Se questa è una scuola sicura. Opinioni di un RSPP
Premessa
Lo scorso anno scolastico si è concluso con le scuole chiuse e le lezioni a distanza. Nell’attuale anno scolastico le scuole, dopo essere partite con i migliori dei propositi e le più assurde promesse, stanno tornando poco alla volta alla didattica a distanza, già adottata dalle Scuole Secondarie di 2° grado, mentre le scuole dell’Infanzia e del 1° ciclo stanno resistendo indefesse con le mascherine utilizzate nelle condizioni dinamiche, prima, e adesso anche in quelle statiche.
Sta quindi tornando lo spettro del lockdown della scorsa primavera. Prima il contagio nella maggior parte delle regioni non toccava da vicino le persone ed era presente solo nei racconti dei telegiornali e dei giornali.
Ora lo stanno vivendo tutti molto più da vicino ed iniziano a vedere dapprima alcuni conoscenti, e poi anche alcuni amici e parenti che risultano positivi e quindi in cura e in quarantena.
L’articolo che vi presentiamo è tratto da un libro scritto da un gruppo di Dirigenti Scolastici e Docenti che prestano il loro servizio nelle scuole pubbliche italiane di ogni ordine e grado, per testimoniare il drammatico periodo del lock-down e la conseguente totale sospensione delle attività didattiche dello scorso anno scolastico, iniziata il 5 marzo 2020, a causa della pericolosa situazione di emergenza sanitaria determinata dall’epidemia COVID19.
In tale periodo le istituzioni scolastiche e le relative comunità educanti nella situazione di blocco dell’attività didattica in presenza hanno trovato la motivazione per costruire sistemi alternativi della comunicazione fra docenti e allievi, dimostrando come la vita di relazione, sia degli operatori scolastici che degli utenti e delle loro famiglie, improvvisamente relegata in un limbo di paradossale sospensione, si è ben presto trasformata in un pretesto per riscoprire la bellezza di quella che si potrebbe definire la città imprevedibile del “fare scuola”, dove l’imprevisto non è soltanto l’evento inaspettato e sconosciuto ma, al contrario, l’atteggiamento positivo e costruttivo delle donne e degli uomini che abitano la “città scuola” e che con il loro ingegno svelano i nessi che uniscono lettura e scrittura, spiegazione e ascolto, pratica e ripetizione, quali didascalica coerenza dell’Educazione.
L'articolo è un modo per fissare, attraverso l’esperienza di voci, parole e luoghi descritti dagli autori, l’evento performativo che il COVID19 ha prodotto: una scuola viva, che si rimbocca le maniche, che usa le risorse umane per costruire mondi significativi.
Infatti ogni scuola italiana è stata guidata, anche se chiusa, dal proprio Dirigente Scolastico con l’aiuto di collaboratori sia interni al comparto scolastico (i dirigenti e i preposti dell’organigramma gestionale) e sia esterni o in parte esterni, quali il Responsabile e gli Addetti al Servizio di Prevenzione e Protezione e il Medico Competente, che compongono l’organigramma collaborativo.
Se questa è una scuola sicura. Le opinioni di un RSPP ai tempi del Coronavirus
Sarà che un giorno si presenta l'inverno
e ti piega i ginocchi,
e tu ti affacci da dietro quei vetri
che sono i tuoi occhi,
e non vedi più niente,
e più niente ti vede
e più niente ti tocca. [1]
Forse è un po’ così che è iniziato il lockdown da Coronavirus di uno, nessuno, centomila degli RSPP che seguono le nostre scuole e i nostri dirigenti scolastici, che devono imparare loro malgrado a gestire il difficile compito di conciliare la crescita didattica dei propri studenti con la ricerca dei rischi da eliminare o contenere per la salvaguardia dei dipendenti e degli utenti scolastici stessi.
Forse è un po’ così che si sono fermati i sopralluoghi e i monitoraggi durante i quali ogni solerte RSPP vagava periodicamente per i meandri degli edifici scolastici con la stessa attenzione riposta dal mago della fiera di paese nel leggere il futuro tra le pieghe della nostra mano.
Tutto si è fermato, tutti a casa, mentre per le strade il Corona virus ha trasformato l'effimero in un'attesa senza fine.
