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Le patologie riscontrate nel settore dei trasporti di merci e persone
Bergamo, 19 Giu – Come rilevato anche in altri articoli di PuntoSicuro, diversi studi epidemiologici suggeriscono per gli autisti di mezzi di trasporto per merci e persone un eccesso di rischio per patologie degli apparati cardiovascolare emuscolo-scheletrico.
Questo è quanto, in estrema sintesi, ha segnalato una relazione al 75° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale (Bergamo, 17-19 ottobre 2012), relazione pubblicata sul numero di luglio/settembre 2012 del Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia.
In “Rischi e malattie nei lavoratori del settore dei trasporti di merci e persone” – a cura di F. Ronchese e M. Bovenzi (Unità Clinico Operativa di Medicina del Lavoro, Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute, Università degli Studi di Trieste) – viene proposta una rivisitazione degli studi epidemiologici sui rischi occupazionali e le patologie di più frequente e rilevante riscontro nei lavoratori del settore del trasporto pubblico e privato (autisti di autobus e taxi) e del trasporto di merci (conducenti di camion e carrelli elevatori).
Sono state prese in esame le patologie cardiovascolari, quali l’ipertensione e le malattie cardiache in senso stretto (infarto del miocardio e cardiopatia ischemica), le patologie degli apparati respiratorio, gastroenterico, urogenitale e quelle dell’apparato muscolo-scheletrico (lombalgie e altre sindromi dolorose muscolo-scheletriche). Infine sono stati presi in considerazione gli aspetti relativi alle neoplasie e alle cause di mortalità generale e specifica nei lavoratori del trasporto di mercie persone.
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Riguardo alle patologie dell’apparato cardiovascolare i dati della letteratura mostrano come i lavoratori dei trasporti presentino “un’aumentata occorrenza di patologie cardiovascolari, tra cui infarto del miocardio e altre manifestazioni di malattia coronarica, isolate o in associazione con l’ipertensione arteriosa e/o patologie cerebrovascolari (ictus)”. Tuttavia “i meccanismi etiopatogenetici associati all’eccesso di malattie cardiovascolari nei lavoratori dei trasporti sono di natura multifattoriale, e l’importanza relativa dei vari fattori di rischio lavorativi e la loro interazione con quelli extraprofessionali non sono ben definite”.
Uno degli studi citati, uno studio svedese sulla prevenzione delle patologie cardiovascolari, ha valutato “l’incidenza della malattia coronarica in una coorte di 103 autisti di autobus e tramvieri, confrontandola con quella di un gruppo di controllo di 6596 soggetti. Nel corso di un follow up di 11 anni, è stato rilevato che il 18.4% dei conducenti di autobus e tram manifestava patologie coronariche, rispetto al 6.4% nel gruppo di controllo”.
In generale, “utilizzando varie sorgenti di dati (certificati di morte, decessi ospedalieri, ricoveri o dimissioni ospedaliere), numerosi Autori hanno riportato un eccesso del rischio di infarto acuto del miocardio e di cardiopatia ischemica negli autisti professionisti rispetto a gruppi di controllo o alla popolazione generale.
Veniamo alle patologie dell’apparato muscolo-scheletrico.
In questo caso “la relazione tra lavoro di guida di automezzi, siano essi macchine industriali e agricole o veicoli di trasporto, e disturbi/patologie a carico dell’apparato muscolo-scheletrico è ben documentata da lungo tempo”.
Molti studi clinico-epidemiologici hanno rilevato “un eccesso di occorrenza di disturbi/patologie del tratto cervicale e lombare del rachide in autisti professionisti rispetto a gruppi di controllo o alla popolazione generale”. E indagini svolte in anni più recenti “tendono a confermare un eccesso di rischio per lombalgie negli autisti professionisti”.
Tra l’altro “aumentate prevalenze di disturbi muscolo-scheletrici agli arti superiori e inferiori sono state associate con l’attività di guida”: i disturbi più frequentemente riportati “erano localizzati a livello di anca-coscia (22.2%) e ginocchia (29.3%) per gli arti inferiori, e a livello di gomito (10.8%) e braccia (17.5%) per gli arti superiori. La maggioranza degli autisti che lamentavano tali disturbi li associava alla tipologia di guida e alle caratteristiche ergonomiche della postazione di lavoro”.
In particolare i fattori ergonomici associati all’insorgenza di disturbi muscolo-scheletrici, localizzati sia a livello lombare sia a livello di arti superiori, sono risultati essere la presenza di sedili scomodi, l’insufficiente supporto lombare e le caratteristiche del volante.
Non bisogna dimenticare poi che, come le patologie vascolari, “anche quelle muscoloscheletriche, in particolare a carico del rachide, hanno un’origine multifattoriale”.
