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Un’analisi critica delle tabelle delle nuove malattie professionali

Disponibili on line alcuni interventi dedicati agli aspetti innovativi, propositivi e problematici delle nuove tabelle delle malattie professionali nell'industria e nell'agricoltura. Le novità e le difficoltà applicative.

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Come già segnalato e commentato da PuntoSicuro, l’anno passato è stato promulgato il Decreto del 9 aprile 2008 che contiene le nuove tabelle delle malattie professionali nell'industria e nell'agricoltura.
In particolare l’aggiornamento delle tabelle è il risultato dei lavori svolti dalla Commissione Scientifica prevista dall’art. 10 del D. Lgs. 38/2000 (istituita con Decreto del Ministro del Lavoro il 23 marzo 2001) per l’elaborazione e la revisione periodica dell’elenco delle malattie.
 
 
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Sul tema delle nuove tabelle delle malattie professionali si sofferma il numero di Luglio/Settembre 2008 (reso disponibile on-line recentemente) del Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia che a queste tabelle dedica uno specifico capitolo: “La nuova tabella delle malattie professionali: le posizioni dei diversi interlocutori”.
 
Nell’articolo “La nuova tabella delle malattie professionali: aspetti applicativi per la tutela del lavoratore”, scritto da Antonella Miccio (Inail), si indica che la nuova tabella emanata, “nel lodevole tentativo di trasferire sul piano normativo alcune evidenze clinico-epidemiologiche della medicina del lavoro non trascurando le indicazioni comunitarie per adeguare il sistema di tutela italiano a quello europeo, non ha però completamente raggiunto due obiettivi fondamentali”. In primis quello di “contenere indicazioni tabellari chiare e facilmente interpretabili e fruibili, in secondo luogo di trovare la sua legittimità in termini di compatibilità e coerenza con i principi assicurativi cui necessariamente l’Istituto Assicuratore deve far riferimento”.
 
L’autore ricorda che le “nuove tabelle prevedono 85 voci per l’industria (erano prima 58) e 24 per l’agricoltura (in precedenza 27) essendo stati esclusi in agricoltura alcuni agenti chimici per i quali vige ormai da tempo espresso divieto di utilizzo”.
In particolare è rilevante la novità che “per ciascuna voce di tabella è stata inserita l’indicazione nosologica delle malattie correlate ai diversi agenti” con l’indicazione puntuale del numero di codifica internazionale ICD-10.
L’indicazione nosologica - dovuta alla “maggior consapevolezza, per certi particolari quadri morbosi, nell’individuazione del nesso causale con un agente lavorativo” e alle maggiori conoscenze della medicina del lavoro – potrà ad esempio “facilitare la certificazione di tecnopatie all’Inail anche da parte di quegli operatori sanitari meno addentro alla specifica tematica”, come i medici di famiglia, ma presenta alcuni aspetti negativi.
Ad esempio “il riferimento dettagliato ad una specifica forma morbosa esclude dalla tutela, come malattia tabellata, tutte le patologie non espressamente elencate e determina così una discrepanza di trattamento nei confronti di lavoratori che, ancorché esposti al medesimo rischio tabellato, hanno contratto patologie non indicate in tabella e su cui grava l’onere della prova”.
Nelle nuove tabelle sono state “introdotte le malattie muscolo-scheletriche da sovraccarico biomeccanico a seguito di movimenti ripetuti o posture incongrue dell’arto superiore e del ginocchio (quest’ultima non presente nella tabella dell’agricoltura) e l’ernia discale lombare da vibrazioni trasmesse al corpo intero e da movimentazione manuale di carichi”.
Inoltre tra “i diversi quadri inseriti hanno trovato collocazione numerose forme neoplastiche con l’indicazione dell’organo bersaglio” (sono presenti 19 voci nella tabella dell’industria e 2 voci della tabella della agricoltura): tuttavia “ad un più attento esame dell’elenco la genericità terminologica delle “malattie neoplastiche” del DPR 336/1994 non appare del tutto superata nel nuovo Decreto”.
 
