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In calo la tutela per gli infortunati sul lavoro
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Le prestazioni in favore delle vittime di incidenti sul lavoro sono fortemente peggiorate dal 2000 in poi, in seguito all’applicazione del D.Lgs.38/2000.
E’ quanto emerge dal 1° Rapporto sulla tutela delle vittime del lavoro elaborato dall’Anmil (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro).
La riforma realizzata con il Decreto legislativo 38/2000, con il quale è stata introdotta in via sperimentale la copertura del danno biologico, avrebbe dovuto costituire un intervento migliorativo per la definizione delle rendite.
Secondo l’Anmil la sua applicazione concreta avrebbe invece garantito prestazioni migliori per le grandi invalidità e per quelle permanenti (che rappresentano un numero esiguo rispetto al totale degli infortuni), ma per la stragrande maggioranza degli incidenti con esiti di minore gravità, “ha comportato un netto ridimensionamento del livello delle prestazioni in rendita se non addirittura la trasformazione dell’indennizzo da rendita, a capitale liquidato una tantum.”
Ad un esempio: un lavoratore infortunato che perde tutte le dita della mano destra, nel caso abbia moglie, un figlio “a carico” e una “retribuzione superiore alla media”, percepisce il 14,33% di rendita in meno (2.440 euro l’anno) rispetto al regime precedente al Decreto 38/2000 (nelle tabelle n. 1 e n. 2 sono riportati ulteriori esemplificazioni).
Il risparmio per l’Inail derivante dal ridimensionamento delle prestazioni è stimato dall’Anmil in 270 milioni di euro. “I risparmi sulle prestazioni erogate in favore degli invalidi del lavoro ed il surplus di risorse costituite dai premi assicurativi pagati dai datori di lavoro e dai lavoratori autonomi - afferma Pietro Mercandelli, presidente dell’Anmil - hanno contribuito al risanamento del deficit di finanza pubblica, trasformandosi in un tesoro da circa 12 miliardi di euro al quale attingere da più parti”.
“L’occasione della Conferenza sulla sicurezza sul lavoro di Napoli – secondo Mercandelli - deve essere colta come un’eccezionale opportunità per riaffermare la centralità della tutela della dignità del lavoro, di cui sono parte integrante la garanzia di sicurezza e la unitarietà del processo di presa in carico del lavoratore”.
“Oggi, oltretutto – prosegue il Presidente dell’ANMIL - si coglierebbe la straordinaria occasione della parallela costruzione del Testo unico per la prevenzione, creando già a livello normativo un “continuo” fra i due mondi a dimostrazione che sono “due” solo per i profili scientifici e gestionali, ma non per quelli della qualità complessiva delle tutele accomunate dal rivolgersi alla stessa persona del lavoratore”.
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
Le prestazioni in favore delle vittime di incidenti sul lavoro sono fortemente peggiorate dal 2000 in poi, in seguito all’applicazione del D.Lgs.38/2000.
E’ quanto emerge dal 1° Rapporto sulla tutela delle vittime del lavoro elaborato dall’Anmil (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro).
La riforma realizzata con il Decreto legislativo 38/2000, con il quale è stata introdotta in via sperimentale la copertura del danno biologico, avrebbe dovuto costituire un intervento migliorativo per la definizione delle rendite.
Secondo l’Anmil la sua applicazione concreta avrebbe invece garantito prestazioni migliori per le grandi invalidità e per quelle permanenti (che rappresentano un numero esiguo rispetto al totale degli infortuni), ma per la stragrande maggioranza degli incidenti con esiti di minore gravità, “ha comportato un netto ridimensionamento del livello delle prestazioni in rendita se non addirittura la trasformazione dell’indennizzo da rendita, a capitale liquidato una tantum.”
Ad un esempio: un lavoratore infortunato che perde tutte le dita della mano destra, nel caso abbia moglie, un figlio “a carico” e una “retribuzione superiore alla media”, percepisce il 14,33% di rendita in meno (2.440 euro l’anno) rispetto al regime precedente al Decreto 38/2000 (nelle tabelle n. 1 e n. 2 sono riportati ulteriori esemplificazioni).
Il risparmio per l’Inail derivante dal ridimensionamento delle prestazioni è stimato dall’Anmil in 270 milioni di euro. “I risparmi sulle prestazioni erogate in favore degli invalidi del lavoro ed il surplus di risorse costituite dai premi assicurativi pagati dai datori di lavoro e dai lavoratori autonomi - afferma Pietro Mercandelli, presidente dell’Anmil - hanno contribuito al risanamento del deficit di finanza pubblica, trasformandosi in un tesoro da circa 12 miliardi di euro al quale attingere da più parti”.
“L’occasione della Conferenza sulla sicurezza sul lavoro di Napoli – secondo Mercandelli - deve essere colta come un’eccezionale opportunità per riaffermare la centralità della tutela della dignità del lavoro, di cui sono parte integrante la garanzia di sicurezza e la unitarietà del processo di presa in carico del lavoratore”.
“Oggi, oltretutto – prosegue il Presidente dell’ANMIL - si coglierebbe la straordinaria occasione della parallela costruzione del Testo unico per la prevenzione, creando già a livello normativo un “continuo” fra i due mondi a dimostrazione che sono “due” solo per i profili scientifici e gestionali, ma non per quelli della qualità complessiva delle tutele accomunate dal rivolgersi alla stessa persona del lavoratore”.
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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