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ILO ha promosso la giornata mondiale di commemorazione all'abolizione della schiavitù con una denuncia e un Rapporto

 

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Oltre 6.000 emigranti cinesi clandestini ogni anno negli ultimi dieci anni, costretti a lavorare in condizioni inumane per riscattare la loro libertà. Un esercito di 50.000 cinesi in terra di Francia che ci ricordano che la schiavitù esiste ancora e spesso, senza che ce ne accorgiamo, la troviamo vicina di casa.

Un rapporto dell'ILO (International Labour Organisation), redatto in stretta collaborazione con le autorità francesi, denuncia e, attraverso una testimonianza, cerca di fare luce su questo grave fenomeno.

Il Sig. Guo, dalla provincia Cinese dello Zhejiang, è arrivato in Francia illegalmente con l'aiuto di un trafficante che lo ha messo subito a lavorare in un laboratorio tessile clandestino. Un lavoro che, dopo un periodo di apprendimento non pagato, è entrato a regime con orari impossibili (sveglia alle 8 di mattina e lavoro ininterrotto fino alle 3 del mattino successivo; esatto 19 ore consecutive di lavoro) chiuso in un laboratorio con due poveri colleghi. Viste deteriorarsi le sue condizioni di salute ha cercato una alternativa.

Oggi lavora in un ristorante come lavapiatti ma la sua situazione non è migliorata: lavora 12 ore al giorno, sei giorni alla settimana e guadagna 300 euro al mese. Mangia e dorme nel ristorante, ha le mani distrutte ed un debito di ancora 9.000 euro da saldare.

Avendo lasciato la Cina con prospettive di una vita migliore si è trovato catturato nella trappola del lavoro forzato. Come lui, il 75% dei cinesi immigrati in Francia illegalmente hanno debiti che vanno dai 12.000 ai 20.000 euro con i loro “trafficanti”. Lo scenario più comune è la confisca dei documenti di identificazione personale da parte dei trafficanti fino al saldo del debito del ricattato che, senza documenti, è costretto a nascondersi e non può denunciare il ricattatore. Il tempo medio di rimborso dei loro debiti varia dai 2 ai 10 anni.

Per evitare i controlli sono incentivati i lavori “a domicilio” sia nel settore tessile che in quello della ristorazione. Ravioli cinesi “fatti in casa” invadono i ristoranti cinesi di Parigi, così come il Sushi venduto nei ristoranti giapponesi molto spesso è preparato in casa dai clandestini cinesi. Un ispettore spiega “Le condizioni di lavoro e di igiene sono terribili, grandi quantità di cibo sono preparate ogni giorno in piccolissimi appartamenti”. Il rapporto dell’ILO contiene numerose raccomandazioni. Le più importanti per promuovere migliori rapporti di cooperazioni doganali e relative alle ispezioni delle autorità per il controllo del lavoro.

Queste le indicazioni conclusive di Roger Plant, incaricato del programma speciale dell’ILO per combattere il lavoro forzato: “Il dialogo su questo argomento tra la comunità economica cinese in Francia, le autorità francesi e le organizzazioni sindacali è molto importante. E’nostra speranza che il rapporto dell’ILO e le sue raccomandazioni possano spianare la strada della collaborazione per assicurare che i migranti siano una fonte di benessere per la nazione che gli accoglie ed essi stessi e che vengano scoraggiate e denunciate tutte le forme di sfruttamento del lavoro forzato a cui sono soggetti. Sono sicuro che questo è possibile.

Una allenza globale contro il lavoro forzato. Il rapporto 2005.

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