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Come promuovere la salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro

Come promuovere la salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Sorveglianza sanitaria, malattie professionali

30/08/2017

Un intervento si sofferma sulla promozione della salute nei luoghi di lavoro con riferimento ad un progetto della Regione Emilia-Romagna. Le caratteristiche e gli obiettivi del progetto, i livelli di intervento e il ruolo del medico competente.

Come promuovere la salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro

Un intervento si sofferma sulla promozione della salute nei luoghi di lavoro con riferimento ad un progetto della Regione Emilia-Romagna. Le caratteristiche e gli obiettivi del progetto, i livelli di intervento e il ruolo del medico competente.

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Bologna, 30 Ago – L’articolo 25 del Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro (D.Lgs. 81/2008) indica che uno dei compiti del medico competente, come descritti nella normativa, è quello di collaborare ‘alla attuazione e valorizzazione di programmi volontari di promozione della salute, secondo i principi della responsabilità sociale’. Ed è con questo articolo che si superano i “precedenti limiti” posti ai programmi di promozione della salute nei luoghi di lavoro (PSL) “considerati in passato come indebita ingerenza nella sfera privata dei dipendenti o addirittura come una modalità per ‘selezionare’ i lavoratori sani”.

 

A ricordare in questi termini il ruolo del medico competente e a sottolineare l’importanza della promozione della salute negli ambienti di lavoro è un intervento al workshop “ Costruire salute in azienda: i Piani della Prevenzione delle Regioni e delle Province Autonome fra tradizione e innovazione” che si è tenuto il 21 ottobre 2016 a Bologna durante la manifestazione “ Ambiente Lavoro”.

 

L’intervento “La promozione della salute nei luoghi di lavoro: il progetto della Regione Emilia-Romagna”, a cura di Mara Bernardini (Regione Emilia-Romagna, USL di Modena), si sofferma, come già raccontato in un precedente articolo di PuntoSicuro, su un progetto, presente nel piano della prevenzione 2015 -2018 della Regione Emilia-Romagna, relativo alla “Promozione della salute nei luoghi di lavoro”.

 

Questi gli obiettivi generali del progetto: 

- “promuovere nei luoghi di lavoro, attraverso tutti i soggetti aziendali della prevenzione, interventi di miglioramento globale del contesto lavorativo, coniugando l’ottica tradizionale di rispetto della normativa specifica di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori con l’ottica di promozione della salute, con particolare riferimento ai temi del programma Guadagnare Salute (fumo, alcol, alimentazione, attività fisica);

- favorire un ruolo attivo del medico competente nell’orientare i lavoratori verso scelte e comportamenti favorevoli alla salute e nel contrastare stili di vita dannosi (quali l'abitudine al fumo, l'abuso di alcol e di altre sostanze, l'alimentazione non corretta, la sedentarietà, la mancata adesione ai programmi di screening attivati dal Servizio Sanitario Regionale, ecc..)”.

 

Come realizzare un progetto sulla PSL?

Come promuovere effettivamente la salute dei lavoratori nelle aziende?

 

A questo proposito l’intervento riporta le caratteristiche del progetto regionale e le linee di intervento realizzabili sia nella grande impresa sia nella media e piccola (in Emilia-Romagna le PMI “sono la gran parte del tessuto produttivo regionale”). Linee di intervento che possono servire a comprendere come nelle aziende sia possibile promuovere la salute…

 

Sono previsti due livelli di intervento di promozione della salute:

- 1° livello: “caratterizzato da azioni di tipo individuale e collettivo di semplice realizzazione”;

- 2° livello: “caratterizzato da azioni di tipo individuale e collettivo più complesse”.

 

Questi alcuni interventi di promozione di primo livello:

- “realizzazione di una bacheca “della salute” aziendale, con poster, manifesti e altri materiali illustrativi;

- messa a disposizione dei lavoratori di materiali informativi in tema di promozione della salute (sani stili di vita, vaccinazioni, ecc..) prodotti da Ausl, servizi sanitari regionale e nazionale, altre istituzioni pubbliche ed associazioni qualificate;

- incontro di presentazione del progetto con le figure aziendali della prevenzione”.

