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Videosorveglianza in Europa

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Altro

11/02/2003

Un progetto analizza l’impiego della videosorveglianza nelle aree pubbliche valutandone l’impatto sociale e politico. Le prime rilevazioni.

Nell’ambito del “V Programma quadro” finanziato dalla Commissione europea, un consorzio coordinato dalla Technical University di Berlino ha avviato nel settembre 2001 uno studio, denominato “UrbanEye”, che intende analizzare l’impiego di dispositivi di videosorveglianza nelle aree pubbliche o accessibili al pubblico, in Europa, valutandone l’impatto sociale e politico per giungere alla definizione di un possibile approccio strategico e regolamentativi.

L’iniziativa, che terminerà nel febbraio 2004, vede la collaborazione di criminologi, filosofi, sociologi, esperti di scienze politiche di sette Paesi (Austria, Danimarca, Germania, Ungheria, Norvegia, Spagna, Regno Unito).

Nell’ambito del progetto sono realizzate mappature dei sistemi di videosorveglianza pubblica in alcune aree urbane (Berlino, Budapest, Copenhagen, Londra, Madrid, Vienna), nel tentativo di definire la tipologia di localizzazione e le relative motivazioni.
Inoltre, sono esaminati il funzionamento tecnico di tali sistemi, la loro configurazione spaziale, la prassi di utilizzazione e, naturalmente, gli effetti sociali e politici della videosorveglianza.

Lo studio cercherà di evidenziare se ed in che modo la videosorveglianza modifichi i comportamenti criminali e quelli del comune cittadino, e quali ne siano i riflessi sulle politiche di sicurezza e sui diritti civili – con particolare riguardo alla protezione dei dati.
Infine, sulla base dei risultati della ricerca il progetto tenterà di individuare possibili sistemi di regolamentazione confrontando e classificando i meccanismi esistenti e definendo, se possibile, “buone prassi” .

Ad oggi sono stati portati a termine due report (uno introduttivo, l’altro sulla letteratura sull’argomento) e tre studi: “I sistemi TVCC nel Regno Unito”, “La videosorveglianza in Norvegia e Danimarca”, “La videosorveglianza a Oslo e Copenhagen”. Nuovi risultati sono attesi nei prossimi mesi.

La newsletter del garante italiano della privacy, ha presentato una sintesi di questi studi.
Rispetto al Regno Unito, il Paese con la più elevata concentrazione di impianti di videosorveglianza, i primi dati indicano che la spesa complessiva per l’installazione di tali impianti nel settore pubblico ha raggiunto i 250 milioni di sterline fra il 1992 e il 2002, con risultati contrastanti in termini di riduzione della criminalità.
E’ emerso, inoltre, che la percezione pubblica (anche attraverso i media) dell’impiego di videosorveglianza è contraddittoria – nel senso che la videosorveglianza utilizzata per sorvegliare “gli altri” (ladri, rapinatori, scippatori) è vista come positiva, mentre la videosorveglianza utilizzata per sorvegliare “noi” (traffico, lavoratori) è negativa.
Va segnalato, comunque, che l’Autorità del Regno Unito per la protezione dei dati ha elaborato (nel 2000) un codice di condotta per l’impiego di dispositivi di videosorveglianza in aree pubbliche o accessibili al pubblico .

Dai due rapporti su Norvegia e Danimarca, emerge che pur essendo questi Paesi molto simili in termini di struttura sociale, lingua e riferimenti culturali, esistono però differenze in termini di regolamentazione e utilizzazione di dispositivi di videosorveglianza. Gli autori mettono in evidenza che tali differenze sono reali, anche se riguardano i settori nei quali è maggiormente diffusa l’utilizzazione della videosorveglianza più che la natura più o meno restrittiva dell’approccio a questo tema. Di fatto, in Danimarca si tende a privilegiare il consenso e il dibattito pubblico rispetto all’uso della videosorveglianza, mentre in Norvegia l’approccio sembra essere più di tipo precettivo.
Tuttavia, in entrambi i Paesi la percezione pubblica della videosorveglianza tendenzialmente non è negativa – per quanto la maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica in Danimarca, dovuta anche all’attenzione dei media, abbia fatto rilevare agli studiosi un atteggiamento più critico e meno “passivo” da parte del pubblico.

Il progetto “UrbanEye” (in lingua inglese)

“I sistemi TVCC nel Regno Unito” (in lingua inglese)

“La videosorveglianza in Norvegia e Danimarca” (in lingua inglese)

“La videosorveglianza a Oslo e Copenhagen” (in lingua inglese)
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