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“L’ALTRA META’ DEL LAVORO”

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Approfondimento

08/03/2006

Alcune riflessioni sul fenomeno infortunistico femminile: i dati Inail.

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L’Inail ha reso noti alcuni dati di sintesi sul fenomeno infortunistico femminile nel corso della conferenza stampa dell’iniziativa ANMIL (Associazione Nazionali Mutilati e Invalidi del Lavoro) “L’ALTRA META’ DEL LAVORO”.

Nel periodo 2001-2004 l’Istat ha registrato un aumento complessivo dell’occupazione pari al 3,7%, con un aumento più marcato per le donne (+ 5,4%) rispetto agli uomini (+ 2,7%).

Le lavoratrici sono oggi 8,8 milioni, cioè quasi il 40% dell’insieme dei lavoratori.

Nel 2004 un infortunato su quattro è stata una lavoratrice.
Dopo il 2001 gli infortuni sono scesi al di sotto del milione di casi calando, anno dopo anno, fino alle 967mila denunce pervenute all’INAIL nel 2004.
Tale diminuzione generale nel quadriennio (pari a circa il 6%) è il risultato di una sensibile contrazione del fenomeno per gli uomini (- 8% circa) contro un aumento (+ 2% circa) per le donne, giustificato peraltro dall’aumento dell’occupazione femminile.

Alla diminuzione nel quadriennio degli infortuni denunciati ha corrisposto un calo ancora più significativo dei casi con esito mortale.
In particolare per le donne si registrano un centinaio di casi sugli oltre 1.300 rilevati nel 2004 (pari all’8% sul fenomeno complessivo), a riprova di un’occupazione femminile dedicata per lo più a a basso profilo di rischio. Rivelatrice in tal senso anche la quota dei casi di morte in itinere: oltre la metà di quelli occorsi alle donne è avvenuto nel tragitto casa-lavoro-casa, contro il 20% riscontrato per gli uomini.

Raddoppiato il numero delle lavoratrici straniere assicurate
Dal 2001 al 2004, i lavoratori extra-comunitari assicurati all’INAIL, sono aumentati dell’80% passando da circa 1 milione a quasi 1,9 milioni.
Ancora più sostenuta la crescita della componente femminile che, nello stesso quadriennio, è più che raddoppiata passando dalle 327 mila assicurate del 2001 alle 705 mila del 2004, rappresentanti quasi il 40% della forza lavoro extracomunitaria.
Analogo andamento si registra per gli infortuni sul lavoro denunciati all’INAIL: le donne extracomunitarie infortunate sono passate da 10 mila nel 2001 a quasi 20 mila nel 2004. Il tasso di incidenza infortunistico delle donne extracomunitarie risulta pari a 27,5 infortuni per mille assicurate, un valore decisamente inferiore a quello degli uomini pari all’83,2%.

Infortuni
Nel 2004 si sono verificati 174 casi di infortunio mortale tra i lavoratori extracomunitari, di cui 18 occorsi a donne; si tratta, per queste ultime, per lo più di infortuni “in itinere” avvenuti, cioè, nel percorso casa-lavoro-casa.
Per quanto riguarda le donne extracomunitarie infortunate, l’ analisi per Paese di nascita evidenzia come i primi tre posti della graduatoria siano occupati dalle lavoratrici rumene (13%), marocchine (12%) e albanesi (8%). Seguono altri Paesi dell’Est europeo (Polonia, Jugoslavia e Ucraina) e una serie di Paesi dell’America Latina (Perù, Argentina, Ecuador, Brasile). Da segnalare i 201 casi denunciati dalle lavoratrici cinesi che costituiscono appena l’1% del totale.
Quasi il 60% delle denunce di infortuni occorsi a lavoratrici extracomunitarie si è concentrato nel triangolo industriale emiliano-lombardo-veneto, storicamente un forte polo di attrazione della manodopera straniera.
La distribuzione per regione assegna il primo posto, infatti, all’Emilia Romagna (23%), seguita dalla Lombardia (17%) e Veneto (16%). Scendendo nella graduatoria, seguono comunque altre regioni del Nord e del Centro del Paese a cominciare dal Piemonte e Toscana (7% circa ciascuna) per poi arrivare, nelle ultime posizioni, alle regioni del Sud e delle Isole.
Gli infortuni occorsi nel 2004 a donne extracomunitarie sono concentrati soprattutto nelle attività dei servizi (80%), più limitatamente nell’industria (16%) e nell’agricoltura (4%).
Nell’ambito dei servizi si infortunano soprattutto le lavoratrici delle imprese e servizi di pulizia (15%), poi quelle di alberghi e ristoranti (12%), le lavoratrici della sanità e servizi sociali (10%) e, infine, circa il 7% per colf e badanti.

 

 

 

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