Sicurezza sul lavoro e Piano Nazionale della Prevenzione
Il Piano Nazionale della Prevenzione e le attività in corso del Ministero della Salute per la sicurezza sul lavoro sono stati illustrati nella conferenza stampa di presentazione della Conferenza Nazionale in programma a Napoli il 25 e 26 gennaio (vedere PuntoSicuro n. 1621).
Nel disegnare lo scenario produttivo italiano il Ministero sottolinea come esso sia caratterizzato dall’essere costituito per più del 95% da aziende di piccole e piccolissime dimensioni ( cioè da 0 a 5 addetti). Negli ultimi anni si è assistito alla evoluzione delle caratteristiche produttive, e quindi occupazionali, del paese (lavoratori a progetto, lavoratori stranieri, etc.), con evidenti ricadute anche sulla capacità del “sistema” di affrontare efficacemente le problematiche che da esse derivano, accentuate anche dalla difficoltà di far emergere in maniera adeguata le sacche di lavoro irregolare presenti in alcuni settori in maniera prevalente rispetto ad altri.
In questo contesto, è noto che si determinano ogni anno circa 1 milione di infortuni sul lavoro, di cui circa 1200 con esito mortale, e più di 25.000 casi di patologia correlata al lavoro. Tali cifre riguardano in maggiore misura ambiti produttivi quali l’edilizia, la metalmeccanica, l’industria del legno e dei trasporti.
Il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori deve sempre più operare - precisa quindi il Ministero - in una logica di “sistema” che, individuando le priorità di intervento e realizzando appropriate ed efficaci azioni di prevenzione, assicuri il reale coinvolgimento di tutti gli attori del sistema. In tale ottica la stesura del nuovo Testo Unico sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro rappresenta lo strumento per un indirizzo funzionale ad un disegno omogeneo del sistema della prevenzione e di quanto si muove al suo interno (vedere PuntoSicuro n. 1633).
Con la emanazione del Piano Nazionale della Prevenzione, secondo quanto definito nell’intesa Stato, Regioni e Province autonome, nel marzo 2005, il Ministero della Salute ha esplicitato in maniera chiara ed articolata quali obiettivi e quali attività devono essere realizzati dalle Regioni e, conseguentemente dalle ASL, al fine del miglioramento delle condizioni di salute nei luoghi di lavoro.
Il piano si basa su due “pilastri” lo sviluppo della materia: il consolidamento dei sistemi di sorveglianza epidemiologica dei fenomeni di salute (e quindi la capacità di “lettura” dei fenomeni legati alla salute dei lavoratori e, insieme, di porre adeguate soluzioni) e la realizzazione di piani regionali di prevenzione mirati su specifici comparti a rischio per la salute dei lavoratori (definendo con questo come utilizzare le risorse del sistema a fronte dei bisogni di salute). Lo svolgimento operativo dei piani è affidato ai Servizi dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL, che hanno già avviato le attività per il raggiungimento degli obiettivi.
Ad oggi è in corso, da parte del CCM (Centro Nazionale per il la Prevenzione ed il Controllo e delle Malattie) afferente alla Direzione Generale Prevenzione, il monitoraggio delle attività del piano, in raccordo con le varie Regioni, al fine di assicurare tutto il supporto utile al raggiungimento degli obiettivi.
Il primo passo operativo è stato quello di utilizzare, in maniera diffusa ed omogenea, le informazioni desunte dalle fonti correnti ufficiali sugli infortuni e le malattie correlate al lavoro. Ciò per migliorare la capacità di definizione delle priorità (di ambiti produttivi, geografici, di rischio, etc.) e, conseguentemente, delle strategie e dei piani di intervento, sia a livello nazionale che a livello locale delle Regioni e delle singole ASL. I dati correnti sono rappresentati dal flusso informativo INAIL-ISPESL-Regioni, su infortuni e malattie correlate al lavoro, da studi specifici (monitoraggio applicazione L. 626), da registri di patologia.
Il Sistema Informativo attraverso il monitoraggio delle conseguenze sulla salute per esposizioni lavorative, consentirà di meglio comprendere le modalità di accadimento degli eventi, di individuare le soluzioni opportune da applicare e soprattutto di valutare in termini di efficacia le misure di prevenzione adottate. L’obiettivo è, pertanto, la realizzazione di interventi di prevenzione definendo ambiti prioritari, azioni efficaci, metodi e strumenti adeguati. In particolare, la valutazione negli interventi di prevenzione deve riguardare il raggiungimento degli obiettivi in termini di efficacia e di appropriatezza, vale a dire valutare i risultati che le azioni poste in essere hanno avuto sulla popolazione lavorativa.
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