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Italia "sommersa" da 32 milioni tonnellate di cemento-amianto
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Benché dal 1992 l’uso dell’amianto in edilizia sia proibito, si trovano ancora nelle costruzioni italiane 2,5 miliardi di coperture in cemento-amianto, pari a circa 32 milioni di tonnellate, in gran parte friabile.
La stima è stata fornita dal CNR che, in collaborazione con l’ispesl, ha organizzato per oggi una giornata di studio dedicata al “Problema amianto: le coperture in cemento amianto”.
Un problema vasto e complesso, dal momento che fino alla fine degli anni ‘80, nel nostro Paese l'amianto è stato impiegato massicciamente nell'industria e nelle costruzioni, sia isolato sia misto a cemento. Si stima che solo negli anni dal 1984 al 1988 ne siano stati utilizzati 3 milioni di tonnellate, di cui 2,5 destinati a coperture.
Nonostante la normativa che ne ha proibito l'uso e la produzione, il rischio di esposizione continua, sia in ambienti industriali sia in edifici pubblici.
“Tra tutti i rifiuti esistenti – precisa il CNR - , quelli di amianto sono secondi soltanto ai rifiuti solidi urbani, per volume, e primi, in quantità, tra i rifiuti tossico-nocivi. L'85% di questo materiale tossico è costituito da cemento-amianto, il 10%da materiale friabile e il 5% da altri materiali.”
In occasione della giornata di studio, saranno presentati anche i risultati di un monitoraggio sulle coperture in cemento-amianto nel quartiere della Magliana a Roma, realizzato in collaborazione tra il Lara (Laboratorio Aereo Ricerche Ambientali) dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr e il Laboratorio Polveri e Fibre del Dipartimento Igiene e Lavoro dell'Ispesl.
“L'area presa in esame, caratterizzata da una massiccia presenza di queste coperture", spiega Lorenza Fiumi, ricercatore dell'Iia-Lara-Cnr, "è stata monitorata attraverso il telerilevamento aereo e con indagini ambientali e campionamenti di fibre d'amianto aerodisperse”.
I risultati dei campionamenti effettuati per misurare la concentrazione di fibre aerodisperse “hanno evidenziato valori inferiori ai limiti previsti dalla normativa: 0,3f/l contro lo 0,6 di limite fiduciario”, precisa Lorenza Fiumi. Per quanto riguarda i fabbricati presi in esame, per il 90,5 monopiano, si tratta di costruzioni realizzate dagli anni ’50 in poi (per la metà negli anni ’60) e per il 61,9% di tipo produttivo, per il 28,5 utilizzati come deposito, per il 4,8 destinati ad abitazione e per il 4,8 inutilizzati. Le superfici in cemento amianto variano dai 100 ai 5.000 mq con una media di 1.500 mq, per un totale di 30.800 mq e circa 370.000 kg.
Dal punto di vista sanitario, nell’area della Magliana, nel periodo 1987-98, risultano 6 decessi per tumore maligno della pleura, di persone comprese tra i 56 e gli 81 anni.
“Il comune di Roma – ha affermato Pietro Comba - ha una mortalità per tumore maligno della pleura superiore ai restanti comuni del Lazio. Nel 1988-97 il tasso tra i residenti nella Capitale è stato di 0,95 per 100.000 negli uomini e 0,59 nelle donne; nella regione, rispettivamente di 0,79 e 0,39”. In questo quadro, “il dato della Magliana, ancorché basato su un numero limitato di casi, mostra una sostanziale coincidenza tra gli eventi osservati e attesi nella popolazione maschile e un lieve incremento nella popolazione femminile”. Secondo l’Iss quindi, “non è possibile formulare ulteriori ipotesi interpretative ma appare sicuramente da raccomandare uno studio finalizzato alla mappatura della mortalità per tumore maligno della pleura, in funzione di indicatori della possibile presenza di amianto negli edifici”.
Benché dal 1992 l’uso dell’amianto in edilizia sia proibito, si trovano ancora nelle costruzioni italiane 2,5 miliardi di coperture in cemento-amianto, pari a circa 32 milioni di tonnellate, in gran parte friabile.
La stima è stata fornita dal CNR che, in collaborazione con l’ispesl, ha organizzato per oggi una giornata di studio dedicata al “Problema amianto: le coperture in cemento amianto”.
Un problema vasto e complesso, dal momento che fino alla fine degli anni ‘80, nel nostro Paese l'amianto è stato impiegato massicciamente nell'industria e nelle costruzioni, sia isolato sia misto a cemento. Si stima che solo negli anni dal 1984 al 1988 ne siano stati utilizzati 3 milioni di tonnellate, di cui 2,5 destinati a coperture.
Nonostante la normativa che ne ha proibito l'uso e la produzione, il rischio di esposizione continua, sia in ambienti industriali sia in edifici pubblici.
“Tra tutti i rifiuti esistenti – precisa il CNR - , quelli di amianto sono secondi soltanto ai rifiuti solidi urbani, per volume, e primi, in quantità, tra i rifiuti tossico-nocivi. L'85% di questo materiale tossico è costituito da cemento-amianto, il 10%da materiale friabile e il 5% da altri materiali.”
In occasione della giornata di studio, saranno presentati anche i risultati di un monitoraggio sulle coperture in cemento-amianto nel quartiere della Magliana a Roma, realizzato in collaborazione tra il Lara (Laboratorio Aereo Ricerche Ambientali) dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr e il Laboratorio Polveri e Fibre del Dipartimento Igiene e Lavoro dell'Ispesl.
“L'area presa in esame, caratterizzata da una massiccia presenza di queste coperture", spiega Lorenza Fiumi, ricercatore dell'Iia-Lara-Cnr, "è stata monitorata attraverso il telerilevamento aereo e con indagini ambientali e campionamenti di fibre d'amianto aerodisperse”.
I risultati dei campionamenti effettuati per misurare la concentrazione di fibre aerodisperse “hanno evidenziato valori inferiori ai limiti previsti dalla normativa: 0,3f/l contro lo 0,6 di limite fiduciario”, precisa Lorenza Fiumi. Per quanto riguarda i fabbricati presi in esame, per il 90,5 monopiano, si tratta di costruzioni realizzate dagli anni ’50 in poi (per la metà negli anni ’60) e per il 61,9% di tipo produttivo, per il 28,5 utilizzati come deposito, per il 4,8 destinati ad abitazione e per il 4,8 inutilizzati. Le superfici in cemento amianto variano dai 100 ai 5.000 mq con una media di 1.500 mq, per un totale di 30.800 mq e circa 370.000 kg.
Dal punto di vista sanitario, nell’area della Magliana, nel periodo 1987-98, risultano 6 decessi per tumore maligno della pleura, di persone comprese tra i 56 e gli 81 anni.
“Il comune di Roma – ha affermato Pietro Comba - ha una mortalità per tumore maligno della pleura superiore ai restanti comuni del Lazio. Nel 1988-97 il tasso tra i residenti nella Capitale è stato di 0,95 per 100.000 negli uomini e 0,59 nelle donne; nella regione, rispettivamente di 0,79 e 0,39”. In questo quadro, “il dato della Magliana, ancorché basato su un numero limitato di casi, mostra una sostanziale coincidenza tra gli eventi osservati e attesi nella popolazione maschile e un lieve incremento nella popolazione femminile”. Secondo l’Iss quindi, “non è possibile formulare ulteriori ipotesi interpretative ma appare sicuramente da raccomandare uno studio finalizzato alla mappatura della mortalità per tumore maligno della pleura, in funzione di indicatori della possibile presenza di amianto negli edifici”.
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