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La qualità della spirometria nella sorveglianza sanitaria dei lavoratori
Torino, 2 Lug – La spirometria, uno dei più comuni esami della funzione respiratoria eseguito da uno strumento chiamato spirometro, è uno degli esami strumentali più frequentemente utilizzato dai medici del lavoro. Tuttavia alcune indagini hanno rilevato che un’elevata percentuale di questi esami non risponde ai criteri di standardizzazione della spirometria ATS/ERS e la non corretta esecuzione dell’esame può generare errori di valutazione dello stato di salute dei lavoratori.
A riportare sinteticamente i criteri di qualità e a proporre un metodo di valutazione della validità delle spirometrie è una comunicazione presentata al 74° Congresso Nazionale SIMLII “2011 - Dall’Unità d’Italia al Villaggio Globale. La Medicina del Lavoro di fronte alla globalizzazione delle conoscenze, delle regole, del mercato” (Torino, 16-19 novembre 2011) e pubblicata sul numero di luglio/settembre 2011 del Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia.
In "Il controllo di qualità della spirometria nella sorveglianza sanitaria dei lavoratori”, a cura di A. Quercia, R. Diodati, V. De Rose, A. Ragone, G. Napoli (Azienda Sanitaria Locale Viterbo, U.O.C. Prevenzione Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro), F. Roscelli (Azienda USL di Parma, Dipartimento di Sanità Pubblica) e A. Innocenti (Azienda USL 3 Pistoia, U.F. Prevenzione Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro), si sottolinea che nella sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti a irritanti e tossici respiratori “la spirometria è l’esame che, più di altri, permette di rispondere alle esigenze di monitoraggio di importanti parametri funzionali: è un esame incruento, i valori misurati hanno una grande stabilità, sono ripetibili nella stessa sessione di prove e sono riproducibili a distanza di tempo”. Tuttavia per poter apprezzare “variazioni precoci della funzione ventilatoria”, l’esame deve essere eseguito nel rispetto dei criteri di buona pratica.
Rispetto ai criteri di qualità si segnala che il documento congiunto della American Thoracic Society (ATS) e della European Respiratory Society (ERS) ha definito nel 2005 i criteri di standardizzazione della spirometria e per poter valutare il rispetto dei criteri ATS/ERS nelle prove spirometriche eseguite da laboratori e operatori differenti, un gruppo di pneumologi latinoamericani ha elaborato, nell’ambito dello studio PLATINO (Proyecto LATinoamericano de INvestigación en Obstrucción pulmonar) “un metodo standardizzato, che attribuisce alle spirometrie un punteggio variabile da 0 (nessuna prova accettabile) a 5 (tre manovre accettabili e ripetibili)”.
In particolare le rare esperienze di controllo di qualità condotte in Italia “documentano come gran parte delle spirometrie eseguite nell’ambito della sorveglianza sanitaria dei lavoratori siano inutilizzabili per qualsiasi valutazione, a causa della non corretta esecuzione”.
I criteri ATS/ERS 2005, che “permettono di definire la validità di una manovra di espirazione forzata”, sono sintetizzati nella prima Tabella del documento che, allegato al presente articolo, vi invitiamo a visionare.
Gli autori della comunicazione riportano i dati di uno studio e indicano che “sono state analizzate 1703 spirometrie presenti nelle cartelle sanitarie e di rischio dei lavoratori di 63 aziende di diversi comparti lavorativi della provincia di Viterbo, eseguite nel periodo 2006-2011 da 25 medici competenti. L’esame delle spirometrie è stato condotto nel periodo luglio 2009 - luglio 2011 da tre medici del lavoro esperti delle tre diverse sedi territoriali della UO PISLL della ASL Viterbo, sulla base della competenza territoriale rispetto all’ubicazione delle aziende controllate”.
I risultati mostrano che nel 46% delle spirometrie esaminate, classificate secondo il metodo PLATINO, nessuna prova risulta accettabile in base ai criteri ATS/ERS, un altro 26% dei casi presenta una sola prova accettabile e meno del 10% di tutte le prove esaminate soddisfa pienamente – o quasi – i criteri di accettabilità e ripetibilità.
In conclusione gli Autori segnalano che l’analisi con il metodo PLATINO applicata al campione di spirometrie studiate “conferma le precedenti osservazioni, evidenziando che meno del 10% delle prove analizzate risponde ai criteri di validità”.
E sottolineano che “il metodo di analisi delle spirometrie in base al grado di aderenza alle linee guida, sperimentato nello studio PLATINO, rappresenta uno strumento di semplice applicazione sia per l’autovalutazione interna di ogni medico competente, sia per il controllo di qualità da parte di organismi esterni, quali i Servizi di Prevenzione delle ASL”.
Il dato riportato è dunque indicativo della presenza di “problemi sia tecnico-professionali che etici nella pratica della Medicina del Lavoro italiana”.
In questo senso gli Autori ritengono che il “problema della buona pratica in generale e della qualità delle spirometrie in particolare sia attualmente sottovalutato e necessiti di un’attenzione maggiore da parte di tutti i soggetti interessati”.
Anche perché, si sottolinea, una non corretta esecuzione dell’esame spirometrico può portare a pericolosi errori di valutazione nella sorveglianza sanitaria dei lavoratori.
" Il controllo di qualità della spirometria nella sorveglianza sanitaria dei lavoratori”, a cura di A. Quercia, R. Diodati, V. De Rose, A. Ragone, G. Napoli (Azienda Sanitaria Locale Viterbo, U.O.C. Prevenzione Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro), F. Roscelli (Azienda USL di Parma, Dipartimento di Sanità Pubblica) e A. Innocenti (Azienda USL 3 Pistoia, U.F. Prevenzione Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro), comunicazione al 74° Congresso Nazionale SIMLII, pubblicata in Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, Volume XXXIII n°3, supplemento al n°3, luglio/settembre 2011 (formato PDF, 245 kB).
Tiziano Menduto
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