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Per visualizzare questo banner informativo è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'La sicurezza dell’acqua del rubinetto
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Nel nostro Paese l’acqua minerale, che in passato era riservata essenzialmente al solo consumo extra domestico, è diventata il prodotto sostitutivo dell’acqua potabile e viene acquistata dal 98% delle famiglie, nonostante il 96% delle nostre case sia servito dagli acquedotti. L’Italia detiene infatti il primato di maggiore consumatore a livello mondiale, con 180 l/anno pro-capite, nonché quello di maggiore produttore, con oltre 280 marche.
Senza considerare i contenitori in vetro - materiale più sano e riciclabile, ma pesante, costoso e scomodo - ogni anno vengono prodotti 1,7 milioni di tonnellate di bottiglie in PET che hanno un costo ambientale di produzione notevole e il loro riciclaggio non è economicamente sostenibile, sia per il basso costo di base del materiale, che per i volumi necessari allo stoccaggio, quindi deve essere smaltito in discarica o attraverso l’incenerimento.
Ci sono poi i costi ambientali dei migliaia di TIR che si muovono nel nostro paese e fuori dai confini, dato che oltre un quarto dell’acqua minerale è destinata ad un paese diverso da quello di produzione. Secondo il WWF sono 22 milioni le tonnellate d’acqua che ogni anno viaggiano nel mondo. Lungo la filiera dal produttore, al grossista, al commerciante, al consumatore, migliaia di chilometri, gasolio e benzina bruciati, ossido di carbonio liberato, ettolitri di oli esausti da smaltire.
Eppure quanti di noi saprebbero veramente dire quali sono le caratteristiche e le differenze tra le più di 280 marche presenti nel nostro mercato e le caratteristiche e le differenze tra queste e l’acqua di rubinetto? Le indagini di consumo rilevano che la scelta dell’acqua in bottiglia è essenzialmente motivata da fattori qualitativi: il gusto, 32.%, e la salute, 32.7%.
Per quanto riguarda il gusto, l’uso di moderni sistemi di depurazione è in grado di restituire un’acqua del tutto inodore, insapore, incolore e limpida. È vero che non tutti gli impianti sono adeguati, ma è anche vero che sembra persistere nei consumatori una sorta di resistenza culturale all’uso dell’acqua di rete.
Infatti il 22 marzo 2004, Giornata Internazionale dell'Acqua indetta dall'Onu, Legambiente ha invitato gli abitanti di Milano, Roma, Napoli, Palermo, Foggia a riconoscere al palato l’acqua di rubinetto. A Roma solo il 18,5% dei cittadini ha individuato l'acqua di rubinetto; a Napoli il 30% degli intervistati ha indicato l'acqua del rubinetto come quella dal sapore più gradevole; a Milano meno del 20% degli intervistati ha riconosciuto l'acqua minerale; a Palermo il 90% degli intervistati non ha trovato differenze tra i diversi tipi di acqua che ha bevuto e ben il 60% ha indicato l'acqua di rubinetto come quella dal sapore più gradevole; a Foggia la maggioranza ha dichiarato migliore il sapore dell'acqua del rubinetto. Il test intendeva sfatare la convinzione che l'acqua in bottiglia sia più buona di quella della rete: “Con questa prova d'assaggio – ha dichiarato Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente – abbiamo voluto dimostrare che in realtà il business dell'acqua minerale si regge su una quasi totale carenza di informazione e buona dose di pregiudizi, come quello che l'acqua in bottiglia è più salubre, che contiene meno sali, che si mantiene più pura rispetto a quella dell'acquedotto e che non è poi tanto cara".
Al di fuori delle acque con particolari caratteristiche, le acque oligominerali hanno caratteristiche molto simili a quelle dell’acqua di rete che, in più, viene controllata pressoché giornalmente. Per contro, i contenitori usati, i processi di imbottigliamento, di trasporto e di stoccaggio delle bottiglie presentano diversi punti di criticità che possono influire in modo determinante sulla qualità del prodotto al consumo. La migliore qualità dell’acqua in bottiglia è del tutto da riconsiderare, insieme ad altri importanti fattori di ordine economico, ambientale ed etico. Il prezzo reale della bottiglietta d’acqua andrebbe calcolato tenendo conto delle “esternalità” connesse con tutto il ciclo di produzione, consumo e fine vita sia del prodotto che del contenitore.
Il progetto “ACQUA IN BROCCA” Promosso dal CEAA, Centro di Educazione Ambientale e Alimentare del Comune di Arezzo, in collaborazione con Nuove Acque, gestore della rete idrica, ARPAT, ASL 8, AATO 4 e curato da Legambiente e Fabbrica del Sole, intende promuovere l’uso di acqua di rubinetto attraverso una campagna di comunicazione sulla qualità dell’acqua di rete.
Tra gli obiettivi del progetto la diffusione dell’informazione presso le famiglie delle scuole coinvolte e favorire il consumo di acqua del rubinetto e la riduzione di imballaggi e l’eliminazione delle acque in bottiglia dalle mense scolastiche.
"Il nostro laboratorio controlla l’acqua dell’acquedotto cittadino costantemente e i controlli sono molto rigorosi – sottolinea Patrizia Bolletti, responsabile del Laboratorio del Dipartimento Arpat di Arezzo – inoltre, da qualche anno, la nostra acqua è di buona qualità già all’origine. Proviene dal fiume Tevere attraverso l’invaso di Montedoglio ed è controllata scrupolosamente in tutte le fasi di distribuzione. La potabilizzazione attraverso il processo di ozonizzazione evita la formazione di sostanze tossiche e il ricorso a dosi massicce di cloro che possono dare un cattivo odore all’acqua. L’uso del cloro è limitato alle quantità obbligatorie per legge al fine di assicurare le condizioni di sterilità lungo tutta la rete ed è molto raro che determini odori sgradevoli che, in ogni caso, si volatilizzano arieggiando l’acqua. Per di più, la nostra acqua non solo può essere classificata come oligominerale per la presenza dei minerali disciolti, ma rientra anche nei parametri delle acque destinate all’infanzia per i bassi valori di nitrati."
La guida per il consumatore (formato PDF, 226 kB).
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