I problemi della sanità a domicilio
Ormai già da tempo esistono delle organizzazioni, che permettono di offrire assistenza a distanza a pazienti fragili. È possibile installare dei dispositivi che rilevano automaticamente il ritmo cardiaco di un paziente a domicilio, inviando un allarme in caso di necessità.
Altri dispositivi più semplici, consistono invece in un pulsante di allarme, messo a disposizione di un paziente, che vive nel proprio domicilio. In caso di necessità, la pressione del pulsante permette di entrare in immediato contatto con una sala operativa, per appurare il motivo della chiamata ed offrire eventuale assistenza.
Se osserviamo questa struttura da un punto di vista di sicurezza informatica, non siamo molto lontani da una struttura nella quale un pulsante di allarme antirapina viene premuto presso un insediamento a rischio, e l’allarme viene inviato a una centrale operativa, che reagisce in modo appropriato.
Queste architetture, destinata in modo particolare a soggetti fragili, vengono chiamate con espressione inglese “Social care alarms”.
I lettori sanno benissimo che, per svolgere in modo esemplare questa attività, in conformità alla regola d’arte, occorre fare riferimento a normative italiane e/o europee, non può stupire il fatto che a livello CENELEC sia stata proposto il potenziamento del comitato tecnico, denominato: “Service chain for social care alarms”.
Le motivazioni per proporre il potenziamento di questo comitato tecnico sono oltremodo interessanti.
L’aumento dell’età media della popolazione e la richiesta crescente di servizi sanitari di assistenza sono fatti non negoziabili.
La possibilità di offrire assistenza sanitaria a domicilio comporta una riduzione significativa dei costi diretti ed ha anche un beneficio psicologico sul soggetto coinvolto.
Tutto ciò può avvenire a condizione di mettere a punto delle architetture informatiche sufficientemente affidabili, in grado di offrire prestazioni di elevatissima qualità, in quanto non è certamente ammissibile, in un contesto come quello illustrato, che una richiesta di soccorso non venga tempestivamente e correttamente ricevuta.
Ecco il motivo per cui è stata proposta l’attivazione di un comitato tecnico, che metta a punto delle norme, applicabili all’intera catena dei servizi sociali. Tale catena si articola nei seguenti passi:
- gli utenti,
- i familiari,
- il personale di supporto- care givers,
- i fornitori dei sistemi informatici di allarme,
- i gestori delle sale di ricezione degli allarmi,
- gli operatori delle reti di telecomunicazione,
- le strutture comunali e sanitarie,
- le organizzazioni non-profit,
- le compagnie di assicurazione e via dicendo.
La armonizzazione delle responsabilità e delle competenze dei soggetti coinvolti metterebbe a disposizione un sistema efficiente ed efficace. Al proposito, mi permetto di ricordare che la nuova edizione della norma sulle centrali di ricezione di allarmi, EN 50518:2020, prevede esplicitamente la possibilità di realizzare sale di ricezione allarmi a due livelli, uno dei quali fa specifico riferimento alla ricezione di allarmi sociali.
L’attività che dovrebbe svolgere il nuovo comitato tecnico, relativa allo sviluppo di una nuova norma, deve prendere in considerazione vari elementi, come ad esempio la messa a punto di un protocollo Internet, specificamente dedicato agli allarmi di assistenza sociale.
Questi messaggi richiedono sempre una risposta e pertanto l’affidabilità e lo scambio bidirezionale rappresenta un aspetto determinante dell’intero progetto.
Un altro tema che la norma dovrà prendere considerazione riguarda il fatto che è possibile che lo scambio bidirezionale dei messaggi possa essere basato su scambi vocali, oppure su scambi di codici digitali.
Gli aspetti di security dello scambio sono evidentemente fondamentali, in quanto occorre prendere in considerazione temi afferenti alla autentica del messaggio ed alla protezione del messaggio stesso, mediante appropriati algoritmi crittografici.
Il monitoraggio costante del canale di comunicazione rappresenta un altro aspetto fondamentale, nello sviluppo della norma, per garantire che, in caso di necessità, il messaggio di allarme verrà correttamente inoltrato.
Si tratta di un ambizioso progetto, nel quale mi auguro che l’Italia voglia essere coinvolta e dare un contributo con le menti illustri, che certamente qui esistono e altrettanto certamente saranno disponibili!
Adalberto Biasiotti
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Rispondi Autore: Roberto - likes: 0 | 21/05/2021 (07:06:25) |
“A indotto”??? Penna bluuuuuu |
Rispondi Autore: Cristina - likes: 0 | 21/05/2021 (07:41:26) |
Ci sono zone con gravi carenze nelle telecomunicazioni anche telefoniche, l’Italia deve fare i conti con le discriminazioni che ha generato e sanarle prima di sognare ad occhi aperti. Ci sono zone che non hanno neanche i requisiti di base. |