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Alcuni consigli per adibire la casa anche a luogo di lavoro

Alcuni consigli per adibire la casa anche a luogo di lavoro
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Smart working e telelavoro

18/11/2022

L’organizzazione del lavoro presso la propria abitazione e il lavoro “ibrido”. A cura di Wilma Dalsaso e Domenico Santoro.

Con l’esperienza del lockdown molti di noi hanno adattato la propria abitazione al luogo di lavoro. La preoccupazione legata al Covid ha fatto in modo che accettassimo situazioni non adeguate a fronte della preoccupazione determinata dalla malattia. Il fatto che questa modalità di lavoro ormai comunemente chiamata home working stia diventando una costante chiede di riflettere sull’uso dell’ambiente domestico per fare in modo che non si determini un rigetto da stress verso un ambiente non più considerato idoneo per lavorare e contemporaneamente per viverci. 

In questo contributo affrontiamo l’organizzazione del lavoro presso la propria abitazione e successivamente affronteremo il tema del lavoro “ibrido”, ovvero quelle forme di lavoro nelle quali i dipendenti in modo saltuario e regolamentato operano in un ambiente appositamente organizzato. 

Iniziamo l’analisi dall’ambiente fisico nel quale viene svolto il lavoro. Se questo è inadeguato, il lavoro può causare stress e via via attenuare i suoi vantaggi, anche per il singolo lavoratore. All’origine c’è il possibile “conflitto di ruolo” tra vita professionale e privata, con le relative pressioni simultanee e bilaterali. In ambito di modalità di lavoro da casa, il limite tra spazio lavorativo e spazio domestico, il cosiddetto boundary, è un confine spesso fragile. Ciò significa che il lavoratore può essere disturbato da situazioni ambientali di convivenza familiare. Un esempio ne sono i figli, sia in giovanissima età sia adolescenti, che potrebbero distrarre i propri genitori durante i periodi che questi dedicano allo svolgimento del proprio lavoro. I figli possono intervenire con suoni e rumori, oppure modificando l’illuminazione, oppure presentandosi per cercare l’attenzione dei genitori (assolutamente legittima) o distraendoli in altre attività a ridosso della postazione di lavoro. Alcune di queste situazioni nel lavoro svolto da casa potrebbero generare stress, soprattutto se tendono a ripetersi con periodicità casuale durante il tempo in cui la mansione viene svolta nell’ambiente privato. Lo stesso si può dire per la presenza di genitori anziani e di vicini rumorosi. 

La scelta dello spazio influisce anche sul carico mentale che può provocare il lavoro. Il nostro cervello non funziona in modalità multitasking, per cui la presenza di tanti stimoli diversi crea un sovraccarico difficilmente elaborabile che però possiamo controllare sia attraverso l’individuazione di un luogo che non sia invaso da troppi stimoli, sia attraverso scelte di programmazione della giornata e del tempo, sulle quali ci concentreremo in un altro contributo di questo numero. 

Ecco alcuni consigli da seguire per adibire un angolo della casa a ufficio, nella convinzione che la qualità dell’ambiente sia una caratteristica fondamentale nella qualità del lavoro e del benessere. 
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L’area di lavoro 

Quello che bisognerebbe cercare il più possibile è tentare di separare il professionale dal personale creando un confine (ideale, ma meglio ancora anche fisico) tra lo spazio dedicato al lavoro e quello della sfera privata. A questo fine è consigliabile utilizzare elementi divisori per delimitare gli spazi, come ad esempio scaffali o piante, curando di ricavare uno spazio che lasci sufficiente libertà di movimento. 

Le condizioni ambientali e il comfort 

Può essere utile, pur con le debite attenzioni al risparmio energetico, assicurarsi di far entrare aria fresca tutto il giorno: tenere le finestre aperte (o aprirle spesso) è il modo migliore per fornire ossigeno al cervello e rimanere concentrati più a lungo.
D’altra parte, è altrettanto utile evitare le correnti d’aria perché è facile trovarsi poi con il collo bloccato. 

L’illuminazione 

Gli studi mostrano che nei luoghi illuminati principalmente da luce naturale, le persone sperimentano un aumento della produttività del 30-40%, migliora l’umore e la capacità di concentrarsi ed elimina le fastidiose ombre che stancano gli occhi e che causano tensioni e affaticamento. Ecco allora che il piano di lavoro e la sedia devono essere collocate in modo che la luce arrivi lateralmente, con un’attenzione all’essere destrimani o mancini (per evitare ombre). 

Quando la luce naturale è scarsa o non disponibile, illuminare dall'alto la postazione di lavoro può essere una buona scelta. In alternativa, il consiglio è quello di posizionare una lampada sulla scrivania o una lampada da terra vicino allo spazio di lavoro. A tale proposito vi sono delle buone lampade a spettro solare con temperatura colore confortevole per l’esperienza individuale. 

Quando le finestre, oltre a permettere l’illuminazione naturale, consentono di far vedere elementi naturali quali alberi, parchi, giardini, ecc. determinano un valore rigenerativo in relazione allo stress lavorativo, un aumento del tono dell’umore e un riposo dell’attenzione. In assenza di finestre, o con finestre che non danno sul “verde”, possono essere d’aiuto anche poster e quadri con temi naturali. 

