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Zoonosi occupazionale: normativa, sorveglianza e prevenzione

Zoonosi occupazionale: normativa, sorveglianza e prevenzione
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Rischi da agenti biologici

10/09/2018

Un documento Inail riporta alcune informazioni sulle malattie trasmesse dagli animali. La diffusione delle zoonosi, gli strumenti per la sorveglianza e il controllo, il rischio biologico occupazionale e la prevenzione.

 

Roma, 10 Set – Diversi cambiamenti a livello ambientale, sociale ed economico hanno aumentato in questo ultimo secolo i rischi di contrarre malattie trasmesse dagli animali come le zoonosi.

 

Alcuni importanti fattori di natura socio-economica “responsabili di patologie infettive emergenti comprendono:

  • globalizzazione dell’economia, con scomparsa delle barriere doganali e liberalizzazione del commercio di animali e prodotti di origine animale;
  • cambiamenti demografici e delle abitudini di vita;
  • sviluppo economico e mutamenti nei modelli di utilizzo del territorio (colture intensive e monocolture);
  • progresso tecnologico e cambiamenti nelle tecnologie industriali (filiere alimentari);
  • aumento delle situazioni di prossimità con animali (allevamenti di grosse dimensioni);
  • incremento del volume e della velocità degli scambi commerciali;
  • flussi migratori di persone, con possibile introduzione di nuovi patogeni e di nuove abitudini alimentari;
  • guerre e conflitti interni, che riducono gli investimenti in sanità pubblica e bloccano i piani di profilassi nel bestiame;
  • povertà e disuguaglianze sociali;
  • inadeguatezza dei sistemi di sanità pubblica”.

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A soffermarsi sull’aumento delle zoonosi, con particolare ma non esclusivo riferimento alle malattie trasmesse da zecche, è un documento realizzato dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale dell’Inail e dal titolo “ Zoonosi trasmesse da zecche”.

 

La diffusione e l’emergenza delle zoonosi

Nel documento, realizzato con il coordinamento scientifico di Sergio Iavicoli e Paola Tomao (Inail, Dimeila), si ricorda che da tempo immemorabile “è noto che esistono malattie che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo”, le zoonosi.

 

Sono riportate alcune antiche segnalazioni di zoonosi - già nell’antica Roma Tito Livio segnalava una forma di rogna trasmessa dal bestiame ai lavoratori agricoli – e ci si sofferma su alcune definizioni.

 

Se nel 1959 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) definisce le zoonosi infezioni naturalmente trasmesse tra animali vertebrati e l’uomo e viceversa, più recentemente Adriano Mantovani “ha proposto un allargamento della definizione di zoonosi: danno alla salute e/o qualità della vita umana causato da relazione con (altri) animali vertebrati, o invertebrati commestibili o tossici”. E sulla base di questa definizione si possono considerare zoonosi “anche le malattie allergiche da contatto con animali o da ingestione di alimenti di origine animale, le malattie da sostanze chimiche (ad esempio gli antibiotici) presenti negli alimenti d’origine animale e le malattie derivanti da morsi di serpente o da punture di artropodi”.

 

Se, come abbiamo visto a inizio articolo, “l’intensificarsi degli scambi commerciali di animali e prodotti d’origine animale” ha favorito la diffusione delle zoonosi “trasformandole in un’emergenza di proporzioni globali”, a livello professionale “caccia, pesca, agricoltura, addomesticamento, allevamento risultano da sempre gli ambiti lavorativi maggiormente interessati da questo tipo di patologie”.

 

Per contrastare e prevenire l’insorgenza di malattie di origine animale l’OMS - insieme alla FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) e all’OIE (World Organisation for Animal Health) - ha aderito al progetto One Health, “termine definito dall’Associazione americana dei medici veterinari (Avma) come lo sforzo congiunto di più discipline professionali che operano, a livello locale, nazionale e globale, per il raggiungimento di una salute ottimale delle persone, degli animali e dell’ambiente”.

 

La normativa e la sorveglianza delle zoonosi

Il documento Inail ricorda che dal punto di vista normativo, le zoonosi e gli agenti di zoonosi sono oggetto di diverse norme comunitarie e nazionali.