Riportiamo brevemente qualche dato relativo a studi su altre patologie:
-patologie dell’apparato respiratorio: nel 1988 uno studio di mortalità effettuato su autisti professionisti della città di Londra mostrava che “autisti di bus e conducenti di camion presentavano un significativo eccesso di rischio di mortalità (SMR) per patologie dell’apparato respiratorio, in particolare per bronchite cronica, enfisema e asma”. In genere l’eccesso di rischio per patologie respiratorie croniche negli autisti professionisti è stato “imputato sia ad abitudini voluttuarie (fumo di tabacco) sia alla frequente, talora quotidiana, esposizione a elevate concentrazioni di inquinanti atmosferici da traffico veicolare (SO2, CO, NOx)”;
- patologie dell’apparato gastrointestinale: “l’attività professionale di guida di automezzi è stata spesso associata a disturbi/patologie dell’apparato gastrointestinale, quali sindromi dispeptiche, gastriti e ulcere peptiche”. Le affezioni gastroenteriche negli autisti professionisti “sono state messe in rapporto a dieta inappropriata, legata anche alla tipologia delle tabelle orarie di guida in particolare per i camionisti di lungo raggio, e all’abuso di sostanze voluttuarie (alcool e fumo di tabacco);
- patologie dell’apparato genito-urinario: “in letteratura, vi sono segnalazioni di una aumentata prevalenza di disturbi dell’apparato genito-urinario associati con l’attività di guida, con particolare riferimento all’esposizione a vibrazioni trasmesse al corpo intero (WBV)”;
-patologie dell’apparato uditivo: alcuni studi hanno indagato la funzione uditiva nei lavoratori dei trasporti. “Nel 2002, uno studio su un campione casuale di 108 autisti di autobus ha riportato una prevalenza di ipoacusia percettiva nel 32.7% dei soggetti”;
-patologie neoplastiche: “diversi studi epidemiologici hanno suggerito una maggiore incidenza di mortalità per neoplasie nei lavoratori del settore dei trasporti”. ad esempio nella città di New York “gli autisti di autobus presentavano un aumentato rischio di mortalità per tutte le neoplasie maligne” e per “cancro dell’esofago”. In alcuni studi, “in particolare quelli sui tumori del polmone e della vescica, diversi Autori hanno suggerito il possibile ruolo causale degli inquinanti atmosferici originati dai gas e fumi di scarico degli automezzi (diesel, gasolio), già classificati come probabilmente o possibilmente cancerogeni dallo IARC”. Tuttavia altri Autori “hanno messo in dubbio le associazioni positive riscontrate in alcuni studi epidemiologici in quanto le stime del rischio non erano aggiustate per il fumo di tabacco ritenuto il principale agente causale per i tumori del polmone e della vescica”.
Veniamo alle conclusioni dei due relatori.
Riguardo all’eccesso di rischio per patologie degli apparati cardiovascolare e muscolo-scheletrico, “pur trattandosi di patologie a etiologia multifattoriale, alcune caratteristiche dell’esposizione lavorativa negli autisti professionisti (stress, turni lavorativi, fattori ergonomici sfavorevoli, esposizione a inquinanti atmosferici, rumore e vibrazioni meccaniche) possono avere un ruolo almeno concausale nell’insorgenza di cardiovasculopatie e lesioni muscoloscheletriche, in particolare a carico del rachide”.
Mentre il “ruolo preponderante di alcuni fattori di confondimento legati alla dieta e all’uso di sostanze voluttuarie (alcool e tabacco) rendono più difficile stabilire relazioni causali tra lavoro nel settore dei trasporti e altre patologie d’organo o apparato”.
“ Rischi e malattie nei lavoratori del settore dei trasporti di merci e persone”, a cura di F. Ronchese e M. Bovenzi (Unità Clinico Operativa di Medicina del Lavoro, Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute, Università degli Studi di Trieste), relazione al 75° Congresso SIMLII pubblicata sul Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, Volume XXXIV n°3, luglio/settembre 2012 (formato PDF, 77 kB).
Tiziano Menduto
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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Rispondi Autore: Giorgio Dinatale - likes: 0 | 25/02/2016 (18:23:41) |
Sono un autista di pulman colpito da jktus non molto grave ora ho passato tante visite mediche sono risultato idoneo posso lavorare ancora? Grazie mille per la risposta. |
Rispondi Autore: salvatore capuano - likes: 0 | 03/02/2020 (12:32:21) |
sono un autista di linea notrurno coriere e o avuto un infarto mentre stavo riendrando fine settimana o subito unlancio past madopo i anno mi anno ricoverato e lasituazione era pegiorata o subito 3 beipas o fatto richiesta a inail per malatia prefessionale ma mi e stata respinta come posso dimostrare che e dovuto al lavoro grazie e cordiali saluti |