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Lo studio è sfociato nella redazione del documento Affrontare la sfida della sicurezza delle attività offshore nel settore degli idrocarburi (Commissione Europea, 2010), nel quale si riporta come, benché l'Unione disponga già di esempi eccellenti di pratiche normative nazionali (tra le quali figurano, a buon diritto, quelle italiane), un'armonizzazione “verso l'alto” dell'attuale quadro normativo potrebbe ulteriormente migliorare la sicurezza di tali attività.
Sulla scorta di tali risultanze, il 27 ottobre 2011, la Commissione Europea ha adottato lo schema di Proposta di regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla sicurezza delle attività offshore di prospezione, ricerca e produzione nel settore degli idrocarburi (Regolamento Offshore), che ha come obiettivo quello fissare elevati standard minimi di sicurezza per la prospezione, la ricerca e la produzione di idrocarburi in mare aperto, riducendo le probabilità di accadimento di incidenti gravi, limitandone le conseguenze e aumentando, così, nel contempo, la protezione dell'ambiente marino.
Nel corso di tre diverse Presidenze UE (Polonia, Danimarca e Cipro), il Consiglio, per il tramite del suo Working Party on Energy (EWP), cui partecipano attivamente alcuni rappresentanti della DGRME, ha analizzato la Proposta di Regolamento e ha presentato diversi emendamenti.
Successivamente, la Proposta di Regolamento è divenuta una “Proposta di Direttiva”, a seguito di quanto deliberato dall’EWP del Consiglio e, parallelamente, anche dalla Commissione Industria, Ricerca ed Energia (ITRE) del Parlamento Europeo.
Sotto la presidenza irlandese, la Proposta di Direttiva è stata approvata prima dal Consiglio dell’Unione Europea, poi dal Parlamento Europeo e, infine, pubblicata in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea in data 28 Giugno 2013 come Direttiva 2013/30/UE del 12 giugno 2013 sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi e che modifica la direttiva 2004/35/CE
La DGRME ha partecipato attivamente ai lavori mediante la formulazione di osservazioni e proposte volte ad accrescere gli standard di sicurezza europei. In particolare, è stata accolta la proposta italiana di inserire nella normativa l’adozione di strumenti quali la “black box”, già introdotti nel nostro ordinamento a seguito degli approfondimenti tecnici successivi all’incidente del Golfo del Messico, e che entreranno a far parte del patrimonio di sicurezza comune di tutti gli Stati membri.
RECEPIMENTO DELLA DIRETTIVA
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Più sicurezza nelle operazioni in mare per il settore degli idrocarburi
La Commissione europea ha reagito all'incidente nel Golfo del Messico (occorso al “pozzo Macondo”) dell’Aprile 2010, avviando un’approfondita analisi delle attuali norme adottate nell‘intera Unione Europea e dai suoi Stati Membri.
Lo studio è sfociato nella redazione del documento Affrontare la sfida della sicurezza delle attività offshore nel settore degli idrocarburi (Commissione Europea, 2010), nel quale si riporta come, benché l'Unione disponga già di esempi eccellenti di pratiche normative nazionali (tra le quali figurano, a buon diritto, quelle italiane), un'armonizzazione “verso l'alto” dell'attuale quadro normativo potrebbe ulteriormente migliorare la sicurezza di tali attività.
Sulla scorta di tali risultanze, il 27 ottobre 2011, la Commissione Europea ha adottato lo schema di Proposta di regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla sicurezza delle attività offshore di prospezione, ricerca e produzione nel settore degli idrocarburi (Regolamento Offshore), che ha come obiettivo quello fissare elevati standard minimi di sicurezza per la prospezione, la ricerca e la produzione di idrocarburi in mare aperto, riducendo le probabilità di accadimento di incidenti gravi, limitandone le conseguenze e aumentando, così, nel contempo, la protezione dell'ambiente marino.
Nel corso di tre diverse Presidenze UE (Polonia, Danimarca e Cipro), il Consiglio, per il tramite del suo Working Party on Energy (EWP), cui partecipano attivamente alcuni rappresentanti della DGRME, ha analizzato la Proposta di Regolamento e ha presentato diversi emendamenti.
Successivamente, la Proposta di Regolamento è divenuta una “Proposta di Direttiva”, a seguito di quanto deliberato dall’EWP del Consiglio e, parallelamente, anche dalla Commissione Industria, Ricerca ed Energia (ITRE) del Parlamento Europeo.
Sotto la presidenza irlandese, la Proposta di Direttiva è stata approvata prima dal Consiglio dell’Unione Europea, poi dal Parlamento Europeo e, infine, pubblicata in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea in data 28 Giugno 2013 come Direttiva 2013/30/UE del 12 giugno 2013 sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi e che modifica la direttiva 2004/35/CE
La DGRME ha partecipato attivamente ai lavori mediante la formulazione di osservazioni e proposte volte ad accrescere gli standard di sicurezza europei. In particolare, è stata accolta la proposta italiana di inserire nella normativa l’adozione di strumenti quali la “black box”, già introdotti nel nostro ordinamento a seguito degli approfondimenti tecnici successivi all’incidente del Golfo del Messico, e che entreranno a far parte del patrimonio di sicurezza comune di tutti gli Stati membri.
RECEPIMENTO DELLA DIRETTIVA
Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Matteo Renzi e dei Ministri dello sviluppo economico Federica Guidi e dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare Gian Luca Galletti, ha approvato, in via definitiva dopo aver acquisito i pareri prescritti, un provvedimento che attua la direttiva dell’Unione europea n. 2013/30 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 giugno 2013, sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi che modifica la direttiva 2004/35/CE concludendo il percorso iniziato in Italia e in Europa nel 2010 a seguito dell’incidente del Pozzo Macondo nel Golfo del Messico. La norma, frutto di un intenso e corale lavoro avviato nell’ottobre 2013 dal Ministero dello Sviluppo Economico, in stretta collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, subito dopo l’emanazione della direttiva, ha come obiettivo il rafforzamento ulteriore del livello di sicurezza delle attività in mare in materia di idrocarburi. Attraverso una gestione del rischio sistematica si potranno prevenire gli incidenti gravi, limitare le conseguenze, aumentare la protezione dell’ambiente marino e delle economie costiere dall’inquinamento nonché limitare le possibili interruzioni della produzione energetica interna dell’Unione. Sono state introdotte nuove e maggiori forme di garanzia economica e sistemi di controllo continuo sulla sicurezza delle operazioni. Inoltre, un Comitato composto da esperti nelle diverse discipline della sicurezza in mare assicurerà il rispetto della nuova norma. Il Decreto legislativo si inserisce in un quadro normativo già esistente in materia di sicurezza e di protezione del mare dall'inquinamento che ha finora garantito, attraverso una rigorosa applicazione e costanti controlli da parte delle strutture tecniche del Ministero dello sviluppo economico, in collaborazione con gli altri enti competenti, il raggiungimento dei più alti livelli europei di sicurezza per i lavoratori e l’ambiente, con incidenti e infortuni tendenti allo zero e comunque sei volte inferiori a quelli del complesso industriale produttivo. Oggi (6 Agosto 2015), pertanto, si completa il quadro normativo sulla sicurezza offshore nel settore degli idrocarburi che potrà garantire uno sviluppo sempre più attento alle problematiche sia di sicurezza dei lavoratori che di salvaguardia dell’ambiente. |
Affrontare la sfida della sicurezza delle attività offshore nel settore degli idrocarburi (Commissione Europea, 2010)
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