Come prevenire gli atti di bullismo e violenza, in un contesto scolastico
Le cronache stampate e radiotelevisive riportano purtroppo sempre più spesso notizie afferenti ad atti di bullismo e violenza, che si manifestano in ambito scolastico.
È un problema che non colpisce solo l’Italia, ma l’ambiente scolastico di molti paesi evoluti.
Questa è la ragione per la quale un prestigioso istituto americano ha deciso di avviare un’indagine, mirata ad individuare tempestivamente quali siano i fenomeni precursori di atti di bullismo e violenza, in modo da mettere sotto controllo il fenomeno, anche prima che tali eventi si abbiano a manifestare.
È così possibile mettere a disposizione dei responsabili scolastici e degli educatori degli strumenti, che permettano di prevenire e ridurre questi deplorevoli fenomeni.
Cominciamo innanzitutto a dare una definizione di questi fenomeni. Lo studio propone la seguente definizione:
“La minaccia e l’uso della forza con l’intenzione di causare danni, sia in ambiente scolastico, sia durante attività legate all’ambiente scolastico”.
Gli studiosi hanno analizzato la bellezza di 55 studi, elaborati tra l’anno 2000 e l’anno 2020, per vedere come i ricercatori hanno affrontato questo tema; sono stati inoltre analizzati i risultati di 362 studi empirici e credo pochi possano dubitare che lo studio, basato su una così ricca casistica, possa aver messo a disposizione degli educatori preziosi strumenti di identificazione tempestiva di possibili situazioni di crisi.
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Ecco un elenco analitico dei fenomeni, che gli educatori devono tenere sotto controllo, in quanto fenomeni predittivi di possibili atti di bullismo violenza:
- Comportamento delinquenziale o antisociale
- Comportamenti ADHD - Attention Deficit Hyperactivity Disorder-questo disturbo nasce da deficit di attenzione/iperattività ed è un disturbo tipico del neuro sviluppo
- maltrattamento dei ragazzi in ambiente domestico
- rifiuto da parte dei compagni di scuola
- distacco morale
- comportamenti anomali dei compagni
- comportamenti prepotenti
- narcisismo
- coinvolgimento in violenze domestiche e possibili trascorsi fenomeni di vittimizzazione.
Sono questi i comportamenti degli allievi che gli educatori devono tenere sotto stretto controllo, in quanto ognuno di tali comportamenti può spingere l’allievo verso comportamenti antisociali.
Per contro, gli studenti che hanno un comportamento amichevole, socializzano con facilità e si comportano correttamente nell’ambiente scolastico sono certamente assai meno esposti a creare od esser coinvolti in fenomeni di violenza.
Lo studio continua, cercando di individuare quali siano gli allievi, che, al contrario di quanto sopra illustrato, sono più esposti a possibili atti di bullismo. Eccone un breve elenco:
- allievi con comportamento nevrotico,
- allievi che frequentano scuole caratterizzate da atti di bullismo e violenza,
- allievi che hanno sperimentato forme di vittimizzazione di qualsiasi tipo.
Un aspetto oltremodo interessante dello studio riguarda anche il fatto che talvolta i perpetratori possono anche essere vittime di atti di violenza e quindi vi è una sorta di sovrapposizione fra il comportamento del bullo è quello del soggetto bullizzato.
L’ultima parte dello studio offre un certo numero di strategie, che possono permettere di ridurre i fenomeni di violenza a scuola e possono dare indicazioni per sviluppare ulteriori studi di approfondimento.
I programmi che tendono a minimizzare la frequenza di questi eventi devono orientarsi sulla tempestiva messa sotto controllo di comportamenti negativi, come quelli mostrati precedenza. Al converso, altri programmi devono essere attuati per attenuare l’impatto emotivo sulle vittime.
Un opportuno programma di sensibilizzazione tutti gli insegnanti su questi temi è indispensabile, proprio perché solo con la tempestiva individuazione dei fattori di rischio si può altrettanto tempestivamente intervenire per mettere tali rischi sotto controllo.
Il coinvolgimento delle attività scolastiche in programmi di aiuto reciproco e di sviluppo di amichevoli relazioni sociali ha un’importanza fondamentale, per prevenire e mettere sotto controllo questi drammatici fenomeni che, se non tempestivamente individuati e repressi, possono alterare in maniera drammatica la efficienza ed efficacia dell’insegnamento e l’evoluzione emotiva degli allievi.
Adalberto Biasiotti
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Rispondi Autore: Bovi Maria Rosaria - likes: 0 | 16/04/2024 (13:58:35) |
Manca, in questa disamina, il motivo più antico e più banale del mondo, cioè l'invidia di compagni o compagne per la bravura o la bellezza del soggetto bullizzato. Il bullizzato spesso è molto normale e anche socievole, ma se si rifiuta di passare i compiti o di sottostare alle dinamiche di una maggioranza che ha pretese di omologazione nel comportamento, e questo vale anche per le molestie sessuali, allora la piccola massa di studenti omologati trova nel soggetto un difetto, fisico, mentale o psicologico. E' poi ovvio che il bullizzato, a questo punto, perda la socievolezza, si chiuda in sé e diventi o sembri nevrotico. Se il mobbing raggiunge questi risultati negli ambienti di lavoro su adulti, figuriamoci cosa genera in persone ancora in evoluzione. In genere sono i compagni e i cosiddetti 'psicologi' e 'professori' a descrivere come asociali e nevrotici i bullizzati, in quanto ne vengono richiesti solo nel momento in cui si vedono i danni del bullismo e, dunque, anche per nascondere le responsabilità, confermano che 'Sì...Il soggetto era così anche prima ...' |