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Malattie da lavoro - Prevenzione e Tutela: un convegno a Milano

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Approfondimento

30/01/2008

La Fondazione Malagugini organizza il prossimo 1 febbraio il convegno Malattie da lavoro - Prevenzione e Tutela. C. Smuraglia, V. Foà, F. Scarpelli, A. Della Bella, S. Cantoni, M. Di Lecce e R. Guariniello dibatteranno delle nuove malattie professionali.

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La Fondazione Malagugini organizza per il prossimo 1 febbraio il convegno a partecipazione gratuita “Malattie da lavoro - Prevenzione e Tutela”.
 
Le malattie professionali “tabellate*”, che per lungo tempo erano state le uniche riconosciute e riconoscibili anche in sede assicurativa, hanno perso un pò di rilievo a seguito della messa al bando di alcuni prodotti e sostanze particolarmente pericolose.
 
Si è ampliato, peraltro, l’ambito delle malattie da lavoro, quelle – cioè – che pur non essendo “tabellate” possono ritenersi collegate alla prestazione di lavoro, a condizione peraltro che l’interessato fornisca la prova del “nesso di causalità”.
 
Questo settore, tuttavia, che si sospetta essere assai più ampio di quanto si ritenga, è rimasto un po’ più sotto traccia, non solo perché manca una piena conoscenza di tutte le malattie da lavoro possibili, ma anche perché il problema della prova non è agevole, specialmente quando corre del tempo tra l’esposizione al rischio e le manifestazioni della malattia (problema, peraltro, comune, anche ad alcune malattie “classiche”, come quelle dovute ad esposizione ad amianto, a tumori specifici e così via).
 
Il Convegno intende approfondire proprio questi aspetti, “soprattutto in un momento in cui l’opinione pubblica (e lo stesso legislatore) sembrano colpiti più dai gravissimi infortuni sul lavoro che si stanno verificando (peraltro da sempre) che non dalle malattie da lavoro, meno vistose e meno suscettibili di destare emozioni e tuttavia non meno dannose per l’integrità fisica di chi lavora”.
 

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Questi gli interventi previsti.
Prof. Carlo Smuraglia
(Professore ordinario F.R. di diritto del lavoro presso l’Università Statale di Milano)
Prof. Vito Foà (Professore ordinario F.R. di medicina del lavoro presso l’Università Statale di Milano)
Prof. Franco Scarpelli (Professore ordinario di diritto del lavoro presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca)
Dr.ssa Angela Della Bella (Ricercatrice presso l’Istituto di Diritto e Procedura Penale dell’Università Statale di Milano)
Dr.ssa Susanna Cantoni (Responsabile servizi prevenzione e sicurezza ambiente e lavoro ASL Città di Milano)
Dr. Michele Di Lecce (Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Alessandria)
Dr. Raffaele Guariniello (Procuratore della Repubblica aggiunto presso il Tribunale di Torino)
 
Il programma del convegno “Malattie da lavoro - Prevenzione e Tutela” (file PDF).
Venerdì 1 febbraio 2008, ore 14.30
Palazzo di Giustizia di Milano, Aula Magna
 
* Le malattie professionali "tabellate" sono quelle contratte nell'esercizio ed a causa delle lavorazioni specificate in apposite tabelle definite per legge dello Stato. Più esattamente è il DPR 336/94 che presenta tali tabelle, con l'indicazione delle lavorazioni e delle malattie professionali. Le malattie professionali "non tabellate" sono quelle per le quali il lavoratore riesce a dimostrare che la causa consiste nella lavorazione a cui è addetto. È stata la sentenza della Corte Costituzionale 179/88 ad introdurre la possibilità che "esistano" malattie professionali al di fuori di quelle espressamente previste dalla legge (e che, quindi, anche esse vengano eventualmente indennizzate).
 


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Rispondi Autore: Conbs - Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici - likes: 0
01/02/2008 (14:07)
Docenti malati in mobilità o licenziati

In tutti i settori del pubblico impiego i dipendenti che per motivi di salute non possono più svolgere il normale servizio (infermieri, poliziotti, insegnanti…) vengono definiti “inidonei” da apposita commissione ASL e utilizzati a tempo indeterminato dalle rispettive Amministrazioni in altri compiti compatibili col loro stato di salute. E’ una norma di civiltà che tutela da una parte l’utenza dall’altra il diritto alla salute e al lavoro del dipendente, sanciti dalla Costituzione.
L'utilizzazione in altri compiti del personale scolastico per inidoneità fisica è stata introdotta per la prima volta con i Decreti delegati del 1974 e disciplinata dai successivi Contratti Nazionali. Con 15 anni di contribuzione i docenti dichiarati inidonei possono optare per il pensionamento in base al maturato; ma più spesso essi scelgono l'utilizzazione in altri compiti, sia per motivi economici, sia perchè convinti di avere ancora competenze da mettere al servizio della comunità.

