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Investire nella sicurezza genera effetti positivi per le aziende

Investire nella sicurezza genera effetti positivi per le aziende
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: SGSL, MOG, dlgs 231/01

19/05/2014

Un intervento sottolinea che gestire la sicurezza aggiunge valore al business e genera vantaggi competitivi. Gli esempi di migliorata gestione della sicurezza, i costi indiretti, la struttura della sicurezza e i sistemi di gestione.

 
Varese, 19 Mag – Ci vuol ben altro che un articolo di giornale per convincere un’azienda a investire in sicurezza. Tuttavia PuntoSicuro insiste da anni sul tema cercando di fare breccia anche nelle resistenze più forti perché, a fronte delle difficoltà relative al rispetto degli adempimenti vigenti o alla necessità di mettere mano al portafoglio, investire in sicurezza conviene.
 
A questo proposito sul sito dell’ Unione degli Industriali della Provincia di Varese è stato pubblicato un intervento molto chiaro a cura di Marco Frey, Francesco Bacchini e Carlo Galimberti. 

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In “Sicurezza: competitività, organizzazione, comunicazione” si sottolinea infatti, dati alla mano, che “gestire bene la sicurezza rende”.
Infatti la letteratura manageriale “ci mostra che con una gestione responsabile della sicurezza migliorano ad esempio:
- “il clima interno;
- le vendite e l’export;
- la redditività;
- il posizionamento”.
 
Gestire la sicurezza aggiunge valore al business e genera vantaggi competitivi: “abilità a competere; accesso ai mercati globali; riduzione dei costi e dei rischi; rafforzamento della reputazione; morale dei lavoratori; miglioramento della qualità; miglioramento dell’efficienza;  miglioramento della produttività”. 
 
A questo proposito sono riportate alcune best practices.
Ad esempio con riferimento alla Cheese Company in UK che ha “implementato una strategia integrata per la gestione della sicurezza sul lavoro in 10 siti. Questa strategia ha aiutato a ridurre gli incidenti del 40% e ad accrescere la produttività del 25%”.
 
Vengono poi riportati esempi di migliorata gestione della sicurezza con riferimento a diverse attività e con citazione di costi e vantaggi:
- miglioramento requisiti minimi di sicurezza presse di piegatura (vantaggi: aumento produttività, miglioramento ergonomia, ottimizzazione flussi di materiale);
- automazione processo di pulitura (aumento produttività, eliminazione sforzo ripetitivo, miglioramento microclima);
- implementazione sistema LavoroSicuro e OHSAS 18001 (riduzione premio ed incentivi Inail, riduzione numero incidenti, riduzione del rischio, garanzie su D.Lgs. 231/01, certezza e rigore).
 
E riguardo ai costi emerge che vi sono costi del “fare” che però possono essere inferiori a quelli del “non fare”. 
 
Quali sono i costi indiretti della mancanza di sicurezza?
Ad esempio (OSHA):
- “Tempo lavoro perso dall’infortunato;
- Tempo perso dai lavoratori del reparto;
- Perdita di efficienza per la rottura del team;
- Tempo perso dal responsabile;
- Costi di formazione per il rimpiazzo;
- Danni alle attrezzature;
- Tempo perso e perdita di produzione per il fuori servizio degli impianti;
- Danni derivanti dall’incidente: incendio, acqua, esplosivi…;
- Fallimento nel rispetto delle scadenze;
- Overhead costs durante l’interruzione del lavoro;
- Altri (vi sono altri 100 items possibili nell’analisi OSHA)”. 
Ma ci sono anche costi indiretti intangibili: reputazionali, clima interno, psicologici, ... 
 
È dunque importante e conveniente che la sicurezza sia “integrata nel business”.
Ed è evidente che a questo punto gli autori si soffermino sugli elementi di un sistema di gestione:
- “chi: definizione delle persone coinvolte nella gestione, delle responsabilità;
- cosa: definizione di che cosa deve essere fatto: affido le mansioni ed individuo risorse finanziarie, umane, impianti, processi, procedure, attività di formazione...
- come: definizione delle modalità di lavoro attraverso le quali giungere ad un continuo miglioramento delle performance”. 
 
In conclusione, la costruzione della struttura organizzativa aziendale (in funzione delle esigenze di tutela della sicurezza e salute sul lavoro):
- “non comporta cambiamenti alla normale matrice organizzativa;
- genera vantaggio sociotecnico (misure, precauzioni, cautele antinfortunistiche);
- produce un’attività aziendale più efficiente ed efficace (riduce la distanza tra la norma e la sua applicazione pratica)” 
 
Investire nella sicurezza dunque genera effetti positivi (non sempre evidenti ma certamente duraturi) e la cultura della sicurezza deve essere pensata come “generatore di valore per l’impresa”, dove la cultura della sicurezza “non è un elenco di principi astratti, ma l’insieme dei processi organizzativi e delle pratiche professionali, delle norme scritte e delle convenzioni informali, dei linguaggi, dei modi di pensare, di percepire e di rappresentare il rischio in azienda”.
 
 
Sicurezza: competitività, organizzazione, comunicazione”, a cura di Marco Frey, Francesco Bacchini e Carlo Galimberti, intervento pubblicato sul sito dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese (formato PDF, 556 kB).
 
Tiziano Menduto
 

Creative Commons License Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

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Rispondi Autore: Mimmo Didonna - likes: 0
19/05/2014 (10:25:56)
Investire in sicurezza, anche in tempi di crisi, è un valore aggiunto, anzi, ancor di più.
Rispondi Autore: Massimo Tedone - likes: 0
19/05/2014 (11:49:29)
No, investire in sicurezza non è un valore aggiunto. Migliorare la sicurezza vuol dire, soprattutto, abbassare la spesa sociale che tutti stiamo pagando a causa di numerosi infortuni che hanno effetti gravi come disabilità permanenti e gravissimi, decessi immediati e/o a causa di incidenti di varia natura.
personalmente vedo alcune cause dove il legislatore nazionale e comunutario devono intervenire.
Innanzitutto è necessario che venga emanata un Regolamento UE dove si impone l'istruzione della cultura della sicurezza già a partire dalla scuola primaria (perchè è più semplice insegnarla ai bambini che non ai "lavoratori esperti" soliti dire, tanto non è mai successo nulla). Altra problematica, sempre a livello comunitario, è quella che ci sono troppe diversità tra le normative di ogni singolo Stato, sarebbe opportuno che UE emani un Regolameto sul lavoro dove si dica chiaro e tondo, tra le altre cose, che il costo del personale non deve essere oggetto di ribassi oltre un certo limite. Eggià, proprio così, molte aziende (soprattutto straniere) applicano un coasto del personale eccessivamente basso rispetto alle imprese nazionali; sicuramente questo perchè c'è un eccessivo utilizzo di lavoratori in nero, sia perchè la sicurezza della persona è messa in secondo piano. Altro argomento improtantissimo è il ruolo del RSPP il quale dovrebbe, a mio parere, essere a conoscenza delle diverse tematiche tecniche per l'esecuzione di un'attività e non solo limitarsi alla redazione e aggiornamento delle varie DVR e DUVRI. Sarebbe quindi opportuno che il legislatore, meglio se comuitario, emani dei Regolamenti precisi e, se mi posso permettere, un pochino più seri e che non diano adito a diverse interpretazioni.

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