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Dopo l’incidente all’acciaieria ThyssenKrupp: riflessioni sulla sicurezza sul lavoro

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Terziario e servizi

21/12/2007

Lettera aperta della Società Nazionale Operatori della Prevenzione: il ruolo di tutti, il ruolo dei Servizi Pubblici di Prevenzione.

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Ospitiamo la lettera aperta della SNOP, Società Nazionale Operatori della Prevenzione “agli organi di comunicazione, alle Istituzioni, alle Organizzazioni Sindacali, agli Operatori della Prevenzione Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro: il ruolo di tutti, il ruolo dei Servizi Pubblici di Prevenzione”.
 
Come Società Nazionale Operatori della Prevenzione riteniamo doveroso esprimere le nostre considerazioni nella discussione, ampiamente proposta nei media nel recente periodo ed in particolare negli ultimi giorni dopo l’infortunio collettivo nelle Acciaierie ThyssenKrupp di Torino.
Riteniamo positiva l’attenzione al tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro soprattutto se non si accende solo a ridosso di gravi episodi ma sa essere attenta agli infortuni, che quotidianamente avvengono, e alle malattie professionali o comunque correlate al lavoro.
L’Organizzazione internazionale del Lavoro sostiene che su 80 decessi 1 è correlato al lavoro, da infortunio o malattia.
 
Nel nostro paese la situazione è sempre drammatica, pur se negli ultimi anni si sta verificando un progressivo decremento degli infortuni (peraltro non distribuito in maniera omogenea sul territorio nazionale). Vorremmo approfittare di questo rinnovato livello di attenzione per ribadire alcune nostre considerazioni sul tema.
 
Vogliamo in particolare esprimere il nostro punto di vista rispetto alle accentuazioni sul ruolo dei Servizi pubblici delle ASL, il cui mandato è la prevenzione sin dalla L. 833/78, di cui l’esercizio dei poteri di controllo è parte integrante (con l’importante strumento del D.Lgs. 758/94).
 
Vogliamo sottolineare come, nonostante le gravi carenze di organico, i Servizi hanno programmato e sostenuto importanti e onerosi piani mirati di intervento in tutti i comparti produttivi, a cominciare dall’edilizia da sempre ritenuto il settore a più alta incidenza di infortuni, spesse volte mortali.
 
Si è fatto però cenno solo ad alcuni aspetti di questi ultimi, della loro qualità e quantità, mentre sono state tralasciate le molteplici ed essenziali attività di informazione e di assistenza, di promozione della salute, che tali Servizi svolgono e devono svolgere.
 
Sottolineiamo l’ingiustizia di una generica ed universale allusione a debolezze e scarsa professionalità o addirittura ad episodi di dubbia condotta etica, come sarebbe ingiusto attribuire ai vigili urbani la mole di violazioni al codice della strada a partire dal semplice divieto di sosta o dalla guida sotto assunzione di sostanze da abuso o alle forze di polizia il permanere di sacche di piccola o grande illegalità fino alle drammatiche espressioni della criminalità mafiosa.
 
È stata posta enfasi su debolezze dell’organo di controllo a Torino: non abbiamo elementi per giudicare, ma, come in altri casi, eventuali illeciti o omissioni si possono e si devono riconoscere e correggere, senza per questo dare complessivi giudizi sommari su un intero organo ; se e quando debolezze vi sono, vanno affrontate, ne vanno individuate le cause e va dato un aiuto al loro superamento.
 
Ma senza dimenticare quali sono le primarie responsabilità di fatti come quello della ThyssenKrupp. È stato disarmante ascoltare parlamentari, con passato di magistrati impegnati in processi su salute e sicurezza, associarsi alla acritica deplorazione del ruolo delle ASL, dopo che in Senato gli stessi hanno approvato l’indulto anche per i reati in materia di lavoro. Rileviamo che, salvo fortunate eccezioni, pari enfasi non viene data ad episodi di condizionamento, anche istituzionale, ricevuti da operatori dei servizi che cercano di svolgere il proprio mandato.
 
Si veda il recente caso di Tuscania, dove il Consiglio comunale ha chiesto la rimozione di un dirigente di Servizio che programmava controlli efficaci nel settore dell’attività dell’edilizia.
 
