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Testo Unico: si discute...
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Ospitiamo oggi sul nostro quotidiano l’intervento del p.i. Vanni Valeri, nostro lettore, a commento dell’articolo dell’Avv. Dubini apparso su PuntoSicuro il 24 gennaio 2005 (il primo degli interventi dell’avv. Dubini sulla depenalizzazione).
Intervento a cura di Vanni Valeri.
“Faccio riferimento all'elegante e chiaro articolo inerente la depenalizzazione del Testo Unico della Sicurezza.
Essendo in diretto contatto con il Ministero delle Attività Produttive, e del Lavoro, mi permetto di segnalare che quanto indicato nell'articolo corrisponde al vero, ma non si fa, a torto, nessun riferimento ai motivi europeisti che portano a tale decisione, impostazione. Quasi tutte le direttive sociali e tutte le direttive di prodotto pongo degli obbiettivi che debbono sul campo essere tradotti in misure specifiche di protezione facendo diretto riferimento allo stato della tecnica. Vincolare gli imprenditori o datori di lavoro all'adozione di misure tecniche definite per esempio nel D.p.r. 547/55 non tutela più in modo adeguato i lavoratori (vedi per esempio la questione dei 20 ohm negli impianti di terra, vedi la definizione dei sistemi di comando e controllo relativi alla sicurezza delle macchine, etc...). Quindi è di assoluta indiepensabilità non costringere un datore di lavoro ad adottare misure di sicurezza che erano studiate con il modo di pensare del 1955, ma occorre
e studiare, progettare ed adottare le misure di sicurezza con il modo di ragionare e con lo stato della tecnica del 2005.
L'uso dello strumento della disposizione, come è stato fatto nel settore dei controlli in materia di lavoro, è certamente uno strumento non deresponsabilizzante per il datore di lavoro, in quanto se non adotta quanto indicato nella disposizione, comunque gli viene chiesto di pagare una ammenda e di adeguare quanto indicato nella disposizione stessa.
Non volendo fare una motivata critica ai contenuti dell'articolo dell'Avvocato, mi sento di fare una grossa critica all'impostazione interrogativa della correttezza del Testo Unico, ripeto come detto in precedenza, fatta senza conoscere/tenere in considerazione a largo raggio l'impostazione del modo di ragionare e tutto ciò che verte dietro il testo unico. E' troppo riduttivo soffermarsi al commento di una decisione senza tenere in considerazione le argomentazioni tecniche ed europeiste che impongono tale impostazione. Ci si permetterebbe persino di dire: avete voluto l'Europa, eccone le conseguenze.”
Ospitiamo oggi sul nostro quotidiano l’intervento del p.i. Vanni Valeri, nostro lettore, a commento dell’articolo dell’Avv. Dubini apparso su PuntoSicuro il 24 gennaio 2005 (il primo degli interventi dell’avv. Dubini sulla depenalizzazione).
Intervento a cura di Vanni Valeri.
“Faccio riferimento all'elegante e chiaro articolo inerente la depenalizzazione del Testo Unico della Sicurezza.
Essendo in diretto contatto con il Ministero delle Attività Produttive, e del Lavoro, mi permetto di segnalare che quanto indicato nell'articolo corrisponde al vero, ma non si fa, a torto, nessun riferimento ai motivi europeisti che portano a tale decisione, impostazione. Quasi tutte le direttive sociali e tutte le direttive di prodotto pongo degli obbiettivi che debbono sul campo essere tradotti in misure specifiche di protezione facendo diretto riferimento allo stato della tecnica. Vincolare gli imprenditori o datori di lavoro all'adozione di misure tecniche definite per esempio nel D.p.r. 547/55 non tutela più in modo adeguato i lavoratori (vedi per esempio la questione dei 20 ohm negli impianti di terra, vedi la definizione dei sistemi di comando e controllo relativi alla sicurezza delle macchine, etc...). Quindi è di assoluta indiepensabilità non costringere un datore di lavoro ad adottare misure di sicurezza che erano studiate con il modo di pensare del 1955, ma occorre
e studiare, progettare ed adottare le misure di sicurezza con il modo di ragionare e con lo stato della tecnica del 2005.
L'uso dello strumento della disposizione, come è stato fatto nel settore dei controlli in materia di lavoro, è certamente uno strumento non deresponsabilizzante per il datore di lavoro, in quanto se non adotta quanto indicato nella disposizione, comunque gli viene chiesto di pagare una ammenda e di adeguare quanto indicato nella disposizione stessa.
Non volendo fare una motivata critica ai contenuti dell'articolo dell'Avvocato, mi sento di fare una grossa critica all'impostazione interrogativa della correttezza del Testo Unico, ripeto come detto in precedenza, fatta senza conoscere/tenere in considerazione a largo raggio l'impostazione del modo di ragionare e tutto ciò che verte dietro il testo unico. E' troppo riduttivo soffermarsi al commento di una decisione senza tenere in considerazione le argomentazioni tecniche ed europeiste che impongono tale impostazione. Ci si permetterebbe persino di dire: avete voluto l'Europa, eccone le conseguenze.”
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