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Secondo alcune ricerche dell’Unione Europea che, benché non recenti, riescono a dare la dimensione del problema relativo al tabagismo, il fumo passivo nei luoghi di lavoro della UE ha causato nel 2002 oltre 7.000 decessi, mentre l'esposizione in casa al fumo è stata all’origine di altri 72.000 decessi.
A fronte di questi numeri riteniamo necessario informare sulla gestione del fumo di tabacco nei luoghi di lavoro e, dopo aver descritto la nuova area web che l’Ispesl dedica al problema, presentiamo brevemente alcuni dei documenti contenuti sul sito, anche in relazione ai corsi che l’Istituto fornisce per la formazione delle figure della prevenzione per la promozione della salute in azienda.
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Il fumo attivo e passivo negli ambienti di lavoro
Secondo alcune ricerche dell’Unione Europea che, benché non recenti, riescono a dare la dimensione del problema relativo al tabagismo, il fumo passivo nei luoghi di lavoro della UE ha causato nel 2002 oltre 7.000 decessi, mentre l'esposizione in casa al fumo è stata all’origine di altri 72.000 decessi.
A fronte di questi numeri riteniamo necessario informare sulla gestione del fumo di tabacco nei luoghi di lavoro e, dopo aver descritto la nuova area web che l’Ispesl dedica al problema, presentiamo brevemente alcuni dei documenti contenuti sul sito, anche in relazione ai corsi che l’Istituto fornisce per la formazione delle figure della prevenzione per la promozione della salute in azienda.
Il primo documento che affrontiamo è intitolato “Il fumo passivo negli ambienti di lavoro” ed è a cura della Dott.ssa M. Rosaria Marchetti (Ispesl).
Nel documento si ricorda che il Fumo di Tabacco Passivo (FP) o Environmental Tobacco Smoke (ETS) è “costituito da una componente detta ‘mainstream’ (MS) che deriva dal fumo inalato ed espirato dal fumatore e dalla componente dovuta alla combustione della sigaretta detta ‘sidestream’ (SS) diluiti nell’aria ambiente”.
In particolare la componente dovuta alla combustione rappresenta la componente principale dell’ETS, “contribuendo per oltre la metà del materiale particellare e per quasi tutta la fase di vapore”.
Il fumo passivo – continua il documento – “è costituito da circa 4000 sostanze chimiche pericolose”: molte di esse sono irritanti, tossiche o cancerogene e alcune “sono presenti anche in ambito lavorativo”.
Si ricorda che è ormai accertato che il fumo passivo causa neoplasia polmonare ed è infatti classificato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) cancerogeno del gruppo 1, “ovvero cancerogeno per l’uomo alla stregua del fumo attivo".
Secondo alcune ricerche dell’U.S. Department of Health and Human Services, l’esposizione al fumo passivo nell’adulto può determinare: “malattia coronarica, tosse, difficoltà respiratoria, riduzione della funzionalità polmonare, esacerbazione dell’asma, irritazione delle mucose”. Inoltre l’esposizione a fumo passivo “durante la gravidanza può provocare basso peso alla nascita” e i bambini “sono a maggior rischio di sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS), di malattie respiratorie, tosse, catarro, dispnea, esordio dell’ asma, di otiti”.
Il documento riporta poi alcune sentenze sul fumo passivo particolarmente interessanti.
Ad esempio nella sentenza della Corte Costituzionale del 11.12.1996 n. 339 si affermano due principi fondamentali:
- “il datore di lavoro ha l’obbligo di tutelare i dipendenti anche dai rischi del fumo passivo;
- il diritto alla salute è prevalente sul libero comportamento di fumare”.
Conclude il documento un excursus della legislazione in materia, indicazioni relative al monitoraggio ambientale e biologico e, infine, alcune indicazioni per il datore di lavoro riguardo ai locali in cui sia presente fumo passivo.
Ad esempio si indica che il datore di lavoro deve:
- “valutare tutti i rischi per la salute includendo l’esposizione a fumo passivo nel documento di valutazione dei rischi;
- adottare tutte le misure generali di prevenzione primaria finalizzate all’eliminazione del rischio;
- informare e formare tutti i lavoratori;
- vietare il lavoro a minori e donne in gravidanza” nei luoghi esposti a fumo passivo;
- procedere alla “sorveglianza sanitaria dei lavoratori che soggiorneranno in questi locali tenendo conto dei soggetti maggiormente suscettibili affetti da patologie che possono essere riacutizzate dall’esposizione a fumo passivo”;
- “informarsi sui sistemi di ventilazione presenti in commercio e sul loro grado di abbattimento delle sostanze pericolose”;
- “decidere una rotazione dei lavoratori adibiti alle sale per fumatori e un periodo di sospensione del fumo di tabacco (temporizzato) nei locali per fumatori”.