Non si deve insinuare alcun dubbio sul necessario e stretto legame tra organi di vigilanza e controllo nei luoghi di lavoro e Magistratura, rapporto strategico come ribadito recentemente nel corso per magistrati, organizzato a Roma dal Consiglio Superiore della Magistratura.
 
In tale occasione invece, presenti anche delegazioni regionali dei Servizi ASL, sono stati richiesti un percorso di specializzazione delle Procure, un’attenzione della efficacia della giurisdizione giudicante, un ruolo di orientamento preciso anche del CSM.
 

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Le cause dei danni da lavoro, dei morti, dei feriti, gravi e lievi, degli infortuni e delle malattie, stanno dentro la società, nella sua organizzazione, nella sua etica. Convivono sempre i rischi "vecchi" e i rischi "nuovi", cause puntuali e cause multifattoriali.
Dovremmo affermare l'esigenza di concepire il lavoro come un'attività che emancipi l'uomo, non come qualcosa da cui è necessario solo difendersi perché degradante e pericolosa.
Dovremmo poter contare su attività complessive e complesse di tutte le istituzioni e delle parti sociali, che contribuiscano ad una progressiva diffusione della cultura della sicurezza e della legalità del lavoro.
 
Quindi, attenzione alle vittime, certamente, ma attenzione ai lavoratori ed al loro ruolo nei processi di tutela della salute, della sicurezza e della regolarità sul lavoro. Occorre migliorare l’evoluzione dei processi produttivi ed occupazionali, insieme con le forze innovative e vitali del mondo del lavoro.
 
Importante è l’iniziativa contro la fragilità del lavoro e del mercato produttivo: dal lavoro precario a quello delle fasce deboli, degli immigrati, alle attività in dismissione, come per l’acciaieria ThyssenKrupp. Risulta cruciale a questo proposito perfezionare le modalità di collaborazione tra Servizi delle ASL e le Direzioni Provinciali del Lavoro.
 
La Prevenzione dei rischi per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro dipende primariamente dalle FIGURE DELLA PREVENZIONE AZIENDALE a partire dai DATORI DI LAVORO, dall’organizzazione d’impresa e dall’attenzione in questa dedicata ai temi della salute e sicurezza.
 
Ma è anche necessario un alto livello pubblico di regolazione e promozione del sistema: in quest’ambito, determinante è il ruolo delle Pubbliche Amministrazioni, degli organi centrali quali Ministeri, Inail e Ispesl, degli organi periferici quali Regioni ed ASL. Determinante è un’azione appunto di sistema, che proceda per priorità e piani di Prevenzione, con concrete forme di coordinamento ed integrazione.
 
Non va omesso in questo senso che negli ultimi anni alcune cose positive sono accadute, in particolare nelle strategie delle istituzioni, nella definizione di azioni di sistema ed anche a livello normativo, ai fini della promozione di una maggiore prevenzione. Ma la strada è certamente ancora lunga. Esistono anche esempi di “buone pratiche”, spesso condotte da imprese anche di piccole dimensioni e con metodo partecipativo con le OOSS e le istituzioni. Ci si deve porre il problema della loro diffusione e trasferibilità .
 
La stessa attività della Magistratura e l’effettività delle pene anche per i reati cosiddetti colposi devono trovare un giusto e doveroso rilancio. Le risorse degli organi di controllo sono solo un anello, ma certo importante delle questioni.
 
Quanti sono gli operatori, dove sono, quanti mancano, quanti non possono operare anche per condizionamenti non solo esterni: si tratta di aspetti di partenza da cui muovere per ogni discussione sul tema. Non può essere tralasciata l’attenzione alla professionalità dei Servizi pubblici di controllo rispetto ad un mondo della produzione che è profondamente cambiato negli ultimi anni: sono necessarie competenze tecniche specialistiche polidisciplinari, conoscenze approfondite sulle novità del lavoro e della produzione in senso ampio.
 
Esiste la necessità che vengano abolite attività - ancora previste per legge - di non dimostrata efficacia, onde poter liberare risorse tra quelle già presenti nei Servizi Pubblici.
 
