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Radon: pericoli anche al di sotto dei valori limite?
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L’esposizione prolungata al radon, anche con concentrazioni inferiori a quelle ritenute “sicure”, aumenta il rischio di cancro al polmone.
Lo affermano i ricercatori dell’Università dell’Iowa che, nell’ambito di una ricerca multicentro, hanno fornito prove dirette convincenti sull’associazione tra esposizione residenziale prolungata al radon e il rischio di cancro al polmone.
Ricordiamo che il radon è un gas naturale radioattivo inodore, insapore e incolore. Tale gas, proveniente principalmente dal terreno, si propaga facilmente nell’ambiente diffondendosi nell’aria. In spazi aperti è diluito dalle correnti d’aria e raggiunge solo basse concentrazioni. Al contrario in ambiente chiuso, come può essere quello di un’abitazione, il radon può accumularsi e raggiungere alte concentrazioni.
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) classifica tale gas tra gli agenti cancerogeni per l’uomo.
Lo studio realizzato dai ricercatori dell'Università dell'Iowa, pubblicato sul numero di marzo della rivista "Epidemiology", prende in esame i dati provenienti da sette differenti studi realizzati in Nord America sul radon residenziale.
L’indagine ha evidenziato un incremento dall’11% al 21% del rischio di cancro al polmone nel caso di esposizione media a concentrazioni di radon residenziale di circa 3 picocurie per litro d'aria in un periodo tra i 5 ed i 30 anni.
Un risultato preoccupante se si considera che gli attuali livelli di radon in ambienti residenziali considerati pericolosi dall'Agenzia di Protezione Ambientale (EPA) degli Stati Uniti sono di 4.0 picocurie per litro.
"Questa analisi, basata sul più vasto insieme di dati sul radon mai raccolto nel Nord America, concorda con un'analisi simile su larga scala effettuata simultaneamente in Europa. Raggruppando i risultati delle due ricerche vengono fornite prove dirette e univoche sull'aumento del rischio di cancro ai polmoni anche con livelli di esposizione residenziale al radon inferiori a quelli indicati dall'EPA" – ha rilevato R. William Field dell'Università dell’Iowa, che ha collaborato alla ricerca.
L’esposizione prolungata al radon, anche con concentrazioni inferiori a quelle ritenute “sicure”, aumenta il rischio di cancro al polmone.
Lo affermano i ricercatori dell’Università dell’Iowa che, nell’ambito di una ricerca multicentro, hanno fornito prove dirette convincenti sull’associazione tra esposizione residenziale prolungata al radon e il rischio di cancro al polmone.
Ricordiamo che il radon è un gas naturale radioattivo inodore, insapore e incolore. Tale gas, proveniente principalmente dal terreno, si propaga facilmente nell’ambiente diffondendosi nell’aria. In spazi aperti è diluito dalle correnti d’aria e raggiunge solo basse concentrazioni. Al contrario in ambiente chiuso, come può essere quello di un’abitazione, il radon può accumularsi e raggiungere alte concentrazioni.
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) classifica tale gas tra gli agenti cancerogeni per l’uomo.
Lo studio realizzato dai ricercatori dell'Università dell'Iowa, pubblicato sul numero di marzo della rivista "Epidemiology", prende in esame i dati provenienti da sette differenti studi realizzati in Nord America sul radon residenziale.
L’indagine ha evidenziato un incremento dall’11% al 21% del rischio di cancro al polmone nel caso di esposizione media a concentrazioni di radon residenziale di circa 3 picocurie per litro d'aria in un periodo tra i 5 ed i 30 anni.
Un risultato preoccupante se si considera che gli attuali livelli di radon in ambienti residenziali considerati pericolosi dall'Agenzia di Protezione Ambientale (EPA) degli Stati Uniti sono di 4.0 picocurie per litro.
"Questa analisi, basata sul più vasto insieme di dati sul radon mai raccolto nel Nord America, concorda con un'analisi simile su larga scala effettuata simultaneamente in Europa. Raggruppando i risultati delle due ricerche vengono fornite prove dirette e univoche sull'aumento del rischio di cancro ai polmoni anche con livelli di esposizione residenziale al radon inferiori a quelli indicati dall'EPA" – ha rilevato R. William Field dell'Università dell’Iowa, che ha collaborato alla ricerca.
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