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Pesticidi nel piatto: ancora pochi i controlli

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Sicurezza alimentare, HACCP

25/05/2006

Presentata l’indagine annuale sui residui di pesticidi sui prodotti ortofrutticoli. Frutta più contaminata della verdura.

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Più sicurezza sulle tavole italiane - sono infatti diminuiti i campioni di prodotti ortofrutticoli irregolari per la presenza di pesticidi -  ma molto rimane ancora da fare.
Le analisi effettuate dai laboratori pubblici nelle diverse regioni sono ancora numericamente insufficienti e non sono effettuate con criteri omogenei.
E’ quanto emerge dal Rapporto “Pesticidi nel piatto 2006”, l’indagine annuale di Legambiente che raccoglie ed elabora i risultati delle analisi realizzate dai laboratori pubblici sui residui di pesticidi sui prodotti ortofrutticoli.

I campioni analizzati nel corso del 2005 sono 9.258, 697 in più rispetto all’anno precedente.
Aumentano i campioni regolari senza residui (+ 4,7% rispetto all’indagine 2005); i campioni fuori legge (irregolari) sono l’1% di quelli analizzati (-0,4% rispetto al 2004).
La percentuale dei  campioni risultati contaminati da uno o più residui è passata dal 32,3% al 28%.
Contaminazioni maggiori sono rilevate nella frutta (46% dei campioni) che nella verdura (15,5%), mentre aumentano i rilevamenti di sostanze chimiche nei derivati (13,7% nel 2004, 14,7% quest’anno).

Nel corso della presentazione del Rapporto è stato citato uno studio sul contenuto di pesticidi in un pranzo-tipo - effettuato dal gruppo di lavoro AAAF (ARPA-APAT-APPA Fitofarmaci) insieme ad altri 16 laboratori in tutta Italia - dal quale emerge che "39 pranzi sui 50 analizzati contengono da un minimo di 2,4 a un massimo di 10 residui. Si è calcolata poi la quantità dell'ingestione giornaliera di fitofarmaci da parte dell'uomo, del ragazzo e del bambino: nei casi peggiori un bambino assume fino al doppio della dose giornaliera accettabile (ADI) stabilita dall'Unione Europea".

Marcate differenze sono evidenziate regionalmente. Legambiente sottolinea tuttavia che le analisi meno positive (con un maggior numero di campioni irregolari o con residui), “non stanno ad indicare le regioni “peggiori” ma solo quelle che conducono le analisi con maggior precisione e completezza, anche perché i campioni analizzati sono stati prelevati tra quelli in commercio e possono provenire da ogni luogo d’Italia e dall’estero.”
Da segnalare l’esiguità dei controlli della Puglia, della Basilicata e dell’Abruzzo; altre due regioni, Calabria che il Molise, hanno dichiarato di non aver svolto analisi.

Tra i casi eclatanti spiccano alcuni dati forniti dall’Arpa della Campania tra cui un’arancia con ben dieci principi attivi contemporaneamente, due mele rispettivamente con otto e sette residui e due campioni di pere con sei e sette residui. Tra le verdure spicca il caso di un peperone con sette residui e di una zucchina con tre principi attivi tra cui un componente del DDT, sostanza vietata da molti anni.
La Lombardia segnala un campione di frumento con più principi attivi tra cui elementi del DDT. Tra gli irregolari un esemplare di clementina con tre principi attivi e con concentrazione di Imazil superiore al limite.
In Toscana significativo il caso di un campione di olio di semi irregolare per un’alta concentrazione di Carbonfuran (5 ppm) rispetto al limite massimo che è di 0,5 ppm.
La Valle d’Aosta individua la presenza di due principi attivi non ammessi nei prodotti fitosanitari, secondo quanto previsto dal DM del 27/08/2004 e dal Reg.CE n. 396 del 23/02/ 2005.



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