Il secondo documento che presentiamo è intitolato “Gli effetti del fumo attivo e passivo e l'interazione con i rischi lavorativi” ed è a cura della Dott.ssa Tiziana Paola Baccolo (Ispesl).
Si ricorda in particolare che il fumo al lavoro è un “fattore di confondimento nel monitoraggio biologico dell’esposizione professionale a tossici” e “comporta minore produttività (tempo per fumare, assenze per malattie fumo-correlate), variazioni organizzative e costi aggiuntivi (turnover dei fumatori ammalati, aumento pulizie, incendi, adempimenti obblighi di legge sul divieto di fumo)”.
Riguardo poi ad alcune modalità di interazione del fumo di tabacco con gli altri agenti nocivi presenti sul luogo di lavoro il documento ricorda che:
- il fumo di tabacco può “fungere da vettore di tossici già presenti al lavoro (formaldeide, piombo, parathion, ...) attraverso l’inalazione, il contatto cutaneo e l’ingestione;
- alcune sostanze chimiche depositate sulle sigarette possono essere trasformate in sostanze più tossiche se fumate (es. politetrafluoroetilene, ...);
- l’esposizione ad una stessa sostanza nociva contenuta nel fumo di tabacco e nell’ambiente di lavoro può essere aumentata (monossido di carbonio, cadmio, benzene, idrocarburi policiclici aromatici, ...);
- il fumo può agire con meccanismo sinergico con l’agente occupazionale producendo un danno maggiore di quello causato dal singolo agente considerato (asbesto, silice, arsenico, 2-naftilammina, 4-amminodifenile, prodotti decadimento del radon, …)”.
A questo proposito il documento presenta una serie di patologie da contemporanea esposizione a fumo e a tossici professionali, ad esempio in relazione a:
- patologie polmonari non oncogene (bronchite cronica, enfisema polmonare, broncopneumopatia cronico ostruttiva, asma bronchiale, pneumoconiosi, fibrosi polmonare, …);
- patologie cardiovascolari;
- allergie;
- disturbi osteoarticolari.
L’autrice si sofferma in particolare sui rischi cancerogeni e sulle sostanze che possono interagire con il fumo di tabacco nel determinare neoplasie.
Il documento si conclude ricordando che i fumatori “hanno un maggior rischio di incidenti e infortuni sul lavoro rispetto ai non fumatori (1,4 - 2,5 volte)”.
Inoltre i lavoratori fumatori:
- “si assentano dal lavoro per malattia con maggiore frequenza”;
- portano a maggiori “possibilità di innesco di incendi ed esplosioni”;
- hanno più frequenti incidenti automobilistici.
Infine presentiamo brevemente un opuscolo informativo dell’Ispesl dal titolo “I danni da fumo di tabacco”.
Nell’opuscolo si indica che “il fumo di tabacco è dannoso in tutte le sue forme” (sigarette, sigari, pipa, …), sia come fumo “attivo” (fumatore) che come fumo “passivo” (esposizione involontaria al fumo presente nell’ambiente).
In particolare si ricorda che il fumo attivo “provoca tumore polmonare, della laringe, della faringe, della bocca, delle cavità nasali e seni paranasali, dell’esofago, del pancreas, della vescica, del rene, della cervice uterina, dello stomaco e leucemia mieloide acuta” e si evidenziano le relazioni tra fumo e malattie cardiovascolari (infarto e danni alle coronarie, arteriopatie periferiche) e cerebrovascolari (ictus, accelerazione del processo aterosclerotico, …).
Senza dimenticare che il fumo è anche “strettamente correlato a varie patologie respiratorie (malattie respiratorie acute, bronco pneumopatia cronica ostruttiva - BPCO, scarso controllo dell’asma, riduzione della funzionalità polmonare), a diminuzione della densità ossea (le donne che fumano, dopo la menopausa hanno una diminuzione della densità ossea rispetto alle donne che non hanno mai fumato con un rischio maggiore per frattura dell’anca), a cataratta, a ulcera peptica”, …
I fumatori hanno anche una “prevalenza elevata di periodontopatia moderata e severa”, una “maggiore predisposizione alla perdita dei denti rispetto ai non fumatori” e sono soggetti ad una “forte dipendenza fisica e psicologica da nicotina”.
