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Urgente l’adozione di misure antismog
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L’Italia deve ridurre drasticamente le emissioni di inquinanti, con azioni in tutte le direzioni, in particolare nel settore dei trasporti. Lo richiedono le norme europee sulla qualità dell'aria che, rispetto alla situazione attuale, prevedono un abbattimento di circa il 30% delle concentrazioni medie annuali del PM10.
Lo afferma il Primo rapporto programmatico della Commissione nazionale per l'emergenza inquinamento atmosferico, istituita presso il Ministero dell'Ambiente.
Interventi per ridurre le emissioni dovranno essere realizzate nell’ambito dell’industria, dell’agricoltura e dell’allevamento, nei sistemi di riscaldamento, ma soprattutto nei trasporti che rappresentano la sorgente più rilevante della formazione di PM10.
In particolare dovranno essere promossi interventi mirati alla sostituzione dei vecchi diesel (sia autovetture, sia veicoli commerciali e bus) responsabili di oltre la metà del contributo del settore trasporti, dei motorini a più elevati livelli di emissione (responsabili dal 5-10% delle emissioni a livello urbano). Nel complesso l'utilizzo del gasolio nei trasporti contribuisce per circa l'80% all'emissione inquinante di PM10 primario, mentre i veicoli a benzina contribuiscono per circa il 15%.
Oltre al rinnovo del parco macchine, dovranno essere effettuati interventi per la fluidificazione del traffico, sia a carattere infrastrutturale sia a carattere gestionale.
La Commissione ha infine valutato che una fonte importante della produzione di PM10 è l'emissione di sostanze quali NOX e SOX e COV da ammoniaca provenienti in gran parte anche da settori diversi dal trasporto, che provocano la formazione di PM10 (detto per tale motivo secondario). In alcune situazioni e in alcune aree il PM10 atmosferico è formato per la maggior parte da PM10 secondario.
I piani di risanamento dovranno pertanto tener conto di tale situazione.
Le Regioni dovranno, secondo la Commissione, predisporre con la massima urgenza i piani di risanamento richiesti dalla normativa o almeno piani stralcio che consentano la corretta individuazione degli interventi prioritari.
L’Italia deve ridurre drasticamente le emissioni di inquinanti, con azioni in tutte le direzioni, in particolare nel settore dei trasporti. Lo richiedono le norme europee sulla qualità dell'aria che, rispetto alla situazione attuale, prevedono un abbattimento di circa il 30% delle concentrazioni medie annuali del PM10.
Lo afferma il Primo rapporto programmatico della Commissione nazionale per l'emergenza inquinamento atmosferico, istituita presso il Ministero dell'Ambiente.
Interventi per ridurre le emissioni dovranno essere realizzate nell’ambito dell’industria, dell’agricoltura e dell’allevamento, nei sistemi di riscaldamento, ma soprattutto nei trasporti che rappresentano la sorgente più rilevante della formazione di PM10.
In particolare dovranno essere promossi interventi mirati alla sostituzione dei vecchi diesel (sia autovetture, sia veicoli commerciali e bus) responsabili di oltre la metà del contributo del settore trasporti, dei motorini a più elevati livelli di emissione (responsabili dal 5-10% delle emissioni a livello urbano). Nel complesso l'utilizzo del gasolio nei trasporti contribuisce per circa l'80% all'emissione inquinante di PM10 primario, mentre i veicoli a benzina contribuiscono per circa il 15%.
Oltre al rinnovo del parco macchine, dovranno essere effettuati interventi per la fluidificazione del traffico, sia a carattere infrastrutturale sia a carattere gestionale.
La Commissione ha infine valutato che una fonte importante della produzione di PM10 è l'emissione di sostanze quali NOX e SOX e COV da ammoniaca provenienti in gran parte anche da settori diversi dal trasporto, che provocano la formazione di PM10 (detto per tale motivo secondario). In alcune situazioni e in alcune aree il PM10 atmosferico è formato per la maggior parte da PM10 secondario.
I piani di risanamento dovranno pertanto tener conto di tale situazione.
Le Regioni dovranno, secondo la Commissione, predisporre con la massima urgenza i piani di risanamento richiesti dalla normativa o almeno piani stralcio che consentano la corretta individuazione degli interventi prioritari.
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