Sicurezza: le proposte del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro
Roma, 13 Nov – In Italia il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro ( CNEL) è un importante organo di rilievo costituzionale (articolo 99 Costituzione italiana) con funzione consultiva, rispetto al Governo, alle Camere e alle Regioni, e potere di iniziativa legislativa.
In particolare la legge 936/1986 (Norme sul Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) indica che il CNEL “contribuisce all'elaborazione della legislazione che comporta indirizzi di politica economica e sociale esprimendo pareri e compiendo studi e indagini su richiesta delle Camere o del Governo o delle regioni o delle province autonome”; e “può formulare osservazioni e proposte di propria iniziativa”.
Considerato poi che l’impegno istituzionale del CNEL comprende la prevenzione, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro ed è orientato a concorrere al miglioramento complessivo delle condizioni di lavoro nel nostro Paese, e a incidere sulla riduzione del numero di incidenti sul lavoro, è stato prodotto e pubblicato dal CNEL un documento di "Osservazioni e proposte" corredato da un imponente lavoro istruttorio, con tre diversi allegati:
- Allegato I – Elenco dei soggetti auditi e relative memorie
- Allegato II – Analisi campionaria su 103 contratti collettivi nazionali di lavoro: mappatura e schede
- Allegato III – Analisi dei protocolli condivisi per il contrasto e il contenimento del virus Sars-Cov2 negli ambienti di lavoro
Ci soffermiamo oggi su alcune indicazioni tratte dal documento “Il contributo dei corpi intermedi alla effettività delle tutele in materia di salute occupazionale e sicurezza sul lavoro – vol. I - Osservazioni e proposte del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro – Assemblea - 24 ottobre 2024”, ricordando che con “corpi intermedi” si intendono quelle formazioni sociali, quelle organizzazioni legittimate a tutelare gli interessi dei cittadini nell’ambito dello svolgimento di determinate attività, ad esempio i sindacati e le associazioni di categoria, e che si pongono in posizione "intermedia" tra privato e pubblico.
Per presentare il documento del CNEL ci soffermiamo sui seguenti argomenti:
- Il documento del CNEL: gli esiti del lavoro istruttorio
- Il documento del CNEL: i punti di convergenza
- Il documento del CNEL: le proposte
Il documento del CNEL: gli esiti del lavoro istruttorio
Riprendiamo dal documento i principali esiti del lavoro istruttorio.
Si afferma che, all’esito del lavoro istruttorio, il nostro Paese possiede “già oggi, in tema di salute occupazionale e sicurezza sul lavoro, una delle normative più avanzate in ambito europeo. Il problema, se mai, è quello della effettiva applicazione/applicabilità delle previsioni di legge e della efficacia dei controlli”. E alcune problematiche “sono accentuate dalla diversificazione settoriale e, soprattutto, dalle dimensioni d’impresa”. E l’imponente apparato normativo “risulta pensato per imprese di medio – grandi dimensioni e trova difficile applicazione, in termini di esigibilità, per le piccole imprese e per i datori di lavoro non imprenditori”.
In particolare l’iniziativa del CNEL si è concentrata “su un profilo specifico di particolare importanza pratica entro cui collocare un sistema prevenzionistico, che è quello del contributo che gli stessi attori sociali possono fornire concretamente, giorno dopo giorno, per concorrere alla messa in campo di iniziative di sistema e misure operative adattate alle peculiarità dei diversi settori, dei territori e dei singoli contesti produttivi e di lavoro. Da questo punto di vista, la normativa vigente ha indubbiamente cercato di valorizzare il ruolo della contrattazione collettiva, affidandole il compito di adattare e rendere effettiva la disciplina di legge nei diversi settori economici e produttivi anche attraverso il sostegno e la promozione degli organismi paritetici”. Ma è vero anche che la mappatura della contrattazione collettiva “mostra abbastanza chiaramente come le parti sociali abbiano introdotto un sistema di tutele per la gestione della malattia professionale e dell’infortunio sul lavoro mentre resta ancora da sviluppare pienamente la parte più promozionale e preventiva della cultura della sicurezza che, il più delle volte, è oggetto di interventi solo a livello aziendale”.
Si parla poi degli spazi di intervento per la contrattazione collettiva e per le parti sociali, secondo quanto previsto dal Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, anche con riferimento alle misure messe in campo durante la fase pandemica, che “indicano una strada da seguire con determinazione, che è quella del dialogo sociale, dei protocolli condivisi e dei comitati di garanzia della attuazione delle misure definite a livello nazionale e di settore, e che potrebbe aiutare a migliorare le condizioni di lavoro in azienda e i rapporti industriali in materia, senza che sostituisca la legge, gli obblighi e i ruoli previsti per l’impresa e rappresentanza”.
In questo senso “l’esperienza dei protocolli condivisi e, là dove costituiti dalla contrattazione collettiva, dei comitati paritetici di garanzia della effettività della applicazione delle previsioni normative è indubbiamente una buona prassi che può consentire di attualizzare ai tempi moderni e concretizzare la filosofia contenuta nell’articolo 9 dello Statuto dei diritti dei lavoratori garantendo al tempo stesso certezza del diritto e piena esigibilità del dato normativo”.