E' così che vengono utilizzati nelle biblioteche, nelle segreterie, negli uffici periferici, nei laboratori, nei progetti dell'autonomia scolastica (intercultura, attività extrascolastiche, prevenzione del disagio, multimedialità, ecc.). Docenti invisibili, privi di uno status giuridico chiaro, che tuttavia collaborano al buon funzionamento della scuola, a quel "valore aggiunto" dato da figure che altrimenti non sarebbero previste dall'ordinamento scolastico. Specialmente nelle biblioteche svolgono un compito insostituibile perché molti di loro hanno seguito corsi di formazione biblioteconomica e sono in grado di unire all’esperienza didattica la professionalità specifica relativa al trattamento dell’informazione, come viene raccomandato a livello internazionale.

Ma la Finanziaria del 2003, in un quadro generale di contenimento della spesa pubblica e in particolare di quella per l’Istruzione, ha introdotto un comma (passato ai più inosservato) che limita questo diritto per gli insegnanti a un periodo di 5 anni, durante i quali devono chiedere la mobilità in altre Amministrazioni, pena la “risoluzione del rapporto di lavoro”.
Parlare di mobilità/licenziamento dei docenti utilizzati equivale anche a parlare di chiusura di moltissime biblioteche che operano anche nel territorio e del venir meno di moltissime figure di supporto alla didattica.
Questo provvedimento, che si identifica in un "licenziamento senza giusta causa" e, in ultima analisi, "per malattia" oltre che in una grave ingerenza del Parlamento in materia soggetta a trattazione sindacale, ha già provocato un massiccio prepensionamento, con danni economici rilevanti per gli interessati. Dei 6200 utilizzati permanentemente del 2003, se ne stimano oggi circa 4000.
Per questi i 5 anni sono ormai trascorsi e, nonostante numerosi ricorsi alla Magistratura, nonostante gli inviti rivolti dal Consiglio di Stato e dalla Corte Costituzionale al Ministero dell'Istruzione per garantire loro la continuità del lavoro, l'unico provvedimento finora ottenuto è stato un comma in Finanziaria 2007 che prevedeva un piano di mobilità da attuarsi tra giugno 2007 e giugno 2008, spostando semplicemente di un anno il termine per la risoluzione del rapporto di lavoro. In effetti questo piano di mobilità non c'è stato perchè denso di ostacoli nell'attuazione pratica: soprattutto le difficoltà di equiparazione di livelli e stipendi e in secondo luogo le resistenze degli Enti di destinazione. Infatti la categoria è costituita da persone per lo più cinquantenni, prossime all'età pensionabile, quindi utilizzarle in altri uffici e necessariamente formarle ai nuovi compiti rappresenta uno sperpero di risorse.
La Finanziaria 2008 (art. 3 comma 126) insiste sulla mobilità -anche verso profili professionali amministrativi interni- e sulla costituzione di un non meglio definito "ruolo ad esaurimento", demandando a un contratto nazionale quadro l'equiparazione dei profili professionali e i percorsi formativi di riconversione.
Ma la mobilità interna in direzione del profilo amministrativo comporta una dequalificazione di ruoli vietata da diverse sentenze e una perdita economica sulla progressione di carriera e sulla base pensionabile. Senza contare che verrà meno la tutela di persone malate, molte delle quali invalide -anche per cause di servizio- e protette dalla legge 104 per le persone con handicap. Queste persone saranno chiamate a svolgere un lavoro "da sani" e le conseguenze in termini di malattie e assenze saranno il preludio per il definitivo licenziamento.

Un altro aspetto di questa vicenda è che ogni anno ci sono circa 200 nuove inidoneità riconosciute da commissione medica, anche a causa del peggioramento delle condizioni di lavoro (bullismo, carenza di docenti di sostegno, famiglie assenti o invadenti, ecc.). Se verrà meno la possibilità dell'inidoneità e in mancanza di alternative, i futuri malati avranno davanti a sé l'incubo del licenziamento e pertanto continueranno a insegnare con grave danno per la qualità dell'insegnamento.
E’ questo un aspetto nascosto e trascurato del problema burnout: di fatto chi cade in questo meccanismo ha davanti a sé un futuro di incertezza e lo spettro del licenziamento.

I docenti inidonei all'insegnamento si battono da 5 anni perchè l'art.35 comma 5 della Finanziaria 2003 venga abrogato. Solo dopo aver tolto il vincolo temporale che esso comporta, si potrà pensare ad un piano di riorganizzazione del settore che dovrà prevedere l'agevolazione per chi vuole lasciare il lavoro con un prepensionamento tutelato e, per chi accetta la mobilità volontaria, il riconoscimento del livello stipendiale e dell'anzianità in ruolo e fuori ruolo, oltre alla professionalità acquisita.


CONBS
Coordinamento Nazionale Bibliotecari Scolastici
Rispondi Autore: anna di gennaro - likes: 0
02/02/2008 (09:20)
Ho seguito con grande interesse l'intero convegno...in piedi, per tre orette, considerata l'affollata Aula Magna! Ma ne è valsa davvero la pena: ringrazio organizzatori e relatori, che mi auguro proseguano a comunicare tra loro in perfetta sinergia, per il benessere psicofisico di tanti lavoratori ma soprattutto per la categoria degli insegnanti.

http://www.orizzontescuola.it/orizzonte/modules.php?name=burnout
Rispondi Autore: michele ferrara - likes: 0
24/02/2011 (12:24:39)
sarei curuioso di sapere come funziona la mobilita di malattia per i lavoratori del settore privato

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