Cervello e genere
Esiste una differenza tra il cervello dell'uomo e quello della donna? Quali ripercussioni avrebbe sulla sicurezza sul lavoro?
Di tanto in tanto capita di leggere qualche articolo, in special modo legato al marketing, che sostiene la tesi di una differenza tra il cervello dell'uomo e quello della donna. Si tratta di un tema molto importante perché l’esistenza di una differenza di genere avrebbe delle significative ripercussioni sulla sicurezza sul lavoro, perché potremmo pensare a reazioni diversificate tra i due sessi in caso di situazioni critiche.
Un esame della bibliografia mostra di fatto l’assenza di studi organici in merito. Ad esempio Baron-Cohen (2003) nei suoi lavori distingue un cervello sistematico maschile (cervello S) da un cervello empatico femminile (E) e Tan e colleghi (2016) esaminando circa 6 mila risonanze magnetiche mettono in discussione il dimorfismo sessuale associato all’ippocampo (che alcune tesi avrebbero voluto più grande nelle donne, a sostegno biologico dello stereotipo delle donne come più emotive e con una memoria verbale maggiore degli uomini).
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Tra gli studi in materia sono certamente interessanti quelli di Lentini e altri (2013) sulle differenze anatomiche o quelli di Soutschek e altri (2017) che mettono in luce come la maggiore generosità femminile sarebbe dovuta a una differente sensibilità alla dopamina, il neurotrasmettitore che ci fa sentire più motivati e felici quando svolgiamo atti altruistici non appaiono decisivi per una differenziazione strutturale. Ingalhalikar e altri (2014) sottolineano come esisterebbero delle differenze legate a una diversa architettura delle connessioni tra le aree del cervello: in quello degli uomini prevarrebbero le connessioni tra neuroni all’interno dello stesso emisfero, che faciliterebbero il coordinamento tra percezione e azione; mentre nelle donne quelle tra i due emisferi, che favorirebbero invece l’integrazione tra ragionamento analitico e processi intuitivi. I dati evidenziano anche come il cervello maschile e quello femminile presentino lievi differenze strutturali, ma soprattutto rispondano diversamente all’azione di alcune molecole, principalmente agli ormoni sessuali. Si tratta di molecole potenti che agiscono sul sistema nervoso e che certamente influiscono sul comportamento emotivo e affettivo, e in parte lo regolano.
L’aspetto critico di tutti questi studi sembra quello di non prendere in debita considerazione il fatto che lo sviluppo, e quindi le eventuali differenze neuronali, dipendono sia da aspetti genetici sia dall'ambiente, inoltre, anche se esistessero delle sottili differenze tra cervello maschile e femminile, il singolo cervello non ricade in una delle due classi, una tipicamente maschile e l’altra tipicamente femminile. Ogni cervello è un set unico di caratteristiche, alcune delle quali possono essere più comuni nelle femmine rispetto ai maschi, altre possono essere più comuni nei maschi rispetto alle femmine, e altri ancora possono essere comuni sia nei maschi sia nelle femmine (Joel e altri, 2015).
La domanda che ci poniamo è: perché in assenza di studi concordi si continua a voler evidenziare la differenza tra il cervello maschile e quello femminile?
Forse perché esiste una caratteristica della nostra mente (indipendentemente che sia di un uomo o di una donna): quella di voler classificare e spiegare tutto dentro categorie certe: la semplificazione rende tutto più facile, rispetto ad affrontare la complessità della variabilità dei comportamenti. Seguendo questa strada si fatica meno, mal al contempo, si perde la ricchezza insita proprio nella variabilità delle reazioni che ogni singola persona manifesta.
Antonio Zuliani
Fonte: PDE, n. 55
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