Il documento del CNEL: i punti di convergenza
Nelle osservazioni sono poi riportati vari punti di convergenza:
- Un primo punto di convergenza “attiene alla urgenza di dotarsi di una ‘Strategia nazionale di prevenzione e protezione’, assente da sempre nel nostro Paese, nonostante le reiterate richieste delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni comunitarie rispetto alla Strategia quinquennale europea”;
- un secondo punto di convergenza è relativo alla “introduzione di misure che impediscano la concessione di finanziamenti o incentivi con fondi pubblici alle imprese (condannate in via definitiva) perché non hanno rispettato i requisiti di regolarità e legalità, che non applicano i CCNL sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative e le normative di legge e contratto collettivo in materia di salute e sicurezza sul lavoro”;
- un terzo punto di convergenza è relativo alla “urgenza di rendere pienamente operativi sia il comitato per l'indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro sia la commissione consultiva permanente (rispettivamente, art. 5 e art. 6, del D. Lgs. 81/08), puntando, inoltre, a concretizzare un coordinamento operativo e interpretativo permanente tra l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) e le Aziende Sanitarie Locali (ASL), migliorando le verifiche ispettive in qualità, quantità e frequenza, anche attraverso assunzioni finalizzate (e relativa formazione), sia per quanto riguarda l’INL sia per i servizi di prevenzione dei servizi sanitari territoriali. Si suggerisce anche di realizzare, nell’ambito del coordinamento e nella programmazione della attività ispettive, un confronto stabile, strutturato e continuativo con l’Inail e le Parti sociali”.
Il documento si sofferma poi anche su altri temi, ad esempio:
- fondo di sostegno alla piccola e media impresa, ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza territoriali e alla pariteticità di cui all’art. 52 del D. Lgs. n. 81/2008
- finanziamento della prevenzione da parte dell’INAIL,
- campagna di investimenti nel settore della salute e sicurezza da parte delle imprese con particolare attenzione alle PMI.
Il documento del CNEL: le proposte
Veniamo alle vere e proprie proposte.
Sul piano delle proposte il CNEL sottolinea l’importanza di “garantire pienamente ai lavoratori, quanto previsto dall’articolo 9 dello Statuto dei diritti dei lavoratori, rafforzando spazi concreti di azione per la rappresentanza e la contrattazione collettiva in applicazione del decreto legislativo n. 81 del 2008 che ha definito maggiormente il ruolo e le funzioni dei rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, anche nella prospettiva di sperimentare iniziative analoghe a quanto è accaduto con i comitati di garanzia per l’attuazione delle misure di prevenzione e contrasto del Covid-19 nella fase pandemica, come previsto nei diversi contratti collettivi nazionali di lavoro”.
A questo fine il CNEL propone alle forze sociali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale “di valutare, entro la fine del 2024, gli spazi per un eventuale protocollo che, preservando e rafforzando le autonome sedi delle relazioni e gli ambiti negoziali propri, valorizzi appieno le tre tematiche di fondo oggetto di questo documento (sostenere e ampliare gli spazi della contrattazione, sostenere e ampliare il ruolo della rappresentanza, valorizzare e se possibile replicare l’esperienza dei protocolli anti-contagio) e che possa al tempo stesso generalizzare le buone pratiche osservate”. Mentre il CNEL “si impegna a istituire e regolamentare entro il 31 dicembre 2024 un Osservatorio permanente sulle tematiche di salute e sicurezza negli ambienti di lavoro, presso il quale raccogliere sia in base alle evidenze risultanti dall’attività dell’Archivio che attraverso le summenzionate parti sociali, le buone pratiche in materia, e monitorare i fenomeni critici tra cui il sommerso, l’irregolarità e l’abuso dello strumento della pariteticità non riconducibile a sistemi contrattuali non radicati nel tessuto economico e sociale né riconducibili a soggetti datoriali e sindacali comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale”.
In particolare – continua il documento – tenendo conto dei cambiamenti demografici in atto, dell’ invecchiamento della popolazione lavorativa e della diffusione delle malattie croniche, “l’Osservatorio presterà attenzione, raccordandosi con l’Osservatorio per l’inclusione e l’accessibilità del CNEL, anche al mutato rapporto tra salute e lavoro, oltre la dimensione ristretta della salute occupazionale e nella prospettiva di agevolare l’effettiva inclusione e permanenza nel mercato del lavoro delle persone con disabilità, delle persone vittime di violenza e delle persone particolarmente vulnerabili. Parimenti l’Osservatorio svolgerà le proprie funzioni anche nell’ottica di una prospettiva di genere, raccordandosi con il competente Comitato per le Pari opportunità già istituito e operante presso il CNEL”.
Infine, nell’ottica di fornire un ulteriore e specifico contributo ai decisori politici e alle parti sociali, il CNEL “intende proporre all’INAIL un partenariato istituzionale così da fornire, per il tramite dell’istituendo Osservatorio sulle tematiche di salute e sicurezza negli ambienti di lavoro, un contributo progettuale e anche alla campagna di investimenti, alle azioni di sostegno e alle ricerche promosse da INAIL in materia e prevedere, attraverso la definizione di un apposito accordo operativo, che le denunce di infortuni riportino al proprio interno il codice alfanumerico unico di cui all’articolo 16-quater del decreto legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito con modificazioni dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, in modo da contribuire alla costruzione di indicatori di rischio collegati ai rispettivi CCNL depositati presso l’Archivio nazionale dei contratti e degli accordi collettivi di lavoro ai sensi dell’articolo 17 della legge 30 dicembre 1986, n. 936”.
Rimandiamo in conclusione alla lettura integrale del documento e anche dei tre allegati relativi ai soggetti ascoltati, al lavoro istruttorio e all’analisi dei protocolli condivisi per il contrasto e il contenimento del virus Sars-Cov2 negli ambienti di lavoro.
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