<<C’è una vita nelle strade
nonostante il tempo che fa
c’è un respiro che la illude
come un mondo che va
tutti a casa
tutti a casa
con la nebbia
e l’inverno che c’è
nelle stanze illuminate
lì quel mondo non c’è.>>[2]
Si è quindi fermato quel tempo in cui il Dirigente Scolastico, 'bloccato' dagli innumerevoli compiti di direzione, coordinamento e gestione del personale e dell'utenza scolastica, si doveva affidare, nel caso della sicurezza, al proprio RSPP che, come il 'viaggiatore' Marco Polo ha fatto con lo statico Gran Kan [3], doveva 'viaggiare' tra i locali dell'edificio scolastico per scovare i 'rischi invisibili', per poi spiegarli al Dirigente Scolastico e consigliargli le misure preventive e protettive da mettere in atto: quelle a carattere temporaneo, immediate e sempre a carico della scuola, e quelle a carattere definitivo, programmate e solitamente a carico dell'Ente proprietario.
Tutto si è fermato, anche se magari ogni tanto qualche Dirigente Scolastico\Gran Kan avrà pur sbottato al proprio RSPP: <<Il mio sguardo è quello di chi sta assorto e medita, lo ammetto. Ma il tuo? Tu attraversi arcipelaghi, tundre, catene di montagne. Tanto varrebbe che non ti muovessi di qui.>> 8.
Ma il rapporto che il Dirigente scolastico e il RSPP devono riuscire a creare tra loro è quello di chi sa comprendere cosa pensa l'altro, senza il bisogno della futile parola. Deve essere l'esaltazione di quella sinergia e capacità di ascolto, prima, e collaborazione, dopo, che nei corsi per i manager aziendali chiamano "Il ruolo dell'ascolto empatico nella comunicazione efficace in azienda".
<<Il veneziano sapeva che quando Kublai se la prendeva con lui era per seguire meglio il filo d’un suo ragionamento; e che le sue risposte e obiezioni trovavano il loro posto in un discorso che già si svolgeva per conto suo, nella testa del Gran Kan. Ossia, tra loro era indifferente che quesiti e soluzioni fossero enunciati ad alta voce o che ognuno dei due continuasse a rimuginarli in silenzio. Difatti stavano muti, a occhi chiusi, adagiati su cuscini, dondolando su amache, fumando lunghe pipe d’ambra.>>. [4]
E ora che gli edifici scolastici sono vuoti, a chi può importare della loro inadeguatezza normativa, della loro insicurezza endemica?
A chi importa sapere che dei 40.160 edifici scolastici attivi e dei 3.042 inattivi solo il 38% è stato costruito dopo il 1976, mentre il 43% è stato costruito tra il 1946 e il 1975?
Cosa importa se il 54% di essi non è dotato del ‘certificato di agibilità’, il 39% non è dotato del ‘certificato di collaudo statico’, mentre addirittura il 60% è privo del ‘certificato di prevenzione incendi’ (CPI), ora sostituito dalla ‘SCIA Antincendio’?
Per non parlare di come gli edifici scolastici progettati secondo la normativa tecnica antisismica, o adeguati successivamente, siano solo il 13%.
Ormai la partita della sicurezza che il Dirigente Scolastico e il proprio RSPP devono giocare non è più quella contro l'Ente locale proprietario, che ha commissionato la costruzione dell’edificio scolastico e ha il compito di gestirne la manutenzione nel tempo; pure il temuto ispettore dell'ASL, l’arbitro che controlla il rispetto delle regole e distribuisce le sanzioni tra i partecipanti al gioco, è rimasto a casa in 'smart working'.
La partita è contro il virus, contro l'ignoto, contro il nulla.
<<Ormai Kublai Kan non aveva più bisogno di mandare Marco Polo in spedizioni lontane: lo tratteneva a giocare interminabili partite a scacchi. La conoscenza dell’impero era nascosta nel disegno tracciato dai salti spigolosi del cavallo, dai varchi diagonali che s’aprono alle incursioni dell’alfiere, dal passo strascicato e guardingo del re e dell’umile pedone, dalle alternative inesorabili d’ogni partita.>> [5].
La sicurezza non è un gioco, si diceva agli studenti prima e dopo le prove di esodo.
Ma ora le scuole sono vuote.
