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L’eliminazione del lavoro minorile è un investimento

Un bambino su sei nel mondo è coinvolto nel fenomeno del lavoro minorile, uno su otto è esposto alle forme peggiori di lavoro minorile, che mettono a repentaglio il loro benessere fisico, mentale o morale.

Anche considerando solo il punto di vista economico, l’eliminazione di questo fenomeno comporterebbe a livello mondiale ingenti benefici.
E’ quanto sostiene lo studio, intitolato “Investing in every child. An economic study of the costs and benefits of eliminating child labour”, realizzato dal Programma dell’Organizzazione internazionale del Lavoro per l’eliminazione del lavoro minorile (IPEC).
“L’eliminazione del lavoro minorile si concretizzerebbe in un enorme ritorno d’investimento — per non parlare dell’impatto inestimabile sulla vita dei bambini e delle loro famiglie”, ha commentato il Direttore generale dell’ILO.

Lo studio ILO/IPEC mostra che i benefici globali superano i costi stimati per raggiungere questo obiettivo in un rapporto di 1 a 6,7.
L’eliminazione del lavoro minorile rappresenterebbe un “investimento generazionale”, ovvero l’impegno si estenderebbe ai bambini di oggi e di domani. Nei primi anni del processo, i costi sarebbero sicuramente superiori ai benefici. Tuttavia, i flussi economici netti tornerebbero ad essere fortemente positivi una volta consolidati gli effetti del miglioramento dell’educazione e della sanità. Verso il 2020 i costi dovrebbero essere nulli; il beneficio annuo ammonterebbe a circa 60 miliardi di dollari statunitensi.

Nello studio, la spesa dell’eliminazione del lavoro minorile viene definita come un “investimento vantaggioso”, poiché ogni anno di scuola fino ai 14 anni corrisponderebbe ad un guadagno supplementare dell’11% annuo sui futuri stipendi, portando il beneficio globale ad oltre 5.000 miliardi. Dal lato dei costi, il supplemento di educazione rappresenterebbe circa i due terzi dei costi complessivi.
Le famiglie considerate dallo studio dovrebbero fronteggiare un’altro costo importante. Infatti, l’eliminazione progressiva del lavoro minorile nei prossimi vent’anni priverebbe le famiglie del reddito prodotto attraverso il lavoro dei propri bambini. Il contributo economico di un bambino viene stimato intorno al 20% rispetto a quello di un adulto, ne deriva che il costo sopportato dalle famiglie ammonterebbe a 246,8 miliardi di dollari statunitensi.
Per tener conto di questa dimensione, lo studio prevede un sostegno finanziario alle famiglie che mandano i figli a scuola.
Prendendo spunto dalla Bolsa Escola, un programma sviluppato in Brasile, lo studio calcola quanto verrebbe a costare su vent’anni l’erogazione di una tale prestazione famigliare consistente nel versare ad ogni famiglia il 60-80% del beneficio ricavato dal lavoro di un bambino.
L’eliminazione del lavoro minorile avrebbe effetti positivi anche sul settore sanitario. Complessivamente questi benefici vengono stimati in 28 miliardi di dollari. Comparativamente, questa cifra non è molto alta. “Tuttavia, - sottolineano gli autori dello studio - la salute dei bambini costituisce un bene vitale, oltre ogni vantaggio quantificabile.”
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