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La strage silenziosa delle infezioni ospedaliere

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Sicurezza delle persone

07/06/2005

Molti dei decessi per infezioni contratte in ospedale potrebbero essere evitati con il rispetto di semplici norme igieniche.

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Ogni anno in Italia tra le 400mila e le 700mila persone contraggono una infezione ospedaliera, con un numero di decessi compreso tra i 4mila ed i 7mila. Una strage silenziosa che può essere paragonata a quella degli incidenti stradali. Il costo sociale delle infezioni ospedaliere è stimabile intorno a 100 milioni di euro.
Infezioni urinarie e polmoniti sono le infezioni più frequenti, mentre tra i principali fattori di rischio vi è…lo scarso lavaggio delle mani da parte dei medici.

Lo afferma lo studio epidemiologico italiano sulle infezioni ospedaliere "INF NOS 2", realizzato con la consulenza scientifica dell'Ospedale Spallanzani di Roma e finanziato da GlaxoSmithKline.
A distanza di vent’anni da un precedente esteso studio sull’argomento, le nuove rilevazioni, che hanno coinvolto circa 300 reparti in 40 ospedali su tutto il territorio nazionale e un totale di circa 13.000 pazienti, non hanno mostrato un significativo miglioramento.

Dall'indagine è emerso che la prevalenza delle infezioni contratte durante il ricovero ospedaliero nel nostro paese è, in linea con la media dei paesi, pari al 6,7% (era del 6,8% nel 1983).
Un terzo delle infezioni ospedaliere e dei decessi da esse causate sarebbe, secondo gli autori dello studio, evitabile.

La prevalenza di queste infezioni è risultata molto variabile a seconda del reparto di rilevamento: si passa dal 5,5% dei reparti di medicina al 34,2% delle unità di terapia intensiva. E l'aumento di prevalenza è direttamente proporzionale alla durata del ricovero. “Questo dato - affermano gli autori - può avere una duplice chiave di lettura: se da una parte prolungare la degenza in un ambiente "a rischio" espone ad un maggior rischio di infezioni; d'altro canto un'infezione contratta in ospedale allunga i tempi di ricovero di una media di 5 giorni”

Le procedure che maggiormente espongono al rischio di contrarre una infezione durante il ricovero sono l'uso dei cateteri vescicali, l'impiego di cateteri vascolari soprattutto in area critica. In area chirurgica, l'uso di drenaggi aperti sembra comportare un maggior rischio di infezione rispetto a quelli chiusi (prevalenza del 4,9% contro l'1%).
Ma, come abbiamo accennato, uno dei fattori di rischio più importanti, ancora nel 2005 rimane ... lo scarso lavaggio delle mani! "I dati della letteratura internazionale - sostiene Giuseppe Ippolito direttore scientifico dell'Istituto malattie infettive "Lazzaro Spallanzani di Roma - indicano che c'è una scarsa attenzione al lavaggio delle mani e che oggi non c'è grande differenza da quello che succedeva quando Ignazio Filippo Semmelweiss si lamentava che fossero i medici a diffondere la febbre puerperale perché non si lavavano le mani. La gente continua a non lavarsi le mani e da alcune rilevazioni sembra che chi si lavi meno le mani in assoluto siano proprio i medici".
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