<<Il Gran Kan cercava d’immedesimarsi nel gioco: ma adesso era il perché del gioco a sfuggirgli. Il fine d’ogni partita è una vincita o una perdita: ma di cosa? Qual era la vera posta? Allo scacco matto, sotto il piede del re sbalzato via dalla mano del vincitore, resta un quadrato nero o bianco. A forza di scorporare le sue conquiste per ridurle all’essenza, Kublai era arrivato all’operazione estrema: la conquista definitiva, di cui i multiformi tesori dell’impero non erano che involucri illusori, si riduceva a un tassello di legno piallato: il nulla…>>. [6]
Ora la valutazione dei rischi e le misure preventive e protettive arrivano direttamente da Roma, e il Dirigente Scolastico muovendosi di DPCM in DPCM può tranquillamente scrivere le proprie determine senza scomodare il proprio RSPP e neppure il resto della 'squadra della sicurezza' che aveva a suo tempo dovuto imparare a dirigere, per mantenere almeno i livelli minimi di sicurezza durante l'attività ordinaria e soprattutto durante le situazioni di emergenza; il Dirigente Scolastico ormai si ricorda a malapena come l'individuazione della squadra sia stata ancora più difficile dell'individuazione del RSPP, in quanto i componenti della squadra dovevano essere scelti tra il personale presente nella scuola nella quale egli era stato appena trasferito, o addirittura immesso in ruolo, e che quindi gli erano con ogni probabilità allora totalmente sconosciuti. Magari solo dopo qualche anno di attenzione alla sicurezza aveva poi compreso che la squadra è composta sia da figure che devono svolgere compiti previsti dalla normativa sulla sicurezza e sia da figure che devono svolgere, oltre ai compiti relativi alla sicurezza, anche compiti legati alla normale gestione dell'attività scolastica. Come dire il primo gruppo che comprende gli addetti al Servizio di Prevenzione e di Protezione (addetti S.P.P.), gli addetti al Servizio di Prevenzione Incendi e Lotta Antincendio (Addetti SPILA o addetti Antincendio), gli addetti al Servizio di Primo Soccorso (Addetti S.P.S.) e gli addetti al Servizio di Evacuazione e di Salvataggio (addetti S.E.S.); e ancora come dire il secondo gruppo che comprende il vicario del Dirigente Scolastico e il D.S.G.A., che ai sensi del D.Lgs.81/08 possono essere intesi quali 'dirigenti' [7], ed i fiduciari o responsabili di plesso, i quali, sempre ai sensi del D.Lgs.81/08, possono essere intesi come 'preposti' [8], unitamente ai responsabili di laboratorio ed agli assistenti tecnici - nelle scuole del secondo ciclo.
La squadra di emergenza, costruita e coordinata dal Dirigente Scolastico con l'aiuto dei collaboratori più stretti, è chiamata a compiere due compiti sostanziali:
- PREVENZIONE: da svolgere nelle situazioni ordinarie, che per gli ASPP si traduce nella sorveglianza dei luoghi di lavoro (con verifica periodica che per ogni rischio già individuato siano state applicate e siano sempre presenti le misure preventive-protettive e con individuazione di eventuali nuovi rischi o nuove situazioni anomale), per gli ASPILA si traduce nella sorveglianza mensile della presunta efficienza dei dispositivi antincendio, per gli ASPS si traduce nella sorveglianza mensile dei dispositivi medici contenuti nelle cassette di primo soccorso, e che per gli ASES si traduce nella sorveglianza giornaliera della praticabilità delle vie di esodo e delle uscite di sicurezza, nonché nell'individuazione delle persone diversamente abili presenti nell'area da loro sorvegliata (con conseguente predisposizione delle relative procedure di assistenza).
- PROTEZIONE: da effettuare nelle situazioni straordinarie, cioè di emergenza, che per gli ASPP si traduce nel primo intervento a seguito di una anomalia/guasto volto a ridurre/contenere i rischi per i lavoratori e gli utenti (Piano delle Emergenze Varie), per gli ASPILA si traduce nel primo intervento per spegnere o contenere un focolaio di incendio (Piano di Lotta Antincendio), per gli ASPS si traduce nel primo intervento di soccorso ad un infortunato (Piano di Primo Soccorso), e per gli ASES si traduce nell'assistenza all'evacuazione degli utenti normalmente abili e diversamente abili (Piano di Esodo).
