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La prevenzione e il ruolo del gruppo tecnico interregionale

La prevenzione e il ruolo del gruppo tecnico interregionale

Riflessioni sul periodo di transizione e sulle potenzialità del sistema italiano della prevenzione. Il modello organizzativo istituzionale del Testo Unico e il ruolo del gruppo tecnico interregionale salute e sicurezza sul lavoro.

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Bologna, 10 Mar – Sono diversi gli elementi e le circostanze che mostrano come il sistema italiano della prevenzione stia attraversando una lunga e delicata fase di revisione. Un periodo di valutazioni correlate, ad esempio, alla “recente elaborazione di strumenti strategici a supporto della prevenzione”: dal Piano nazionale per la prevenzione (PNP) ai Piani Regionali, ai nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), “all’Atto di Indirizzo del Ministero della salute per l’individuazione delle priorità politiche per l’anno 2017, alle nuove norme sulle Agenzie Ambientali e sui reati ambientali”… Senza dimenticare anche la fase di riflessione, che sta avvenendo in sede di Commissione Consultiva, sullo stato di applicazione della normativa di salute e sicurezza.

 

E ad oggi, “le istituzioni centrali da una parte e le Regioni dall’altra non sono ancora riuscite a coniugare in modo omogeneo sul territorio nazionale la necessaria trasversalità progettuale e di iniziative auspicabile sin dai tempi della Legge 833” (Legge 23 dicembre 1978, n. 833 "Istituzione del servizio sanitario nazionale"), pur se “pregevoli esperienze sono state attuate in molte zone del Paese”. Tuttavia in considerazione dei “profondi mutamenti che, sotto vari profili, hanno interessato e stanno tuttora interessando la società, il mondo del lavoro, l’ambiente, i molteplici aspetti della vita e delle abitudini delle persone”, con l’esplosione delle “disuguaglianze nella collettività e l’attenuazione del welfare”, è fondamentale che le istituzioni “aggiornino le proprie strategie e metodologie di approccio e di intervento sia al centro sia nei territori, nell’ambito anche di una riflessione non timida sull’assetto e sull’organizzazione della prevenzione di cui necessita tutto il Paese”.

 

Con queste parole e per favorire una riflessione e confronto su questi temi, la Società Nazionale degli Operatori della Prevenzione ( SNOP) ha promosso un incontro “per contribuire a ragionare sulla prevenzione dovuta e possibile”, per definire i problemi ed “individuare le soluzioni utili per la salute e la sicurezza di lavoratori e cittadini”. Un incontro dal titolo “La Prevenzione tra oggi e domani” che si è tenuto a Bologna il 12 e 13 gennaio 2017 e che aveva anche la funzione di riflettere sul ruolo e gli impegni futuri dell’associazione SNOP.

 

Per contribuire a questa riflessione ci soffermiamo oggi su uno degli interventi che si è tenuto a Bologna e che ha permesso di comprendere l’articolazione del sistema istituzionale ex Testo Unico e il ruolo del gruppo interregionale in materia di prevenzione.

 

In “Il ruolo del gruppo tecnico interregionale Salute e Sicurezza sul Lavoro: contributo all'elaborazione e allo sviluppo degli strumenti strategici a supporto della prevenzione”, a cura di Nicoletta Cornaggia (Struttura Ambienti di Vita e Lavoro U.O.Prevenzione D.G. Welfare Regione Lombardia, Coordinatore del Gruppo Tecnico Interregionale salute e sicurezza nei luoghi di lavoro), si sottolinea che la prevenzione sta “attraversando un periodo di transizione teso al rinnovamento a partire dal consolidamento di approcci sviluppati negli ultimi anni, ma – in parte, ad oggi - non ancora pienamente esplicati e solo in parte formalmente assunti”. Questi i principi:

- “programmazione;

- priorità di rischio;

- integrazione;

- trasversalità/intersettorialità”.   

 

In particolare la relatrice indica che il PNP 2014-2018 ha “certamente assicurato alle Regioni un impianto comune di programmazione in ordine al tema della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, peraltro richiedendone la trasversalità rispetto ad ambiti storicamente dimenticati piuttosto che non adeguatamente considerati”.

 

Nelle slide dell’intervento, che vi invitiamo a leggere integralmente, la Dott. Cornaggia si sofferma su vari aspetti, ad esempio sul tema della promozione della salute nelle aziende.

 

Si accenna al Total Worker Health (TWH), il progetto/programma che “ricerca di tutti i fattori che contribuiscono al benessere del lavoratore”. Risulta “urgente ‘coniugare le evidenze presenti in letteratura con le norme e le prassi previste nel nostro Paese ponendo attenzione alla multidisciplinarità che questo genere d'intervento deve avere’, nell'ampio e lungimirante processo di Total Worker Health, ovvero di politiche, programmi e pratiche che integrano la prevenzione dai rischi e pericoli per la salute connessi al lavoro con la promozione del benessere del lavoratore quale azione strategica per prevenire infortuni e malattie (NIOSH)”.   

