretario generale AiFOS




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Rispondi Autore: MT - likes: 0
17/09/2014 (08:54:08)
provo a rispondere alla domanda: forse il fare qualcosa per ottenere reale sicurezza/salute/benessere lavorativo è un compito troppo dipendente dalle specifiche realtà contingenti... del resto, potremmo parlare anche dell'utilità e della connessione con la realtà di molti "interventi a cura di rappresentanti di istituzioni governative"
Rispondi Autore: Francesco Cuccuini - likes: 0
18/09/2014 (08:33:38)
[..] perché la forte sensibilità che viene dimostrata in Italia verso la sicurezza e la salute dei lavoratori non travalica i confini nazionali? [..]

La forte sensibilità !?!
Son perplesso

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