Ma tornando a noi, chissà se il Dirigente scolastico era poi riuscito a comprendere e applicare il concetto di squadra [9]. Infatti 'la squadra' è un concetto a dir il vero ancora oggi poco applicato e che spesso si scontra con l'individualismo e l'egocentrismo di chi vuole correre da solo facendo a meno degli altri.
Qualcuno ha scomodato la favola dei 'Musicanti di Brema' [10] proprio per descrivere il modo corretto di intendere la squadra degli addetti alle emergenze, ovvero una squadra di persone che sappiano lavorare insieme e in modo coordinato. Quindi la squadra delle figure sensibili non deve essere solo individuata e formata, ma deve essere coordinata e diretta; nel nostro caso il Dirigente scolastico/Datore di Lavoro è proprio il 'direttore d'orchestra' che deve dirigere la squadra, mentre il coordinamento della squadra potrebbe essere affidato ad un allenatore, un 'coach della sicurezza', che sappia far funzionare la squadra come un orologio svizzero, tenendola sempre in allenamento ed all'erta, praticando appunto il "Work Safety Coaching".
La figura del “Work Safety Coach” non è sempre individuabile in un'unica persona e neppure può coincidere con la stessa figura sensibile; può variare in funzione dell'organizzazione o delle risorse umane presenti nel luogo di lavoro scolastico preso in esame. In alcune scuole tale figura coincide direttamente con quella del Dirigente Scolastico, in altre con quella del RSPP (soprattutto quando tale incarico è svolto da personale dipendente interno), in altre, ancora, da uno degli addetti SPP, eccetera. Talvolta il compito del “Work Safety Coach” viene svolto da due figure diverse, una che si occupa espressamente della squadra delle emergenze e l'altra che si occupa dei lavoratori, intesi come 'clienti' che devono accrescere la loro 'cultura della sicurezza' [11]. In sostanza il Coach è una sorta di 'facilitatore della sicurezza' che deve contribuire al miglioramento della comunicazione tra il RSPP e il Datore di Lavoro, tra il Datore di Lavoro ed il Servizio di Prevenzione e Protezione, tra il Servizio di Prevenzione e Protezione ed i Lavoratori.
Il compito del Coach non è certo semplice, e, soprattutto, non è presente negli organigrammi della sicurezza della maggior parte delle scuole [12]. Viceversa, la sicurezza viene spesso risolta con un discorso a due, tra il datore di lavoro e il suo RSPP, dal quale il resto della squadra e tutti i lavoratori sono spesso avulsi.
Ma a cosa sono serviti tutti questi sofisticati ragionamenti e costrutti se intanto è arrivato il mese di aprile a ricordarci che la ripartenza è solo una confusa promessa?
Aprile è il mese più crudele, genera
Lillà dalla terra morta, confondendo
Memoria e desiderio, risvegliando
Le sopite radici con la pioggia primaverile. [13]
A cosa sono servite le denunce mediante le quali i Dirigenti Scolastici italiani hanno lamentato lo stato di abbandono in cui versano gli edifici scolastici, magari chiedendo ripetutamente attraverso i loro Sindacati e Associazioni che il Governo di turno prendesse in considerazione la necessità di rivedere o integrare lo stesso art.18 c.3 [14] del D.Lgs. 81/08.
Infatti il comma 3 dell’art.18, nel trattare nello specifico il caso dei Dirigenti delle Istituzioni scolastiche, anziché costituire un elemento di loro garanzia e tutela, in molte occasioni ha altresì consentito alla Magistratura di mettere i Dirigenti scolastici sullo stesso banco degli imputati con i Dirigenti e i Tecnici degli Enti Locali, anche a seguito di gravi eventi generati dall’inadeguatezza edile, strutturale e impiantistica degli edifici nei quali gli stessi Dirigenti scolastici avevano ricevuto dal Ministero dell'Istruzione il compito di organizzare e dirigere l’attività scolastica e non certo di gestirne anche l’adeguatezza alla normativa tecnica e il relativo adeguamento manutentivo o compensativo.
I Dirigenti Scolastici, al momento attuale, non possono chiudere le scuole che risultano essere non a norma e che, quindi, non sono sicure per la Legge, e quando si verificano gravi incidenti sono altresì indagati in quanto individuati Datori di Lavoro dell'Istituzione scolastica da loro diretta, ai sensi del D.M. 21 giugno 1996 n. 292.
