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Le interviste di PuntoSicuro: Tina Leonzi, Presidente del Moica

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Sicurezza delle persone

04/02/2003

Cosa pensano le casalinghe dell'assicurazione obbligatoria per gli infortuni domestici? Il parere del Movimento Italiano Casalinghe.

Sono ormai trascorsi due anni dall'introduzione dell'assicurazione contro gli infortuni domestici, obbligatoria per le casalinghe (Legge 493 del 4.12.99) di cui abbiamo già parlato su PuntoSicuro del 17 gennaio.
Ricordiamo che a questa assicurazione, dal marzo 2001, sono obbligati a iscriversi tutti i cittadini tra i 18 e i 65 anni che svolgano a tempo pieno un'attività rivolta alla cura dei componenti della famiglia e della casa.

Cosa ne pensano le casalinghe, ovvero gran parte dei destinatari di questo intervento?
Lo abbiamo chiesto a Tina Leonzi, Presidente del MOICA (Movimento Italiano Casalinghe), che rappresenta gli interessi di parecchie migliaia di casalinghe italiane.

D. S.ra Leonzi, come giudica l'esperienza di questa assicurazione obbligatoria a carico delle casalinghe italiane?
R. Questa Legge ha un aspetto positivo ma molte carenze.
L'aspetto positivo è che ha finalmente riconosciuto il lavoro familiare come lavoro e, soprattutto, come lavoro pericoloso.
Gli aspetti negativi, che dovranno essere superati, sono:
- la normativa prevede il riconoscimento dell'invalidità solo oltre il 33%, percentuale elevatissima che, se rapportata ad altre categorie di lavoratori, è tripla rispetto alle consuete percentuali;
- esclude le lavoratrici oltre i 65 anni: le casalinghe non vanno in pensione ma continuano a lavorare a tutti gli effetti;
- non riconosce la morte tra gli infortuni risarcibili.

D. Quanto hanno dovuto pagare le casalinghe e quanti sono stati gli interventi di indennizzo dopo due anni di vita di questa polizza?
R. Il premio annuale è di 12,91 euro, particolarmente basso. Dalle migliaia di telefonate raccolte dal MOICA, componente del comitato amministratore del fondo, è stata avvalorata la nostra proposta che, invece di aumentare il premio obbligatorio per tutti, introduca una parte facoltativa che risolva le carenze di cui sopra e garantisca una copertura più soddisfacente in caso di infortunio.
A fronte di una raccolta di circa un milione e 800 mila polizze, pari a 23.238.000 euro, le liquidazioni dei premi sono assolutamente irrilevanti.
Nel 2002 sono state effettuate solo 8 liquidazioni da 168 euro al mese fino ad un massimo di circa 980 euro di rendita vitalizia per infortuni con invalidità sopra al 33%! Altre domande sono al vaglio ma comunque il rapporto resta assolutamente iniquo.

D. Quali sono le proposte che il vostro movimento propone all'INAIL e al Governo?
R. La contraddizione apparente è tra le molte casalinghe si lamentano perché debbono pagare il premio obbligatorio e le altrettante che si lamentano perché sono escluse per i limiti d'età. Le principali proposte che stiamo facendo al Governo sono quelle esposte nella risposta alla vostra prima domanda, ovvero introdurre una quota facoltativa al premio che consenta di abbassare la percentuale di invalidità, aumentare l'età dei sottoscrittori ed introdurre la liquidazione anche in caso di infortunio mortale.

D. Quale ritiene essere la principale causa dei moltissimi infortuni domestici in Italia?
R. Le cadute sono in cima alla lista degli infortuni. La prevenzione e la diffusione della cultura della sicurezza in ambito domestico sarebbe certamente una soluzione che contribuirebbe alla diminuzione degli infortuni. Ci vorrebbe poi una sorta di Legge 626 per la casa, anche per attivare le manutenzioni spesso necessarie a prevenire molti infortuni (incidenti elettrici, scoppi, fughe di gas, crolli...).

D. Quali sarebbero secondo lei gli interventi da mettere in campo per diminuire gli infortuni?
R. Il Governo dovrebbe incentivare progetti di diffusione della cultura della sicurezza negli ambienti domestici anche attraverso i mass media. La nostra guida per "la vita sicura in casa" o l'utilizzo di corsi multimediali adeguatamente diffusi magari attraverso specifici interventi di finanziamento da parte delle Regioni sono certo soluzioni auspicate.
Vivere in casa non è vivere in un'oasi felice ma è vivere in un ambiente pericoloso in cui è necessario avere piena consapevolezza dei rischi che si corrono ogni giorno.
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