Nell’intervento di Saverio Potenza “Le nuove tabelle delle malattie professionali: risvolti propositivi e criticismi medico legali per gli Enti di Patrocinio, Parti Sociali, Lavoratori” viene svolta un’analisi critica delle nuove tabelle delle malattie professionali dell’industria e dell’agricoltura mettendone in luce sia gli aspetti propositivi che gli eventuali criticismi e “problematicità operative che la normativa attuale comporta in ambito medico legale”.
Intanto si ricorda che l’obiettivo della Commissione Scientifica “era quello di aggiornare le tabelle in base al progresso delle conoscenze scientifiche e, nel contempo, di adeguare le stesse al quadro normativo nazionale europeo”.
Infatti “la Commissione Europea con la Raccomandazione del 19 settembre 2003 aveva imposto la trattazione uniforme delle malattie professionali nei vari Stati membri e che la revisione tabellare fosse finalizzata all’inserimento dei mutamenti provocati dal progresso delle conoscenze scientifiche e delle tecnologie produttive, al fine di inglobare i nuovi rischi e i nuovi agenti patogeni”.
Riguardo alla novità e ai criticismi dell’indicazione nosologica (relativa cioè alla classificazione della malattia) - già affrontata nel precedente intervento - l’autore indica che “a parziale garanzia dei diritti del lavoratore, è stata introdotta per moltissime lavorazioni anche la voce aperta aggiuntiva: “altre malattie causate dall’esposizione professionale di” con ICD-10 da specificare per la malattia che si intende denunciare.
Si tratta dunque di un gruppo di malattie “la cui correlazione causale con la specifica lavorazione non è acclarata come per le altre specificate”.
Se l’introduzione di tale voce “indubbiamente non permette di far ricadere automaticamente tra le malattie tabellate anche quelle per le quali attualmente non vi è un nesso causale scientificamente certo”, peraltro “consentirà di inglobare, almeno nel futuro, quelle per le quali la ricerca ed il progresso scientifico potranno rapidamente dimostrarne una riconducibilità con la lavorazione”.
Tuttavia si ricorda che allo stato attuale “per le ‘altre malattie’ non specificate, l’onere della prova ricade comunque sul lavoratore”.
Un altro elemento innovativo delle nuove tabelle “è quello di aver operato una diversificazione del periodo massimo di indennizzabilità (PMI) dalla cessazione della lavorazione per le diverse entità morbose ricomprese nella singola voce”.
 
L’intervento, che si sofferma anche sui problemi dell’introduzione nella tabella di limiti temporali e di soglie di esposizione al rischio, conclude affermando che le nuove tabelle delle malattie professionali “benché caratterizzate da alcuni aspetti pregevoli come delineati, destano tuttavia perplessità sulla loro efficacia applicativa per le difficoltà operative che comportano e per i criticismi descritti, con inevitabili ripercussioni nell’attività medico legale di patrocinio e nelle aule di Tribunale”.
Infatti “si tratta comunque di una disciplina basata su criteri complessi e connotata anche da limiti teorici, dettati da incertezze e difficoltà metodologiche, ma anche da limiti pratici legati alle concrete difficoltà operative nella raccolta dei dati, nella ricostruzione delle circostanze ed eventi e nella identificazione dell’etiologia, nel cui labirinto medici giudicanti possono trovare difficoltà ad orientarsi e a volte anche in palese contrasto con le direttive giurisprudenziali e con i fondamenti della medicina legale, potendosi riscontrare di fatto difformità di interpretazione delle problematiche medico legali”.
 
 
La nuova tabella delle malattie professionali: aspetti applicativi per la tutela del lavoratore”, di A. Miccio (INAIL, Sovrintendenza Medica Generale) in Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, Volume XXX n°3, luglio-settembre 2008 (formato PDF, 50 kB).
 
 
Le nuove tabelle delle malattie professionali: risvolti propositivi e criticismi medico legali per gli Enti di Patrocinio, Parti Sociali, Lavoratori”, di S.Potenza (Medicina legale - Università degli studi di Roma “Tor Vergata”) in Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, Volume XXX n°3, luglio-settembre 2008 (formato PDF, 72 kB).
 
  
Tiziano Menduto
 

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Rispondi Autore: Michael Gavazzo - likes: 0
06/09/2013 (11:11:49)
Buongiorno,

a chi rivolgersi per inoltrare denunce di omissioni, a mio avviso, atte a omettere gravi carenze aziendali che portano conseguenze sulla salute dei lavoratori nel lungo periodo?
(come è già successo e accade attualmente passando per queste omissioni come un azienda in regola)

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