Come si è visto le scuole le ha chiuse il Consiglio dei Ministri, ma non per la loro insicurezza, bensì per il Coronavirus.
E il RSPP non è più il mago della sicurezza.
Anche questa sera la luna è sorta
affogata in un colore troppo rosso e vago,
Vespero non si vede, si è offuscata,
la punta dello stilo si è spezzata.
Che oroscopo puoi trarre questa sera, Mago? [15]
Cosa può fare ormai il RSPP per supportare il Dirigente Scolastico nella gestione della sicurezza?
Io Filemazio, protomedico, matematico, astronomo, forse saggio,
ridotto come un cieco a brancicare attorno,
non ho la conoscenza od il coraggio
per fare quest' oroscopo, per divinar responso,
e resto qui a aspettare che ritorni giorno. [16]
E dopo tanto vagare tra i rischi, non gli rimane altro da fare che mettersi la maschera del momento e provare a vedere se per gli altri sarà uno, nessuno o centomila, e fermarsi: This must be the place [17], vorrebbe tanto poter dire a se stesso.
Mi ero dato la biacca sul viso un po’ troppo spessa, il tubo era vecchio e il contenuto di grasso in tutti quegli anni si era disseccato, e ora vidi nello specchio che lo strato di bianco aveva già delle screpolature, era coperto di segni come il viso di una statua appena dissepolta nel corso degli scavi archeologici. [18].
E mentre la maschera, così difficile da togliere, sembra il segno di un destino già noto e di un luogo da ritrovare:
<<I guess this must be the place [19] - pensò Cheyenne [20] - I can't tell one from the other>> [21], si rende conto che ora i tempi sono cambiati.
Ora la vita è cambiata.
Ora la scuola non sarà più la stessa.
<<Ora il tempo è un signore distratto, è un bambino che dorme
Ma se ti svegli e hai ancora paura, ridammi la mano
Cosa importa se sono caduto, se sono lontano
Perché domani sarà un giorno lungo e senza parole
Perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole. [22]>>.
La maschera potrà toglierla solo per cambiarla.
<<Avevo voglia di piangere: la biacca sul viso me lo impediva, era così perfetta con quelle crepe, con quei punti in cui il gesso cominciava a sfogliarsi; le lacrime avrebbero rovinato tutto. Avrei potuto piangere più tardi, dopo, a recita finita, se ne avessi ancora avuto voglia. L'abito professionale è la corazza migliore che esista, vulnerabili sono soltanto i santi e i dilettanti. Mi ritrassi dallo specchio, mi ritrassi profondamente in me stesso e nello stesso tempo mi staccai. [23] >>.
Quel RSPP, come il 'suonatore Jones' [24] di ricordi ne ha tanti e, che ci crediate o no, nemmeno un rimpianto, a parte il tempo che non ha dedicato alla famiglia e, forse, a se stesso.
Ma ormai è tardi anche solo per ricordare,
<<Lucifero è già sorto, e si alza un po' di vento,
c'è freddo sulla torre o è l'età mia malata,
confondo vita e morte e non so chi è passata...
mi copro col mantello il capo e più non sento,
e mi addormento,
mi addormento,
mi addormento... [25]
Ing. Paolo Pieri
[1] Francesco De Gegori - "Mimì Sarà".
[2] Paolo Conte – Tutti a casa
[3] Italo Calvino, "Le città invisibili", editore Einaudi, Torino, 1972.
[4] Italo Calvino, "Le città invisibili", editore Einaudi, Torino, 1972.
[5] Italo Calvino, “Le città invisibili”, Oscar Mondadori, Arnoldo Mondatori editore, Milano, 1993
[6] Italo Calvino, “Le città invisibili”, Oscar Mondadori, Arnoldo Mondatori editore, Milano, 1993
[7] D.Lgs.81/08, art.18 - Obblighi del datore di lavoro e del dirigente.
[8] D.Lgs.81/08, art.19 - Obblighi del preposto.
[9] Ritengo utile sottolineare che in ogni caso la squadra degli addetti all'emergenza (ASPP+ASPILA+ASPS+ASES e relativo coordinatore dell'emergenza) deve realizzare unicamente il PRIMO INTERVENTO, mentre il PRONTO INTERVENTO deve essere effettuato da personale esterno espressamente specializzato per ciascun tipo di intervento (operaio edile, tecnico impiantistico, vigile del fuoco, medico e paramedico del 118, etc.)