Ad esempio:

  • “il d.m. salute 15/12/1990 Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive è relativo alla notifica delle malattie infettive e diffusive, recentemente incluso nel d.p.c.m. 3 marzo 2017;
  • il d.lgs. 191/2006, in attuazione della dir. 2003/99/CE in materia di sicurezza degli alimenti e sanità pubblica veterinaria, disciplina la sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici e l’indagine epidemiologica dei focolai di tossinfezione alimentare”.

 

Riguardo agli strumenti di controllo e alla sorveglianza delle zoonosi si indica che nel 2004 l’EFSA (European Food Safety Authority) ha “predisposto alcuni modelli per il rilevamento degli agenti zoonotici, al fine di armonizzare il flusso informativo dei dati (inviati dagli Stati membri) relativi alle zoonosi nel settore veterinario, raccolti sulla base della dir. 2003/99/CE. I dati relativi ai casi umani, invece, sono acquisiti dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc)”.

 

Inoltre in Italia “il Ministero della salute insieme con il Centro di referenza nazionale per l’epidemiologia veterinaria, la programmazione, l’informazione e l’analisi del rischio (Covepi) ha progettato e realizzato un Sistema informativo nazionale delle zoonosi, nel quale vengono raccolti dati rilevanti ai fini della sorveglianza e del controllo delle zoonosi sul territorio nazionale”. E il ruolo di coordinamento e programmazione a livello locale degli interventi sul territorio “viene svolto dalle Regioni che individuano anche le modalità di raccolta dei dati e li inviano al Ministero della salute” che fornisce poi le informazioni nazionali ai quattro diversi organismi europei di riferimento.

In definitiva la sorveglianza delle zoonosi in Europa “ha due percorsi distinti, uno legato al sistema di notifica ufficiale delle malattie infettive, attivo in ogni stato membro, che va ad alimentare le informazioni dell’Ecdc, l’altro, che fa riferimento alla dir. 89/391/CEE, riguarda prevalentemente le zoonosi a trasmissione alimentare”.

 

Qual è la situazione della zoonosi nel nostro paese?

Il documento segnala che in Italia “la situazione legata alla sorveglianza delle malattie infettive è complessa e i dati disponibili dal sistema ufficiale di notifica sono frammentari”. E questa frammentarietà “rende molto difficile leggere i dati sia dal punto di vista geografico sia dal punto di vista temporale”. Risulta dunque “complicato sia avere un quadro attuale sia avere un quadro storico delle zoonosi a livello nazionale”.

 

Le zoonosi occupazionali e la prevenzione

Si indica che alcune zoonosi “possono rappresentare un rischio per i lavoratori” (zoonosi occupazionali) e che la prevenzione e la gestione delle zoonosi occupazionali “rientrano a pieno titolo nella prevenzione e gestione del rischio biologico”.

 

In particolare si sottolinea che il rischio biologico da zoonosi “risulta strettamente correlato allo stato epidemiologico degli animali allevati e macellati, che è inoltre soggetto a variazioni dovute a modificazioni ambientali, alle diverse tipologie e modalità delle attività zootecniche praticate, ai cambiamenti verificatisi nelle popolazioni animali portatori, domestici e selvatici”.

 

A livello preventivo se l’animale infetto rappresenta la fonte del pericolo, “la strategia vincente per prevenire le zoonosi è il controllo puntuale della sanità animale”. E “la conduzione dell’allevamento, i trattamenti vaccinali o terapeutici, l’esecuzione della profilassi, la scelta e la manutenzione dei ricoveri sono fattori di controllo non solo delle patologie animali ma anche di quelle degli addetti”.

 

Si segnala, infine, che per il rischio biologico occupazionale, per il contenimento e la gestione del rischio, la normativa di riferimento è costituita dal Testo Unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.).

 

 

RTM

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Inail, Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale “ Zoonosi trasmesse da zecche”, a cura di Wanda D’Amico, Diego De Merich, Simona Di Renzi, Maria Concetta D’Ovidio, Agnese Martini, Paola Melis, Paola Tomao, Nicoletta Vonesch (Inail - Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale), coordinamento scientifico di Sergio Iavicoli e Paola Tomao, edizione 2018 (formato PDF, 912 kB).

 

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