La temperatura 

La temperatura dell’ambiente è un aspetto su cui il lavoratore a casa ha il vantaggio di esercitare direttamente il controllo in funzione dei suoi bisogni, consentendo così più agio e benessere. In effetti quello della temperatura è uno degli elementi di maggior disaccordo e malumore quando si opera simultaneamente in spazi comuni. 
Per scegliere un’adeguata temperatura è bene ricordare come le temperature elevate e quelle troppo basse interferiscono con la prestazione. Più il compito è complesso da svolgere e più verrà compromesso da queste temperature estreme. Attenzione quindi a mettere la postazione di lavoro casareccia troppo vicino a un termosifone (o altra fonte di calore), o troppo distante. 

I suoni

I suoni hanno un impatto sul benessere e sulla produttività molto più grande di quanto pensiamo. Il suono influenza la fisiologia, il benessere mentale, la cognizione ed anche il comportamento in funzione della frequenza, dell’intensità e del significato che riveste. Ad esempio, nel caso del lavoro a domicilio una madre che sente piangere il proprio bambino ha una reazione legata al significato del suono e non alla sua frequenza o intensità. E in questo caso il suo lavoro ne risentirà di conseguenza. 

Il suono rumoroso che viene vissuto come tale peggiora la prestazione lavorativa perché distrae, sottrae energie cerebrali, irrita. Specifica attenzione va posta ai suoni di sottofondo, e a cui ci si abitua: il cervello continua a sentirli e deve lavorare maggiormente per scindere e selezionare gli stimoli uditivi più idonei alla performance e bloccare quelli di sottofondo, che solitamente non sono necessari al raggiungimento degli obiettivi lavorativi. 

Si è però visto come la musica di sottofondo invece migliori la prestazione lavorativa. Conosciamo il piacere di ascoltare la nostra melodia preferita. Non si tratta però solo di piacere: le oscillazioni dell’attività elettrica del cervello si sincronizzano con il suo ritmo. 
Senza dimenticare le emozioni legate al suo ascolto. 

Riteniamo che quando in ambito aziendale si condividono suggerimenti e buone pratiche quali quelle sopra riportati si possano ottenere dei vantaggi: percezione dell’interesse reciproco per il benessere, senso di appartenenza e più in generale cura per la persona. 

Wilma Dalsaso
Psicologa esperta in sicurezza ed emergenza
Domenico Santoro
Human Resources Director 

Fonte: PdE, n. 64

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Rispondi Autore: Marcello Accili - likes: 0
18/11/2022 (07:37:49)
Complimenti per l'articolo davvero ben esposto e strutturato che, senza entrare in particolari approfondimenti, traccia un percorso davvero interessante per avere una analisi ed una guida davvero concreta dalla quale poter trarre elementi di riflessione attinenti alla propria situazione operativa. E' sicuramente un valido supporto per una valutazione complessiva della problematica.
Rispondi Autore: raffaele scalese - likes: 0
18/11/2022 (08:51:58)
Benissimo, anzi ottimo la messa in evidenza delle varie problematiche.
Complicato, invece, l'attuazione (ma, chiaramente NON è colpa degli Autori)
Provo a chiarire.

A) La divulgazione di queste note è fatta quasi esclusivamente in ambiente di addetti ai lavori. Sarebbe auspicabile che anche altri canali, pià istituzionali e divulgativi affrontassero il problema.

B) La persona che "in tempo di Covid" si è trovata a dover lavorare "da casa" non sempre è un esperto sia nella valutazione e sia nella eventuale attuazione delle azioni correttive. Anche volendolo fare non saprebbe come operare.

C) Anche volendo attuare alla lettera (DOPO la conclusione della situazione di "emergenza" il dettato della LEGGE 22 maggio 2017, n. 81 rimarrebbe il problema a CHI è affidata la valutazione (attualmente al singolo)

In conclusione apparirebbe utile che in un regime diffuso si smart working la Legge stessa prevedesse una opportunità per il singolo, di essere supportato da un esperto, (magari l'RSPP aziendale eperche NO? il MC) e poi , eventualmente un contributo per la eventuale attuazione delle azioni correttive ove queste dovessero essere un onere "fisico".

Mi rendo conto sono nella sfera della fantasia...ma noi ci occupiamo di Sicurezza, e allora...

Buona giornata a tutti
Rispondi Autore: giovanni brighi - likes: 0
18/11/2022 (17:16:18)
in epoca di smart working il tema è veramente interessante. Considerando poi che gli infortuni in ambiente domestico sono circa il quadruplo di quelli suo lavoro (quelli mortali), concordo che l'argomento deve essere preso in mano dall'alto. Chiaro che un telelavoratore non si infortunerà cadendo da una sedia mentre pulisce una mensola ma il luogo è quello e il tema potrebbe, se trattato bene, essere di aiuto anche a fare diminuire gli infortuni domestici

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