Pomodori e made in Italy
Consumatori più tutelati grazie alle nuove disposizioni sull’etichettatura della passata di pomodoro che, dal 15 giugno, dovrà indicare obbligatoriamente anche “la zona di coltivazione del pomodoro fresco utilizzato”.
In tale giornata entra infatti in vigore il Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali del 17 febbraio 2006 “Passata di pomodoro. Origine del pomodoro fresco”.
Tale decreto prevede che nell'etichettatura della passata di pomodoro il riferimento alla zona di coltivazione possa essere realizzato indicando:
a) la zona effettiva di coltivazione del pomodoro fresco coincidente con la Regione oppure;
b) lo Stato ove il pomodoro fresco è stato coltivato.
I prodotti etichettati fino al 15 giugno 2006 senza l'indicazione della zona di coltivazione del pomodoro fresco utilizzato possono essere venduti fino al 31 dicembre 2007.
Per far conoscere ai cittadini-consumatori il provvedimento sull’etichettatura di origine obbligatoria della passata, sostenuto da Coldiretti un milione di firme, l’associazione dei coltivatori promuove oggi in tutta Italia la “Giornata nazionale del pomodoro italiano”.
“I consumatori - precisa la Coldiretti - potranno riconoscere da subito la passata prodotta esclusivamente da pomodoro italiano, grazie alle nuove etichette e ai bollini adottati da diverse aziende (“100% italiano”, “solo pomodoro italiano”, o “tutto pomodoro italiano”). Il nuovo provvedimento […] completa la precedente normativa [ndr. Decreto del Ministero delle Attività Produttive del 23 Settembre 2005 - Definizione di passata di pomodoro] che prevede che la vera passata Made in Italy debba essere ottenuta solo direttamente da pomodoro fresco con l'eventuale aggiunta di spezie, erbe, piante aromatiche e sale, ma con una presenza di bucce e semi non superiore al 4% del prodotto finito.”
“Si tratta di una garanzia di trasparenza per il mercato che consente di effettuare scelte di acquisto consapevoli ed evitare che venga spacciato come Made in Italy pomodoro coltivato all’estero. - sottolinea la Coldiretti - Un rischio che proviene soprattutto dalla Cina che ha esportato in Italia ben cento milioni di chili di concentrato nel 2005 destinato a essere “mischiato” con quello italiano. […]
Con la nuova normativa si stringono le maglie della legislazione a tutela del mercato nei confronti di truffe, contraffazioni ma anche da problemi per la salute perché si tratta di un prodotto trasportato per migliaia di chilometri da un Paese con regole sanitarie profondamente diverse da quelle nazionali.”
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