La vicenda di Torino può e deve diventare occasione per parlare anche dei Servizi di Prevenzione delle ASL e più in generale di cosa significhi controllare e prevenire i rischi sul lavoro; ma in ciò va tenuto conto delle debolezze “storiche” del sistema, di quanto poco è stato fatto in molti casi a livello centrale e da parte delle Amministrazioni regionali che ricevono fondi destinati alla Prevenzione spesse volte stornati per altri fini, di quanto spesso gli operatori siano lasciati soli, quando non sostanzialmente ostacolati, di fronte a compiti delicati e complessi che richiedono elevate professionalità.
 
Alla cura si dedica sempre un’attenzione non confrontabile rispetto alla prevenzione. La recente discussione relativa alla Legge Finanziaria ha posto attenzione su questo che rischia di diventare IL PROBLEMA DEI PROBLEMI. Il silenzio del Sistema Regioni nel dibattito di questi giorni esprime purtroppo queste debolezze. Anche da altri nelle istituzioni e nelle forze sociali non è venuta del resto adeguata attenzione, né sono emerse proposte ed interventi per correggerle.
 
Ci pare che solo il Ministro Damiano abbia correttamente ricordato in più occasioni l’enorme discrasia tra il numero delle imprese italiane (tra i 4 ed i 5 milioni, in parte prevalente - ben oltre il 90% - di piccolissime dimensioni) ed i circa 10.000 operatori che complessivamente fanno parte degli organi deputati (a vario titolo) alla vigilanza. Discrasia che con tutta evidenza rende indispensabile l’attuazione di strategie che vadano ben oltre il solo e pur fondamentale controllo sui luoghi e le situazioni conosciute come più a rischio.
 
Ci auguriamo che, dopo l’emergenza mediatica di questi giorni, non cali rapidamente, come in altre occasioni, l’attenzione su questi temi e che anzi, con maggiore razionalità, si comincino ad approfondire le possibili risposte e ad adottare soluzioni che a vario livello ed a vario titolo (basti ricordare le risultanze di ormai numerose Commissione parlamentari d’indagine) sono state da tempo individuate - anche con il concorso degli operatori - ma mai effettivamente attuate in misura adeguata.
 
Per il Direttivo Nazionale SNOP
Il Presidente Nazionale SNOP
Dr.Domenico Taddeo
 
 
 


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Rispondi Autore: Giovanni Colle - likes: 0
21/12/2007 (10:12)
Se la prima parte della lettera del dottor Taddeo è la solita, tipica difesa d'ufficio della categoria "a prescindere" (in parte comprendibile per il ruolo associativo che svolge), la seconda parte, quando analizza le cause, è nella sostanza condivisibile.
Resta il fatto che anche la funzione ispettiva, nelle cui file vi sono numerose professionalità di primo livello, non può certo chiamarsi fuori da una certa quota di responsabilità.
Tra le tante straordinarie ed invidiabili professionalità dell'ente di controllo vi sono purtroppo anche troppi funzionari con esperienza approssimativa (non sempre solo per colpa loro) e senza concreta conoscenza della "vita" di fabbrica o di cantiere. Con una certa presunzione, sotto lo scudo impenetrabile del potere loro conferito, questi impongono una applicazione "scolastica" della normativa (talvolta anche in modo sbagliato); sanzionano qualche aspetto che senza dubbio rileva delle carenze rispetto alle leggi ma che evidentemente non sono certo quelli che davvero determinano la differenza tra la sicurezza e il rischio nelle attività lavorative (però fanno numero nella loro operatività di cui devono rendere conto).
E per quanto riguarda il supporto che questi enti istituzionali darebbero alle attività produttive, in tanta parte del territorio mi sa tanto che è più un auspicio che un fatto concreto. La realtà è che nella maggior parte dei casi prevale ancora l'approccio "comando e controllo".
Non servono nuove leggi! Non serve inasprire le sanzioni! Non basta migliorare quantità e qualità dei controlli! Serve un rilancio della cultura sociale del Valore della prevenzione da insegnare a scuola e da perseguire anche in ambiente domestico, sulle strade e non solo da ghettizzare nei soli luoghi di lavoro.
Fino a aquando non si inizierà ad agire in questo senso, faremo solo ed esclusivamente demagogia dettata dall'emotività e questi nostri fratelli morti sul lavoro (di ieri, di oggi e, purtroppo, di domani) saranno ancora una volta morti invano.

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