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Il florovivaista: compiti lavorativi e principali fattori di rischio

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Movimentazione carichi

15/10/2009

Un documento in rete analizza compiti e rischi di tre mansioni specifiche nel comparto agricolo: il “bergamino” in zootecnia, il florovivaista e l’orticoltore. Un approfondimento dei fattori di rischio nel mondo del florovivaismo.

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Nel seminario, organizzato dalla Asl della Provincia di Bergamo e dalla Regione Lombardia, che si è svolto il 5 settembre 2008 a Bergamo e dal titolo "Le nuove norme del testo unico applicate al settore agricolo", si sono tenute diverse relazioni che hanno affrontato il tema della prevenzione degli infortuni in agricoltura e che possono interessare i nostri lettori.
 
La prima che segnaliamo - altre segnalazioni le faremo nei prossimi giorni - è relativa all’intervento di F. Bigoni, G. Mosconi e G. Pavesi: “La sorveglianza sanitaria alla luce del nuovo Testo Unico”.
  
 
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Questo intervento presenta il lavoro di analisi dei compiti previsti per tre diverse mansioni in tre settori diversi: zootecnia, florovivaismo e orticoltura. Vengono individuati e stimati i singoli fattori di rischio e presentate delle proposte di protocollo sanitario alla luce del Decreto legislativo 81/2008.
Noi di PuntoSicuro ne approfittiamo per entrare nel dettaglio dei compiti e dei rischi della mansione del florovivaista, una “figura professionale che unisce competenze tipiche del giardiniere, dell’addetto alla progettazione nonché installazione e manutenzione di spazi verdi” e che generalmente lavora in “vivai, garden center, imprese che si occupano della realizzazione di parchi o giardini”.
 
I compiti sono vari. Si va dalla coltivazione in serra di piante in vaso partendo dal seme o dalla talea, al trasporto dei vasi, all’irrigazione, alla concimazione, all’applicazione di trattamenti fitosanitari, alla potatura, alla “reinvasatura della pianta che per le grosse dimensioni viene spostata in un vaso più capiente”.
Un florovivaista si occupa tuttavia sia di “produzione di piante di dimensioni varie sia in serra che in piena terra” (acquisto delle piante, trasporto dei vasi, sistemazione del soprassuolo, collocazione della pianta, irrigazione, concimazione, …), che di “vendita al dettaglio nel garden center e/o all’ingrosso”.
Inoltre questi lavoratori possono realizzare “opere a verde pubblico e/o privato” (sbancamenti, realizzazione di drenaggio, scarico delle piante e trapianto manuale o meccanico, realizzazione di impianto di irrigazione e di prati, …), fare manutenzione varia (in giardini, parchi, aiuole, viali, …) o alcune opere di manutenzione particolari (manutenzione degli attrezzi da giardinaggio, sostituzione dei teli di copertura nelle serre, posa e rimozione dei teli ombreggianti, …).
 
Quasi sono dunque i principali fattori di rischio?
 
- rischio chimico: “i prodotti d’uso individuati sono prodotti fitosanitari, concimi e fertilizzanti, disinfettanti e antisettici. Dalla nostra esperienza” – continuano gli autori – “possiamo concludere che generalmente il rischio chimico non è moderato sia per l’elevata tossicità acuta dei prodotti in uso sia perché si sono individuate molte sostanze sensibilizzanti classificate come R42 e R43 e alcune classificate con frase R40 (possibilità di effetti irreversibili: prove insufficienti). Non sono invece stati individuati prodotti classificati con frasi R45 e R49”.
 
- rischio allergologico da esposizione alle proteine vegetali di piante e/o fiori: sono “numerosi in letteratura studi che segnalano la comparsa di orticaria, dermatite allergica da contatto, rinocongiuntiviti sino ad arrivare alla patologia asmatica ed all’alveolite”. Inoltre vi può essere sensibilizzazione generata dalle “polveri (prodotte per lo più durante l’utilizzo del frantumatore, del miscelatore per la preparazione del terriccio e dell’invasatrice), i micofiti, gli insetti (api, calabroni, vespe)e gli Acari. Attenzione inoltre che in alcune aziende vengono distribuiti guanti in latice. Il rischio in generale è da ritenersi medio-alto”; 
 
- sforzo fisico e movimentazione manuale dei carichi: “rischio medio-alto dovuto alla movimentazione dei concimi granulari, piante in vaso, piante di medio o alto fusto e al trascinamento dei carrelli su cui vengono stoccati i vasi”. Sono anche da valutare la presenza di movimenti ripetitivi (ad esempio in relazione alla potatura);
 
- rischio biologico: “rischio medio-alto”;
 
- macroclima e microclima nelle serre: rischio medio-alto;
 
- rumore: “da valutare. In base alla nostra esperienza le attività esponenti sono dovute all’utilizzo di motosega, decespugliatore, soffiatore, motocoltivatore, motozappatrice e fresatrice con erpice rotativo che producono rumori di intensità superiore agli 85 dB. Il rischio è solitamente medio-basso perché l’esposizione è breve e discontinua”.
 
- vibrazioni e scuotimenti: “da valutare in relazione alla meccanizzazione: utilizzo di strumenti vibranti (motosega e decespugliatore) e mezzi semoventi (trattrice motozappa, motocoltivatore). Il rischio è solitamente medio-basso perché l’esposizione è discontinua”.
 
- rischio infortunistico: “da ritenersi medio dovuto all’utilizzo di mezzi meccanici”.
 
Il documento continua con la proposta di protocollo sanitario  (visita preventiva, visita e compilazione della cartella sanitaria e di rischio, esami, visite periodiche, …) che vi invitiamo a visionare nel documento originale.
 
Ricordiamo infine che nel documento le mansioni analizzate sono tre:
- zootecnia: “bergamino” (addetto alla mungitura dell’animale, “si può anche occupare, in collaborazione con l’addetto stalla ed il veterinario, delle operazioni connesse alla cura del bestiame ed alla manutenzione dell’allevamento”);
- florovivaismo: florovivaista;
- orticoltura: orticoltore.
 
 
 
La sorveglianza sanitaria alla luce del nuovo Testo Unico”, Flavia Bigoni, Giovanni Mosconi, Greta Pavesi - U.O. Ospedaliera di Medicina del Lavoro (formato PDF, 58 kB);
 
 

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