[10] Celebre Favola dei Fratelli Grimm molto utilizzata per esprimere il concetto che 'l'unione fa la forza'.
[11] Il supporto che il coach fornisce al “cliente” è la consapevolezza delle proprie capacità e di quello che sarebbe in grado di fare. Nel contempo fornisce all’azienda il supporto per la definizione degli obiettivi nel campo della salute e sicurezza traducendo aspirazioni sfuocate e vaghe in risultati da raggiungere. (Francesco Naviglio, Segretario Generale dell’Aifos)
[12] Le scuole che seguo come RSPP hanno imparato a conoscerlo con il termine di CSI, ovvero Coordinatore della Sicurezza Interno.
[13] Da ‘La Terra Desolata’ di Thomas Stearns ELIOT, MenteSuggeSostanza Edizioni, settembre 2013.
[14] Art.18, co.3: Gli obblighi relativi agli interventi strutturali e di manutenzione necessari per assicurare, ai sensi del presente decreto legislativo, la sicurezza dei locali e degli edifici assegnati in uso a pubbliche amministrazioni o a pubblici uffici, ivi comprese le istituzioni scolastiche ed educative, restano a carico dell'amministrazione tenuta, per effetto di norme o convenzioni, alla loro fornitura e manutenzione. In tale caso gli obblighi previsti dal presente decreto legislativo, relativamente ai predetti interventi, si intendono assolti, da parte dei dirigenti o funzionari preposti agli uffici interessati, con la richiesta del loro adempimento all'amministrazione competente o al soggetto che ne ha l'obbligo giuridico.
[15] Francesco Guccini "Metropolis" (1981) - Bisanzio
[16] Francesco Guccini "Metropolis" (1981) - Bisanzio
[17] Talking Heads "This must be the place" - brano contenuto nell'album ' Album: Speaking in Tongues' - 1983
[18] Heinrich Boll- Opinioni di un clown - Oscar Mondadori 1985.
[19] Talking Heads "This must be the place" - brano contenuto nell'album ' Album: Speaking in Tongues' - 1983 (immagino che questo debba essere il posto giusto).
[20] Protagonista del film di Paolo Sorrentino 'This must be the place', 2011 - ispirato al brano dei Talking heads e impersonato dall'attore Sean Penn.
[21] Talking Heads "This must be the place" - brano contenuto nell'album ' Album: Speaking in Tongues' - 1983 (non riesco a distinguer el'uno dall'altro).
[22] da 'Hotel Supramonte' di Fabrizio De Andrè e Massimo Bubola - © Universal Music Publishing Group.
[23] Heinrich Boll- Opinioni di un clown - Oscar Mondadori 1985.
[24] Fabrizio De Andrè "Il suonatore Jones" - 1971.
[25] Francesco Guccini "Metropolis" (1981) - Bisanzio
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Rispondi Autore: Dirigente scolastico Giammalva Vincenzo - likes: 0 | 20/11/2020 (05:09:22) |
Bella riflessione e originale per i suoi riferimenti musicali e letterari. Complimenti! |
Rispondi Autore: Giuseppe Castagnaro - likes: 0 | 20/11/2020 (08:00:40) |
Ottimo, ing. Pieri. Complimenti per la prosa e per il contenuto. |
Rispondi Autore: Osella N. - likes: 0 | 20/11/2020 (09:34:41) |
Articolo molto interessante e ricco di spunti di riflessione. Complimenti. |
Rispondi Autore: Simone D. - likes: 0 | 20/11/2020 (12:02:54) |
Fantastico e competente come sempre.. Paolo! |
Rispondi Autore: Bianca P - likes: 0 | 20/11/2020 (13:38:05) |
Ancora una volta è riuscito ad affrontare tecnicismi complessi con quel ricercato approccio letterario che la contraddistingue. Complimenti |
Rispondi Autore: Alex T. - likes: 0 | 02/12/2020 (22:17:33) |
Credo che tutto quello che c'era da dire è stato detto. Articolo che rispecchia lo stato di fatto che attualmente ci affligge. Ottimo articolo, pienamente d'accordo |