Questi, invece, gli interventi di promozione di secondo livello:

- “individuazione di strategie aziendali quali modifiche ai menù dei pasti della mensa aziendale o forniti all'azienda e/o distributori automatici contenenti alimenti salutari tipo frutta e verdura, specifica regolamentazione aziendale per il rispetto del divieto di fumo;

- realizzazione di programmi di informazione/formazione dei lavoratori che prevedano al loro interno anche i temi prescelti;

- realizzazione di programmi di informazione/ formazione dei dirigenti, preposti, RLS con riferimento al ruolo di promotori;

- convenzioni con palestre, piscine, etc., per favorire l'attività fisica”.

 

Sono riportate anche le azioni di tipo individuale (primo e secondo livello) che riguardano “interventi del medico competente nel corso delle visite mediche previste dal protocollo di sorveglianza sanitaria”.

Si segnala, a questo proposito, che il medico competente (MC) ha “un rapporto diretto con i lavoratori (buona opportunità per sviluppare iniziative di promozione della salute individuale, rapporto fiduciale che si instaura tra lavoratori e MC che spesso è l'unico medico a cui si rivolgono per problemi organizzativi personali)”. Inoltre nel corso delle visite mediche (preventive, periodiche, etc.) il MC “viene a conoscenza di fattori di rischio extra professionali (abitudine al fumo, abuso di alcol, alimentazione non corretta, sedentarietà, ipertensione, esecuzione di vaccinazioni raccomandate e screening, etc.) che riporterà nella cartella sanitaria e di rischio (in apposita scheda di promozione della salute)”.

In particolare “sulla base degli elementi raccolti nella scheda di rilevazione individuale il MC potrà:

- individuare le problematiche individuali prevalenti;

- attivare gli interventi di promozione più opportuni nel caso specifico: interventi informativi; counselling individuale breve; proposta di programmi specifici di promozione della salute;

- verificare nel tempo l'efficacia delle iniziative adottate”.

 

La relazione si sofferma poi anche sul ruolo del medico competente all’interno dell’azienda.

Un ruolo che oggi deve essere inteso in modo ampio, “principalmente come supporto al datore di lavoro e a tutto il sistema destinato alla valutazione dei rischi e alla messa a punto della strategia preventiva più adeguata all’interno dell’azienda”.

Il medico competente svolge “un ruolo propositivo nei confronti della salute dei lavoratori e delle organizzazioni aziendali:

- promuovendo iniziative;

- collaborando alla loro realizzazione;

- evidenziando i risultati attesi e le ricadute anche di carattere economico a medio e lungo termine”. 

E tutti i programmi di promozione della salute proposti dal medico competente “devono essere opportunamente concordati tra il datore di lavoro, le funzioni aziendali coinvolte ed i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS), dovendo ottenere il necessario consenso da parte di ogni dipendente che intende aderire al programma”.

Si sottolinea, anche con riferimento al Codice etico ICOH, che ai lavoratori “devono essere garantiti in modo assoluto: la riservatezza di tutte le notizie riguardanti lo stile di vita, lo stato di salute, il numero di assenze per una data patologia, il maggiore o minore impegno profuso nella partecipazione alle stesse attività di promozione per evitare discriminazioni o esclusioni non legate al giudizio di idoneità alla mansione specifica e alle eventuali limitazioni o prescrizioni presenti nello stesso”.

 

La relazione ricorda che, tuttavia, non rientrano in programmi di promozione della salute:

- “interventi spot in azienda, non supportati da una adeguata programmazione;

- interventi non vincolati a evidenze scientifiche di efficacia (per es. alcuni di screening) e a un favorevole rapporto costi-benefici (in particolare deve essere evitata l'esecuzione indiscriminata di esami di laboratorio che rischiano di generare falsi malati o, al contrario, di fornire false sicurezze”). 

 

Concludiamo rimandando alla lettura integrale del documento che riporta nel dettaglio le azioni realizzate, relative al progetto regionale, e i risultati preliminari della valutazione del primo anno di sperimentazione in provincia di Modena.

 

 

“ La promozione della salute nei luoghi di lavoro: il progetto della Regione Emilia-Romagna”, a cura di Mara Bernardini (Regione Emilia-Romagna, Direzione Generale Cura della persona, salute e welfare, Servizio prevenzione collettiva e sanità pubblica, Azienda USL di Modena, Dipartimento di Sanità Pubblica, SPSAL), intervento al workshop “Costruire salute in azienda: i Piani della Prevenzione delle Regioni e delle Province Autonome fra tradizione e innovazione” (formato PDF, 5.34 MB).

 

 

 

Tiziano Menduto

 



Creative Commons License Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

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