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La sicurezza informatica in Italia
Nel nostro Paese nel 2001 le imprese hanno speso 215,6 milioni di dollari per la sicurezza, 41,5 dei quali per l'acquisto di software antivirus (dati Idc ), ma la maggioranza delle aziende italiane non ha la giusta percezione dell'importanza della sicurezza informatica; considerano infatti pericolosa la diffusione dei virus, ma tengono in minor conto altre intrusioni, quali ad esempio accessi non autorizzati ai dati.
La maggior parte delle imprese non ha predisposto un budget specifico per la sicurezza in ambito Information Tecnology (IT), ma spende comunque in sicurezza IT; questo dato fa supporre che la maggior parte delle imprese consideri la sicurezza un male necessario da gestire in modo contingente (spesa una tantum) e non un investimento programmato (spesa a budget).
Il quadro emerge da una ricerca, realizzata da Sirmi per conto del Clusit – Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica –, svolta su un campione di 500 aziende scelte casualmente tra le imprese italiane meccanizzate con oltre 10 dipendenti e operanti in tutti i principali settori economici: Finanza, Industria, Commercio, Servizi, Pubblica Amministrazione.
L'indagine è stata condotta nel mese di settembre 2001, attraverso interviste telefoniche, ed e' stata presentata il mese scorso in occasione di Infosecurity.
Il 79,6% degli intervistati ha affermato di aver subito nel corso del 2001 almeno un attacco di virus, mentre si attesta all'11% la percentuale delle aziende che dichiarano di aver subito altri tipi di attacchi, quali l'accesso non autorizzato, intercettazioni, modifica dei dati.
Si stima che attacchi finalizzati alla modifica dei dati hanno colpito in Italia circa 1.400 aziende, mentre di attacchi del tipo Denial of Service, che causano l'interruzione del servizio, sono state vittima circa 6 mila imprese.
Le aziende italiane non danno il giusto peso alla pericolosita' di tali attacchi e non considerano la sicurezza dei sistemi informatici basilare per difendersi da azioni di spionaggio industriale o concorrenza sleale.
La maggior parte delle imprese percepisce gli attacchi informatici non come atti compiuti da soggetti intenzionati a danneggiare l'impresa e il suo business con la frode, lo spionaggio o altre azioni analoghe, ma piuttosto come atti compiuti da ''vandali'' (41%), in quanto attaccano le imprese senza un motivo; inoltre una parte degli attacchi viene attribuita alla pura casualità, nella quale rientra ad esempio il caso in cui dei dipendenti dell'azienda scarichino involontariamente da Internet dei file contenenti virus.
La protezione dei dati e' affidata per lo piu' a procedure di salvataggio (94%), antivirus (93,4%) e password (87%), mentre sono adottati solo dal 54,6% sistemi firewall e dal 50,2% l'e-mail scanning.
La maggior parte delle imprese non ha predisposto un budget specifico per la sicurezza in ambito Information Tecnology (IT), ma spende comunque in sicurezza IT; questo dato fa supporre che la maggior parte delle imprese consideri la sicurezza un male necessario da gestire in modo contingente (spesa una tantum) e non un investimento programmato (spesa a budget).
Il quadro emerge da una ricerca, realizzata da Sirmi per conto del Clusit – Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica –, svolta su un campione di 500 aziende scelte casualmente tra le imprese italiane meccanizzate con oltre 10 dipendenti e operanti in tutti i principali settori economici: Finanza, Industria, Commercio, Servizi, Pubblica Amministrazione.
L'indagine è stata condotta nel mese di settembre 2001, attraverso interviste telefoniche, ed e' stata presentata il mese scorso in occasione di Infosecurity.
Il 79,6% degli intervistati ha affermato di aver subito nel corso del 2001 almeno un attacco di virus, mentre si attesta all'11% la percentuale delle aziende che dichiarano di aver subito altri tipi di attacchi, quali l'accesso non autorizzato, intercettazioni, modifica dei dati.
Si stima che attacchi finalizzati alla modifica dei dati hanno colpito in Italia circa 1.400 aziende, mentre di attacchi del tipo Denial of Service, che causano l'interruzione del servizio, sono state vittima circa 6 mila imprese.
Le aziende italiane non danno il giusto peso alla pericolosita' di tali attacchi e non considerano la sicurezza dei sistemi informatici basilare per difendersi da azioni di spionaggio industriale o concorrenza sleale.
La maggior parte delle imprese percepisce gli attacchi informatici non come atti compiuti da soggetti intenzionati a danneggiare l'impresa e il suo business con la frode, lo spionaggio o altre azioni analoghe, ma piuttosto come atti compiuti da ''vandali'' (41%), in quanto attaccano le imprese senza un motivo; inoltre una parte degli attacchi viene attribuita alla pura casualità, nella quale rientra ad esempio il caso in cui dei dipendenti dell'azienda scarichino involontariamente da Internet dei file contenenti virus.
La protezione dei dati e' affidata per lo piu' a procedure di salvataggio (94%), antivirus (93,4%) e password (87%), mentre sono adottati solo dal 54,6% sistemi firewall e dal 50,2% l'e-mail scanning.
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