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Psicologia alla guida
La scorsa estate molto si è discusso sull’efficacia della patente a punti per la prevenzione degli incidenti stradali.
Benché non vi sia ancora una stima definitiva dei risultati ottenuti in seguito all’introduzione delle nuove disposizioni, è innegabile che abbiano portato ad una riduzione delle vittime della strada.
Ma come la patente a punti ha cambiato le abitudini degli italiani alla guida? Sull’aspetto psicologico della guida si è soffermato il numero di ottobre del mensile “Polizia Moderna”, in una intervista al noto psichiatra Vittorino Andreoli.
I punti “decurtati”, il timore di incorrere nella sospensione della patente, hanno modificato il comportamento degli italiani alla guida.
“Prima di queste norme - spiega Andreoli -, l’automobilista voleva la macchina velocissima e aspettava l’occasione per spingerla al massimo. Si sentiva il cavaliere a cavallo di un purosangue. Adesso desidera ancora il purosangue ma ha bisogno di avere le redini ben salde perché gli si permetta di continuare a cavalcarlo.”
Ma per radicarsi il valore della sicurezza stradale ha bisogno di tempo, di educazione.
Rispondendo alla domanda se gli italiani siano diventati effettivamente più coscienziosi o se abbiano solo timore delle sanzioni, il noto psichiatra ha paragonato il guidatore italiano ad un “guidatore bambino”.
“Ha bisogno di avere un genitore che gli dice sempre cosa è giusto fare e lo punisce se non lo fa. – afferma Andreoli - Invece dovrebbe apprendere una cultura della guida, del rispetto della strada e farla propria. Un processo educativo che dovrebbe iniziare già nel periodo scolastico.”
La strada da fare è, quindi, ancora lunga…
L’intervista al prof. Andreoli è consultabile qui.
Benché non vi sia ancora una stima definitiva dei risultati ottenuti in seguito all’introduzione delle nuove disposizioni, è innegabile che abbiano portato ad una riduzione delle vittime della strada.
Ma come la patente a punti ha cambiato le abitudini degli italiani alla guida? Sull’aspetto psicologico della guida si è soffermato il numero di ottobre del mensile “Polizia Moderna”, in una intervista al noto psichiatra Vittorino Andreoli.
I punti “decurtati”, il timore di incorrere nella sospensione della patente, hanno modificato il comportamento degli italiani alla guida.
“Prima di queste norme - spiega Andreoli -, l’automobilista voleva la macchina velocissima e aspettava l’occasione per spingerla al massimo. Si sentiva il cavaliere a cavallo di un purosangue. Adesso desidera ancora il purosangue ma ha bisogno di avere le redini ben salde perché gli si permetta di continuare a cavalcarlo.”
Ma per radicarsi il valore della sicurezza stradale ha bisogno di tempo, di educazione.
Rispondendo alla domanda se gli italiani siano diventati effettivamente più coscienziosi o se abbiano solo timore delle sanzioni, il noto psichiatra ha paragonato il guidatore italiano ad un “guidatore bambino”.
“Ha bisogno di avere un genitore che gli dice sempre cosa è giusto fare e lo punisce se non lo fa. – afferma Andreoli - Invece dovrebbe apprendere una cultura della guida, del rispetto della strada e farla propria. Un processo educativo che dovrebbe iniziare già nel periodo scolastico.”
La strada da fare è, quindi, ancora lunga…
L’intervista al prof. Andreoli è consultabile qui.
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