Rimandando ad una lettura completa del documento originale per l’elenco di altre conseguenze del fumo attivo e per la presentazione dei danni del fumo passivo (ETS), ricordiamo che il nostro giornale nei prossimi giorni continuerà ad approfondire altri aspetti relativi ai rischi del fumo da tabacco nei luoghi di lavoro.
Ispesl, “Il fumo passivo negli ambienti di lavoro”, a cura della Dott.ssa M. Rosaria Marchetti –ISPESL- Dipartimento di Medicina del Lavoro (formato PDF, 931 kB).
Ispesl, “Gli effetti del fumo attivo e passivo e l'interazione con i rischi lavorativi”, a cura della Dott.ssa Tiziana Paola Baccolo - ISPESL- Dipartimento di Medicina del Lavoro (formato PDF, 992 kB).
Ispesl, “I danni da fumo di tabacco” opuscolo informativo (formato PDF, 17 kB).
Nel documento si ricorda che il Fumo di Tabacco Passivo (FP) o Environmental Tobacco Smoke (ETS) è “costituito da una componente detta ‘mainstream’ (MS) che deriva dal fumo inalato ed espirato dal fumatore e dalla componente dovuta alla combustione della sigaretta detta ‘sidestream’ (SS) diluiti nell’aria ambiente”.
In particolare la componente dovuta alla combustione rappresenta la componente principale dell’ETS, “contribuendo per oltre la metà del materiale particellare e per quasi tutta la fase di vapore”.
Il fumo passivo – continua il documento – “è costituito da circa 4000 sostanze chimiche pericolose”: molte di esse sono irritanti, tossiche o cancerogene e alcune “sono presenti anche in ambito lavorativo”.
Si ricorda che è ormai accertato che il fumo passivo causa neoplasia polmonare ed è infatti classificato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) cancerogeno del gruppo 1, “ovvero cancerogeno per l’uomo alla stregua del fumo attivo".
Secondo alcune ricerche dell’U.S. Department of Health and Human Services, l’esposizione al fumo passivo nell’adulto può determinare: “malattia coronarica, tosse, difficoltà respiratoria, riduzione della funzionalità polmonare, esacerbazione dell’asma, irritazione delle mucose”. Inoltre l’esposizione a fumo passivo “durante la gravidanza può provocare basso peso alla nascita” e i bambini “sono a maggior rischio di sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS), di malattie respiratorie, tosse, catarro, dispnea, esordio dell’ asma, di otiti”.
Il documento riporta poi alcune sentenze sul fumo passivo particolarmente interessanti.
Ad esempio nella sentenza della Corte Costituzionale del 11.12.1996 n. 339 si affermano due principi fondamentali:
- “il datore di lavoro ha l’obbligo di tutelare i dipendenti anche dai rischi del fumo passivo;
- il diritto alla salute è prevalente sul libero comportamento di fumare”.
Conclude il documento un excursus della legislazione in materia, indicazioni relative al monitoraggio ambientale e biologico e, infine, alcune indicazioni per il datore di lavoro riguardo ai locali in cui sia presente fumo passivo.
Ad esempio si indica che il datore di lavoro deve:
- “valutare tutti i rischi per la salute includendo l’esposizione a fumo passivo nel documento di valutazione dei rischi;
- adottare tutte le misure generali di prevenzione primaria finalizzate all’eliminazione del rischio;
- informare e formare tutti i lavoratori;
- vietare il lavoro a minori e donne in gravidanza” nei luoghi esposti a fumo passivo;
- procedere alla “sorveglianza sanitaria dei lavoratori che soggiorneranno in questi locali tenendo conto dei soggetti maggiormente suscettibili affetti da patologie che possono essere riacutizzate dall’esposizione a fumo passivo”;
- “informarsi sui sistemi di ventilazione presenti in commercio e sul loro grado di abbattimento delle sostanze pericolose”;
- “decidere una rotazione dei lavoratori adibiti alle sale per fumatori e un periodo di sospensione del fumo di tabacco (temporizzato) nei locali per fumatori”.
Il secondo documento che presentiamo è intitolato “Gli effetti del fumo attivo e passivo e l'interazione con i rischi lavorativi” ed è a cura della Dott.ssa Tiziana Paola Baccolo (Ispesl).
Si ricorda in particolare che il fumo al lavoro è un “fattore di confondimento nel monitoraggio biologico dell’esposizione professionale a tossici” e “comporta minore produttività (tempo per fumare, assenze per malattie fumo-correlate), variazioni organizzative e costi aggiuntivi (turnover dei fumatori ammalati, aumento pulizie, incendi, adempimenti obblighi di legge sul divieto di fumo)”.
