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La prevenzione deve starci…a cuore

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Sicurezza delle persone

13/03/2007

I tre controlli salvacuore disertati dagli uomini italiani. Tra 10 anni insostenibili per il SSN i costi degli infarti.

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Gli uomini italiani sono poco inclini a sottoporsi ai tre controlli salvacuore (pressione, colesterolo, glicemia); una cattiva abitudine che, con gli stili di vita non corretti, rischia di fare raddoppiare nei prossimi 10 anni i casi di infarto.

I dati allarmanti sono stati diffusi nel corso della
V Conferenza Nazionale della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (Siprec), svoltasi nei giorni scorsi, che ha individuato strategie per la prevenzione delle patologie cardiovascolari.
Le malattie cardiovascolari rappresentano una delle principali cause di morte nel nostro Paese: sono infatti la causa del 44% di tutti i decessi registrati annualmente in Italia; gli infarti sono causa di morte nel 28% dei decessi.

Gli italiani, in particolare gli uomini, trascurano la prevenzione. Le rilevazioni indicano che le donne effettuano più controlli degli uomini in tutte le fasce d’età: il 70% delle donne controllano la pressione almeno una volta all’anno, contro il 60% degli uomini. Più di una donna su due controlla la glicemia ed il colesterolo almeno una volta l’anno. Mentre sono solo quattro su dieci in media gli uomini che lo fanno.

Sconfortante il fatto che d
ue uomini su dieci non abbiano mai fatto nessun controllo salvavita e che il 20% non abbia mai controllato la pressione .
Quasi il 40% degli uomini nella fascia d’età compresa tra i 25 ed i 34 anni non hanno mai controllato né la glicemia, né il colesterolo, né la pressione.

Senza un cambio di rotta e azioni preventive adeguate, le malattie cardiovascolari sono destinate a raddoppiare nel prossimo decennio.

“Nonostante alcuni dati, soprattutto quelli relativi alle donne, siano incoraggianti, non basta sottoporsi ai controlli saltuari, è la costanza che premia. Dobbiamo e possiamo fare di più. ”– ha affermato il Professor Massimo Volpe, presidente della Siprec. – “La prevenzione cardiovascolare è e deve essere sempre più la priorità.”

Una priorità anche dal punto di vista economico. Secondo lo studio Siprec s
ulla sostenibilità futura delle spese legate alla crescita esponenziale delle malattie cardiovascolari, di questo passo il nostro Sistema Sanitario Nazionale  non riuscirà a reggere l’impatto della crescita delle patologie cardiovascolari.

“Se continua questo trend negativo dell’infarto in Italia – afferma il prof. Massimo Volpe - fra 10 anni il cuore manderà in tilt il SSN. Non ci saranno più soldi e risorse per curare i malati, soprattutto anziani e quelli a rischio. E’ tempo di una nuova strategia di prevenzione cardiovascolare che convinca gli italiani sempre più pigri a camminare, sempre più grassi ad essere accorti a tavola ed a spegnere definitivamente le sigarette.”

Secondo gli ultimi dati disponibili sono oltre 120 mila gli italiani, uomini e donne, colpiti da infarto acuto del miocardio. Se, come ipotizzano gli esperti, entro il 2017 dovessero salire a quota 240 mila, la spesa diverrebbe insostenibile.
In media oggi un caso di infarto costa al SSN circa 3 mila Euro (con alcune variazioni in caso di decesso o di sopravvivenza all’evento ischemico). “Ciò significa  - affermano gli esperti
della Siprec - che secondo una previsione ottimistica oggi il SSN spende circa 3 miliardi e 514 milioni di Euro per sostenere l’impatto dell’infarto. Se nulla cambierà il raddoppio degli infarti e della spesa porterà sicuramente al “Tilt del SSN” entro il 2017 ed aggraverà ancora prima il bilancio delle regioni che sono più a rischio.
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