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Incidente sul lavoro, memoria ed elaborazione

Incidente sul lavoro, memoria ed elaborazione
Antonio Zuliani

Autore: Antonio Zuliani

Categoria: Comportamenti sicuri e BBS

15/03/2018

Il riemergere del ricordo se da un lato aumenta l’esperienza, da un altro, se accompagnato da forti emozioni, può arrivare a inibire i comportamenti.

Ospitiamo un articolo tratto da PdE, rivista di psicologia applicata all’emergenza, alla sicurezza e all’ambiente.

 

INCIDENTE SUL LAVORO, MEMORIA ED ELABORAZIONE

di Antonio Zuliani

 

Un incidente sul lavoro, avvenuto o solo sfiorato, si fissa nella memoria di chi lo vive o solo vi assiste in modo significativo. Abbiamo già descritto come questo ricordo possa trovare degli ostacoli nella ricostruzione tecnica di quanto è accaduto (Zuliani, 2017) e di come, colui che è chiamato a tale funzione, debba prendere in considerazione alcune trappole cognitive legate al funzionamento della memoria e al riaffiorare dell'evento.

 

In questo contributo vogliamo fermare l'attenzione su altri aspetti più strettamente collegati alle reazioni che le persone potranno avere trovandosi esposti a un evento già vissuto. Il riemergere del ricordo se da un lato aumenta l’esperienza, da un altro, se accompagnato da forti emozioni, può arrivare a inibire i comportamenti.

 

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Il ruolo della memoria

Come si evince dal lavoro di Bechara e altri (1999) quello che accade si fissa nella memoria delle tracce mnestiche che persistono anche in modo staccato dal ricordo dell'evento specifico. Quando ci si trova di fronte a una situazione analoga a quella già vissuta si realizza una riattivazione delle relative tracce emotive associate al primo evento e ciò può arrivare a condizionare i comportamenti che si metteranno in atto nelle circostanze presenti.

 

L'area cerebrale responsabile di questo processo si trova nella corteccia prefrontale vetero-mediale, che è una sorta di magazzino nel quale si incontrano e si associano le componenti emotive e cognitive legate ai ricordi. Si tratta della nota "ipotesi del marcatore somatico". D'altra parte già Lewin (1936) diceva che l'esperienza maturata non è il risultato della somma dei singoli eventi, ma più propriamente si struttura sulle interconnessioni tra gli eventi. Reason e Lucas (1984) affermano che la memoria di lavoro, che potrebbe in qualche modo intervenire per una corretta utilizzazione di quanto contenuto nella memoria a lungo termine, viene in qualche modo bay-passata quando stiamo cercando di avere una proiezione futura di ciò che sta accadendo e per farlo ricorriamo alle esperienze pregresse (Wickens e altri, 1984). Quanto detto si collega a quanto scrive Damasio (1994) relativamente al ruolo che le sensazioni viscerali hanno quando ci troviamo a prendere una decisione in situazioni di incertezza. Secondo questo autore si attiverebbe un processo dal basso verso l'altro (bottom-up) senza che vi sia una mediazione cognitiva.

 

Sulla base di quanto fino a qui affermato, se da un lato la memoria di un evento può rappresentare un valido fattore di sviluppo della resilienza, dall’altro lato comportare una ricostruzione distorta della realtà storica. Questi sia a livello individuale, sia di memoria collettiva di un evento. Seganti (2005), seppur riferendola a contesti clinici, parla dell'esistenza di una "memoria procedurale inconscia" che influenza il modo con cui la persona percepisce l'ambiente che lo circonda e ne orienta le azioni. Una memoria che si costruisce attraverso la codifica di aspetti non verbali del linguaggio, ma che determinano i rapporti tra la persona e il mondo circostante.

 

Rimpianto

Altri autori pongono, invece, l'accento sul meccanismo del rimpianto anticipato, che, come vedremo in seguito, fornisce un'interpretazione diversa allo stesso problema. Visione diversa, ma che rinforza l'esigenza di attivare le strategie che presenteremo al termine dell'articolo a favore delle persone coinvolti in questi eventi.

 

Il rimpianto, per sua definizione, è il sentimento che accompagna una persona di fronte a un'occasione che la stessa considera definitivamente perduta, tanto più se ciò deriva dal fatto di non avere fatto qualche cosa che avrebbe potuto fare.

 

Possiamo vedere il rimpianto come una sorta di ruminare sugli eventi accaduti, centrato sul pensiero controfattuale, cioè su cosa avrebbe potuto accadere se avessimo agito in modo diverso. Si tratta di un fenomeno molto comune. Pensiamo ad esempio di aver appena acquistato un cellulare e di scoprire che il giorno dopo lo stesso modello viene offerto con un notevole sconto. Il rammaricarsi per l'acquisto e il pensare che se solo avessimo atteso un giorno avremmo avuto un bel risparmio di denaro è chiamato “pensiero controfattuale”. Ci troviamo di fronte a un "se" senza soluzione: oramai l'acquisto lo abbiamo fatto. E a ben poco vale il ragionamento che non potevamo sapere, al momento dell'acquisto, che il cellulare sarebbe stato successivamente scontato. Per dirla con Kahneman (2011) il rammarico ha a che fare con il funzionamento del Sistema 1 e la correzione cognitiva che cerchiamo di proporre attraverso il Sistema 2 (razionale e ragionevole) non sempre dà l'esito sperato. Proprio questi "se" sono tra i pensieri più terribili dopo un incidente. Gli studiosi che hanno soffermato la loro attenzione sulla teoria del rimpianto (Loomes e Sugden 1982 o Bell 1983) concordano nel ritenere che il pensiero controfattuale enfatizza la responsabilità implicita della persona a fronte della possibilità che avrebbe avuto di terminare un risultato diverso attraverso le sue scelte.

 

Emozioni

La differenza tra questi due modelli non deve distoglierci dalla constatazione che entrambi pongono l'accento sul ruolo delle emozioni sui comportamenti successivi, e questo è un aspetto che è stato fin troppo trascurato dopo l'esposizione a un incidente o comunque a un evento drammatico.

 

Le emozioni, come ricorda Damasio (1994) ci consentono di valutare le informazioni in modo efficace e le stesse vanno considerate parte integrante di un corretto processo decisionale tanto che, come dice Lehrer (2009) la dicotomia tra razionalità ed emozioni non solo è falsa, ma anche distruttiva. Proprio il profondo rispetto per la sfera emozionale deve consigliarci di predisporre le misure necessarie affinché la memorizzazione dell'evento risulti il più possibile corretta affinché il suo riemergere non si accompagni a emozioni che possono influire negativamente sulle azioni della persona mette in atto.

 

Sul tema ci siamo soffermati più volte (Zuliani, 2007, 2011, 2017) in cui ci limitiamo a sottolineare che le strategie adottate non sono per nulla dispendiose e, se attivate con la colorazione di un professionista preparato, hanno anche la funzione di aumentare la fiducia verso l'azienda dei soggetti coinvolti che si sentono compresi e tutelati come persone nella loro interezza.

 

Antonio Zuliani



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