 

Si indica poi che l’area della salute e sicurezza sul lavoro “da tempo ha imparato a programmare secondo il criterio della priorità di rischio, applicato in esito ad una puntuale analisi di contesto in termini epidemiologici, organizzativi e socio-economici”.

E ne “sono prova:

- gli atti di indirizzo che le Regioni hanno definito in seno al Comitato per l'indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro ex art. 5 D.lgs. 81/08 e che il MS con Accordi in CSR ha emanato;

- i Programmi/Piani di settore – costruzioni, agricoltura, patologie muscoloscheletriche, stress, neoplasie professionali, REACH-CLP... - che le Regioni referenti presidiano attraverso Gruppi di lavoro garantendo un riferimento comune all'attività di controllo dei servizi”.   

Si tratta di Piani/Programmi che in “talune occasioni si sono avvalsi delle risorse provenienti da progetti di livello nazionale” e tali attività di progetto sono efficaci:

- “ove privilegiano lo studio e la conoscenza delle problematiche che attengono al PNP e a tematiche emergenti, comunque di respiro europeo;

- ove non si esauriscono nel progetto stesso (che per sua natura ha un inizio ed una fine)”.

In questo modo di può lavorare “assicurando impulso nel perseguire gli obiettivi dei programmi istituzionali, non disperdendo energie, ma anzi consolidando il Sistema della Prevenzione attraverso l'utilizzo degli strumenti di prevenzione più efficaci e ratificando il ruolo paritario dei suoi componenti”.

 

In questo senso è importante che i Gruppi “sviluppino le loro attività, già importanti, potenziando la produzione e la diffusione di prassi e soluzioni utili a tutti gli attori della Prevenzione” e che le Regioni “si riconoscano nel modello organizzativo di Sistema Istituzionale che il Dlgs 81/08 ha definito:

 

- Comitato per l'indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro ex art. 5 D.lgs. 81/08;

 

- Commissione Consultiva Permanente ex art. 6 D.lgs. 81/08;

 

- Gruppo tecnico interregionale per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro in seno al Coordinamento Tecnico della Prevenzione;

 

- Comitati Regionali di coordinamento (CRC)”.

 

Questi gruppi, commissioni e comitati devono “divenire il ‘luogo’ della continuità e del confronto paritetico sui temi della prevenzione attuali ed urgenti”.   

 

Con riferimento al Piano nazionale Prevenzione esistono due livelli che possono essere declinati in questi “luoghi”, ad esempio nel gruppo tecnico interregionale:

- livello nazionale: “definizione della programmazione coordinata in ordine ai settori prioritari di intervento dell’azione di vigilanza, nonché l’individuazione di obiettivi e programmi dell’azione pubblica di miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori”;

- livello regionale: “realizzazione della programmazione coordinata di interventi, nel rispetto delle indicazioni e dei criteri formulati a livello nazionale, modulando piani operativi in ragione della conoscenza delle realtà locali, attraverso l’individuazione di obiettivi specifici, ambiti territoriali e settori produttivi, tempi e risorse ordinarie necessarie”.   

 

E in particolare si sottolinea che in un “momento di attesa della ricostituzione e dell’avvio degli istituti centrali, è ancora più urgente la presa in carico da parte dei Gruppi di lavoro interregionali – ovvero del Gruppo Tecnico Interregionale SSLL - di temi di rischio e/o comparto critici”. Ad esempio: neoplasie professionali, porti, ferrovie, invecchiamento forza lavoro, …

Si ricorda, infine, che i sistemi informativi della prevenzione “costituiscono uno strumento essenziale alla trasparenza e alla programmazione degli interventi di prevenzione”. E si segnala che accanto ai sistemi gestionali propri di ciascuna Regione, “vi sono i sistemi di condivisione nazionali”. E per la trasparenza “occorrono due livelli di comunicazione degli interventi:

- a scadenze ravvicinate, report di attività che diano il segno della costante azione di controllo dei servizi territoriali;

- a medio periodo, report che descrivano l'impatto delle azioni di controllo sui determinanti di salute”.

 

In conclusione la relazione, che si sofferma anche sugli ambiti del sistema informativo di rilevanza strategica, indica che l'attività del tavolo nazionale Flussi – ma anche Informo e Malprof – “dovrebbe essere strategicamente integrata nei lavori del Gruppo tecnico Interregionale SSLL”.   

 

 

Il ruolo del gruppo tecnico interregionale Salute e Sicurezza sul Lavoro: contributo all'elaborazione e allo sviluppo degli strumenti strategici a supporto della prevenzione”, a cura di Nicoletta Cornaggia (Struttura Ambienti di Vita e Lavoro U.O.Prevenzione D.G. Welfare Regione Lombardia, Coordinatore del Gruppo Tecnico Interregionale salute e sicurezza nei luoghi di lavoro), intervento al workshop “La Prevenzione tra oggi e domani” (formato PDF, 1.96 MB).

 

 

Tiziano Menduto



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