Riguardo poi ad alcune modalità di interazione del fumo di tabacco con gli altri agenti nocivi presenti sul luogo di lavoro il documento ricorda che:
- il fumo di tabacco può “fungere da vettore di tossici già presenti al lavoro (formaldeide, piombo, parathion, ...) attraverso l’inalazione, il contatto cutaneo e l’ingestione;
- alcune sostanze chimiche depositate sulle sigarette possono essere trasformate in sostanze più tossiche se fumate (es. politetrafluoroetilene, ...);
- l’esposizione ad una stessa sostanza nociva contenuta nel fumo di tabacco e nell’ambiente di lavoro può essere aumentata (monossido di carbonio, cadmio, benzene, idrocarburi policiclici aromatici, ...);
- il fumo può agire con meccanismo sinergico con l’agente occupazionale producendo un danno maggiore di quello causato dal singolo agente considerato (asbesto, silice, arsenico, 2-naftilammina, 4-amminodifenile, prodotti decadimento del radon, …)”.
A questo proposito il documento presenta una serie di patologie da contemporanea esposizione a fumo e a tossici professionali, ad esempio in relazione a:
- patologie polmonari non oncogene (bronchite cronica, enfisema polmonare, broncopneumopatia cronico ostruttiva, asma bronchiale, pneumoconiosi, fibrosi polmonare, …);
- patologie cardiovascolari;
- allergie;
- disturbi osteoarticolari.
L’autrice si sofferma in particolare sui rischi cancerogeni e sulle sostanze che possono interagire con il fumo di tabacco nel determinare neoplasie.
Il documento si conclude ricordando che i fumatori “hanno un maggior rischio di incidenti e infortuni sul lavoro rispetto ai non fumatori (1,4 - 2,5 volte)”.
Inoltre i lavoratori fumatori:
- “si assentano dal lavoro per malattia con maggiore frequenza”;
- portano a maggiori “possibilità di innesco di incendi ed esplosioni”;
- hanno più frequenti incidenti automobilistici.
Infine presentiamo brevemente un opuscolo informativo dell’Ispesl dal titolo “I danni da fumo di tabacco”.
Nell’opuscolo si indica che “il fumo di tabacco è dannoso in tutte le sue forme” (sigarette, sigari, pipa, …), sia come fumo “attivo” (fumatore) che come fumo “passivo” (esposizione involontaria al fumo presente nell’ambiente).
In particolare si ricorda che il fumo attivo “provoca tumore polmonare, della laringe, della faringe, della bocca, delle cavità nasali e seni paranasali, dell’esofago, del pancreas, della vescica, del rene, della cervice uterina, dello stomaco e leucemia mieloide acuta” e si evidenziano le relazioni tra fumo e malattie cardiovascolari (infarto e danni alle coronarie, arteriopatie periferiche) e cerebrovascolari (ictus, accelerazione del processo aterosclerotico, …).
Senza dimenticare che il fumo è anche “strettamente correlato a varie patologie respiratorie (malattie respiratorie acute, bronco pneumopatia cronica ostruttiva - BPCO, scarso controllo dell’asma, riduzione della funzionalità polmonare), a diminuzione della densità ossea (le donne che fumano, dopo la menopausa hanno una diminuzione della densità ossea rispetto alle donne che non hanno mai fumato con un rischio maggiore per frattura dell’anca), a cataratta, a ulcera peptica”, …
I fumatori hanno anche una “prevalenza elevata di periodontopatia moderata e severa”, una “maggiore predisposizione alla perdita dei denti rispetto ai non fumatori” e sono soggetti ad una “forte dipendenza fisica e psicologica da nicotina”.
Rimandando ad una lettura completa del documento originale per l’elenco di altre conseguenze del fumo attivo e per la presentazione dei danni del fumo passivo (ETS), ricordiamo che il nostro giornale nei prossimi giorni continuerà ad approfondire altri aspetti relativi ai rischi del fumo da tabacco nei luoghi di lavoro.
Ispesl, “Il fumo passivo negli ambienti di lavoro”, a cura della Dott.ssa M. Rosaria Marchetti –ISPESL- Dipartimento di Medicina del Lavoro (formato PDF, 931 kB).
Ispesl, “Gli effetti del fumo attivo e passivo e l'interazione con i rischi lavorativi”, a cura della Dott.ssa Tiziana Paola Baccolo - ISPESL- Dipartimento di Medicina del Lavoro (formato PDF, 992 kB).
Ispesl, “I danni da fumo di tabacco” opuscolo informativo (formato PDF, 17 kB).
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