Per utilizzare questa funzionalità di condivisione sui social network è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'
Per visualizzare questo banner informativo è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'
Controlli biometrici: gli americani li approvano ma con riserva
Arrivano dall’ultima newsletter (www.garanteprivacy.it ) del Garante per la protezione dei dati personali i risultati di uno studio condotto negli USA rispetto all’impiego di dispositivi biometrici.
“I dati mostrano che l’opinione pubblica americana sarebbe disposta ad accettare, nel settore privato ed in quello pubblico, il ricorso circoscritto alla biometria per scopi ben determinati, ma è consapevole dei rischi e chiede ampie rassicurazioni sull’esistenza di adeguate garanzie contro possibili abusi”.
Viceversa, l’87% degli intervistati ritiene “probabile” che l’adozione di sistemi biometrici possa mettere in atto delle garanzie maggiori contro il furto di identità: più del’80% degli americani intervistati, infatti, conosce la natura del problema ed il 21% ne ha avuto esperienza personale.
“Una percentuale elevata (82%) si dichiara convinta che entro il 2010, quasi tutti gli americani adulti “avranno almeno un identificatore biometrico memorizzato da qualche parte”.
Il campione utilizzato ha compreso 2.063 soggetti adulti, intervistati telefonicamente nel 2001 e nel 2002 (rispettivamente, 1.017 e 1.046).
La percentuale di soggetti che ha avuto esperienza di controlli di tipo biometrico è pari al 5% (in aumento rispetto al 3% nel 2001); per l’80% di questi casi si trattava di dispositivi basati sulla scansione delle impronte digitali.
Secondo gli intervistati, i settori dove l’impiego di queste tecnologie risulterebbe accettabile sono la lotta al terrorismo (verifica dell’identità indicata su passaporti, controllo degli accessi a edifici pubblici, check-in aeroportuale, verifica dell’identità prima del noleggio di un’autovettura) e le attività connesse a finalità di natura giudiziaria: la tutela di file di indagine riservati, la rilevazione di impronte sul luogo del delitto e il confronto con database di pregiudicati, e infine il controllo dell’identità di persone fermate per violazioni del codice della strada.
Per quanto concerne l’impiego di tecniche biometriche da parte di soggetti privati, il 91% è favorevole all’uso di tecniche biometriche per verificare l’identità di chi acquista un’arma, l’85% per verificare l’identità di chi acquista merce con carta di credito, il 78% per controllare l’utilizzo di dispositivi tipo bancomat.
Gli altri ambiti sono l’accesso a file contenenti dati sensibili (sanitari e/o finanziari), la ricerca di informazioni sulle attività pregresse (ad esempio, di candidati all’assunzione) e lo screening di soggetti ai quali sia stato vietato l’ingresso in sale da gioco o casinò.
Quanto alle garanzie che gli intervistati ritengono necessarie per tutelare gli utenti da possibili rischi o abusi, quasi 9 persone su 10 hanno indicato l’obbligo di un’informativa adeguata sull’utilizzazione dei dati biometrici e sulle relative modalità; la stessa percentuale ritiene necessario che le finalità di utilizzo non siano diverse da quelle inizialmente specificate (principio di finalità); l’86% chiede il diritto di verificare l’utilizzazione corretta dei propri dati biometrici e di intervenire per rettificare possibili errori, ed una percentuale pressoché identica ritiene necessaria la cifratura automatica dei dati biometrici con il divieto di fornire la chiave di decifrazione a terzi (tranne che ciò sia previsto dalla legge o autorizzato espressamente dall’interessato).
Inoltre, il 68% non vuole che i dati biometrici siano incrociati con altri dati personali, ed il 54% chiede che sia vietata la registrazione degli accessi avvenuti attraverso l’impiego di tecniche biometriche.
I risultati dello studio sono disponibili sul sito www.search.org e sul sito di Alan Westin, curatore del sondaggio, www.pandab.org.
“I dati mostrano che l’opinione pubblica americana sarebbe disposta ad accettare, nel settore privato ed in quello pubblico, il ricorso circoscritto alla biometria per scopi ben determinati, ma è consapevole dei rischi e chiede ampie rassicurazioni sull’esistenza di adeguate garanzie contro possibili abusi”.
Viceversa, l’87% degli intervistati ritiene “probabile” che l’adozione di sistemi biometrici possa mettere in atto delle garanzie maggiori contro il furto di identità: più del’80% degli americani intervistati, infatti, conosce la natura del problema ed il 21% ne ha avuto esperienza personale.
“Una percentuale elevata (82%) si dichiara convinta che entro il 2010, quasi tutti gli americani adulti “avranno almeno un identificatore biometrico memorizzato da qualche parte”.
Il campione utilizzato ha compreso 2.063 soggetti adulti, intervistati telefonicamente nel 2001 e nel 2002 (rispettivamente, 1.017 e 1.046).
La percentuale di soggetti che ha avuto esperienza di controlli di tipo biometrico è pari al 5% (in aumento rispetto al 3% nel 2001); per l’80% di questi casi si trattava di dispositivi basati sulla scansione delle impronte digitali.
Secondo gli intervistati, i settori dove l’impiego di queste tecnologie risulterebbe accettabile sono la lotta al terrorismo (verifica dell’identità indicata su passaporti, controllo degli accessi a edifici pubblici, check-in aeroportuale, verifica dell’identità prima del noleggio di un’autovettura) e le attività connesse a finalità di natura giudiziaria: la tutela di file di indagine riservati, la rilevazione di impronte sul luogo del delitto e il confronto con database di pregiudicati, e infine il controllo dell’identità di persone fermate per violazioni del codice della strada.
Per quanto concerne l’impiego di tecniche biometriche da parte di soggetti privati, il 91% è favorevole all’uso di tecniche biometriche per verificare l’identità di chi acquista un’arma, l’85% per verificare l’identità di chi acquista merce con carta di credito, il 78% per controllare l’utilizzo di dispositivi tipo bancomat.
Gli altri ambiti sono l’accesso a file contenenti dati sensibili (sanitari e/o finanziari), la ricerca di informazioni sulle attività pregresse (ad esempio, di candidati all’assunzione) e lo screening di soggetti ai quali sia stato vietato l’ingresso in sale da gioco o casinò.
Quanto alle garanzie che gli intervistati ritengono necessarie per tutelare gli utenti da possibili rischi o abusi, quasi 9 persone su 10 hanno indicato l’obbligo di un’informativa adeguata sull’utilizzazione dei dati biometrici e sulle relative modalità; la stessa percentuale ritiene necessario che le finalità di utilizzo non siano diverse da quelle inizialmente specificate (principio di finalità); l’86% chiede il diritto di verificare l’utilizzazione corretta dei propri dati biometrici e di intervenire per rettificare possibili errori, ed una percentuale pressoché identica ritiene necessaria la cifratura automatica dei dati biometrici con il divieto di fornire la chiave di decifrazione a terzi (tranne che ciò sia previsto dalla legge o autorizzato espressamente dall’interessato).
Inoltre, il 68% non vuole che i dati biometrici siano incrociati con altri dati personali, ed il 54% chiede che sia vietata la registrazione degli accessi avvenuti attraverso l’impiego di tecniche biometriche.
I risultati dello studio sono disponibili sul sito www.search.org e sul sito di Alan Westin, curatore del sondaggio, www.pandab.org.
I contenuti presenti sul sito PuntoSicuro non possono essere utilizzati al fine di addestrare sistemi di intelligenza artificiale.